19 dicembre 2010

"Il tempo mi darà ragione", il testamento di Orsola Fallara

Orsola Fallara Da story

Orsola Fallara, di professione dirigente al Comune di Reggio Calabria, se n’è andata. L’acido muriatico che ha ingerito, le è stato fatale. Di anni 44, lascia una figlia di venti e una madre di ottanta. “Non voglio che mia figlia paghi per me”, ha detto.
Abituata a districarsi tra bilanci, euro e numeri, non conosceva la gogna mediatica. Non faceva politica. Laureata a pieni voti all’Università di Messina, compagna di studi di Giuseppe Scopelliti alla facoltà di Economia e Commercio, non sapeva della gogna. Certo, 750 mila euro sono un bel gruzzoletto. Questa l’accusa mossale dal dirigente del Pd, Demetrio Naccari, di essersi intascata indebitamente. Essere additata come una ladrona non lo aveva mai messo in conto. Nel suo, di conto. Mentre quelli per i quali veniva chiamata per farli ragionare, li sapeva fare, eccome. Aveva confezionato una serie infinita di master, titoli e riconoscimenti. Eppure un neo macchiava la sua credibilità. Fedele fino alla fine al suo amico d’infanzia, non l’ha mai tirato in ballo in questa vicenda. “L’unico politico con la “P” maiuscola che io conosca”, ha chiosato nella conferenza stampa il 16 dicembre scorso indetta in tutta fretta in un bar del centro storico di Reggio. Ultima da dirigente. Ultima da cittadina. E ultima da donna. La sera stessa l’avrebbe fatta finita.
I pareri che il sindaco facente funzioni, Peppe Raffa, aveva annunciato della commissione interna che aveva sollecitato, secondo la Fallara, sono “un nulla”. Quello di Vincenzo Irelli, già deputato del Pd, non sarebbe mai arrivato. Quello di uno studio associato avrebbe dei vizi di forma e in più sarebbe carente del regolare mandato di pagamento del primo cittadino. E, infine, la dirigente, interprete del terzo parere, sarebbe uno dei legali del Naccari, mentre il compagno sarebbe un impiegato dell’ente. Eticamente scorretto. Orsola ha sbandierato queste sue verità. Lei non era abituata alla politica. Sapeva solo di numeri e di “camminare a testa alta”. Avrebbe potuto farcela. Uno a uno, si sarebbe detto usando un risultato comune nel linguaggio sportivo. Invece è stata la prima a capire che queste equazioni valgono solo per i rendiconti degli organi amministrativi, non per la gogna. Con la gogna l’1 a 0 è già cappotto. Tornata a casa, le hanno danneggiato l’auto e rubato il cellulare. La gogna stava diventando opprimente. Troppo. Ha colto in un lampo che anche la città le era contro. Quando hai tutti contro: o continui in solitudine la tua battaglia o ti affidi “alla giustizia divina”, ha dichiarato. Ha scelto la seconda nel più tragico dei modi. Lei non era abituata a essere messa in croce. Non era vaccinata a fare politica. Ma solo ad aiutare i politici a far quadrare i bilanci. I numeri erano la sua passione. Non i giochi della politica.
Sarà vero l’“inciucio” tra Raffa e il Pd reggino? “Il tempo mi darà ragione”, il suo testamento. La figlia, la testa, non l’ha mai abbassata.

2 commenti:

domenico ha detto...

intanto il tempo se ne va.....

Anonimo ha detto...

e dietro di lei nessuno? tutti santi?