La diga dell'Alaco Da story
Panta rei. Tutto passa, diceva Eraclito. “Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”, filosofeggiava il pensatore greco nel VI secolo avanti Cristo. Se fosse vissuto al giorno d’oggi avrebbe di certo avuto modo di arricchire ulteriormente la sua filosofia del divenire. Magari avrebbe aggiunto i colori cangianti e l’odore nauseabondo. Che, a quei tempi, l’acqua non aveva. Magari, e avrebbe completamente annientato il pensiero monotematico dell’essere di Parmenide. Magari, se avesse mirato e sentito il fiume Alaco degli ultimi anni in provincia di Vibo Valentia, sita nella Magna Graecia. O forse avrebbe rivisto i suoi presupposti filosofici dissertando con l’ingegnere Sergio De Marco della So.Ri.Cal sul fatto che l’acqua, almeno questa, non può cambiare. Che ci sono eccezioni. E, forse, lo avrebbe pure accusato di relativismo. Sic! La So.Ri.Cal, società di risorse idriche calabresi, è in panne. Non ce la fa più. Il castello di sabbia si sta sgretolando. Un’inchiesta aperta dalla Magistratura sta mettendo a soqquadro gli uffici della società mista, 53 per cento della Regione Calabria e 46,5 di Veolià. Il nodo al pettine si chiama Alaco, la diga sull’Alaco che fornisce del bene primario per l’uomo gran parte dei Comuni del vibonese. L’acqua diventa gialla e marrone, e puzza. Non si era mai vista un’acqua così. Ordinanze di non uso idropotabile dei sindaci. Approvvigionamento da parte della Protezione civile. Dal mese di agosto scorso è un divenire continuo. Neanche Eraclito avrebbe auspicato tanto. Il giocattolo della Sorical sembra sempre di più un feticcio. Il disincanto della ragione lo sta smascherando in tutta la sua mistificazione. Auguri, sostituto procuratore, Michele Sirgiovanni. A Luigi de Magistris non fu permesso di continuare ad indagare. Tutto ebbe inizio da alcune sostanze chimiche immesse nell’impianto di potabilizzazione dai francesi al subentro della So.Ri.Cal che mandò a casa dipendenti e società che lavoravano con la Regione Calabria. Tutto ebbe inizio da lì. E lì finì. De Magistris non poté continuare. E non si fece mai più luce. I francesi si resero conto che potevano aumentare la portata dell’acqua da corrispondere ai Comuni. E lo fecero. Policloro di alluminio - che serve per agglomerare le particelle in sospensione - soda - che serve per correggere il Ph - e cloro - per purificare. Forse sbagliarono le quantità da immettere nel torrino di decantazione. O forse sbagliarono le proporzioni. Forse. La conseguenza sarebbe stata l’inquinamento del fiume. Il Comune di San Sostene andò su tutte le furie. L’acqua aveva cambiato colore. Noe, Nas, Arpacal, Asl, nessuno riuscì mai a provare che forse erano stati i fanghi smaltiti dall’impianto a renderlo così. Tutto passa, lo diceva il saggio greco. Sembrava una versione venuta male del fiume di Chicago il giorno di San Patrizio, quando i discendenti degli irlandesi per festeggiare il santo lo colorano di verde. Oggi, ancora, il pettine e il nodo. Di nuovo. Il giocattolo trema. I cittadini stanno ragionando. Vogliono fare una class action contro la Sorical. Con la speranza che Sirgiovanni possa fare una buona volta luce su questo divenire poco filosofico e molto materialista. La materia è materia prima. Primissima. Si chiama grana.
Di seguito l’intervista esclusiva concessa da Maurizio Remo Reale, dipendente della Delta Sistemi che faceva manutenzione all’impianto prima dell’arrivo dei galli in Calabria.
Lei, in qualità di dipendente della Delta Sistemi, ha lavorato presso la diga di Alaco, che cosa faceva esattamente? Ho lavorato diversi anni presso l’impianto di potabilizzazione Alaco. La Delta Sistemi si è occupata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto per le varie aziende che hanno vinto le gare per la conduzione dello stesso. Il mio compito era garantire il corretto funzionamento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche ivi compresi gli impianti dedicati al controllo in tempo reale della qualità dell’acqua prodotta. Come avveniva il monitoraggio dell’acqua per servire i 15 Comuni dell’approvvigionamento idrico? L’impianto “Alaco” è suddiviso in: impianto di Potabilizzazione e Diga. Inizialmente l’acqua da trattare era acquisita esclusivamente da sorgenti naturali. Con il passare degli anni si sono aggiunti alcuni pozzi ed ultimamente anche l’acqua raccolta dalla diga. Il processo di monitoraggio e potabilizzazione avveniva tramite una serie di strumenti di misura, capaci di analizzare le sostanze presenti e la qualità dell’acqua, collegati ad un sistema automatizzato, in grado di decidere autonomamente cosa e quanto dosare in base alle analisi ottenute. L’impianto era dotato di due decantatori. I decantatori sono delle grandi vasche che all’interno hanno una pala motorizzata che ha il compito di agitare costantemente l’acqua presente al suo interno al fine di facilitare il processo di decantazione delle sostanze che si trovano in sospensione. Prima di raggiungere i decantatori, l’acqua veniva miscelata alle sostanze chimiche necessarie per il trattamento e tale miscelazione avveniva all’interno di un vasca che prende il nome di “torrino”. Con quali sostanze avveniva la decantazione dell’acqua dalla sorgente? Per accelerare il processo di decantazione si utilizza come agente coagulante il policloruro di alluminio. Per abbattere eventuali microorganismi si usa il cloro mentre, per la correzione del Ph, la sostanza necessaria è la soda. Da quando si è iniziato ad utilizzare l’acqua della diga per produrre acqua potabile? Nel corso dell’anno 2006 (se non ricordo male verso l’estate), sono stato contattato dei responsabili della Sorical per avere delucidazioni in merito alla possibilità di sdoppiare l’impianto di potabilizzazione in quanto, essendo già presente molta acqua nella diga ed essendo in periodo di ristrettezze di risorse, era loro intenzione provare ad utilizzare l’acqua della diga per aumentare la produzione da inviare ai comuni. L’acqua presente nell’invaso presentava una grossa problematica a causa del disfacimento chimico delle piante presenti sul suolo prima dell’invaso. Da quanto ho potuto apprendere, il disboscamento eseguito prima dell’invaso non era stato portato a termine o l’invaso era stato eseguito diverso tempo dopo aver pulito, con la conseguente rigenerazione delle piante. L’acqua appariva di colore giallastro e male odorante con una presunta formazione di ammoniaca al suo interno. Tecnicamente, lo sdoppiamento richiesto era realizzabile. Era possibile suddividere l’impianto in due tronconi. Uno che, utilizzando un solo decantatore, trattasse la poca acqua fornita dalle sorgenti e l’altra a servizio dei chimici della So.Ri.Cal per il tentativo di potabilizzazione. All’uopo fu utilizzato un PLC già presente in impianto e fu collegato alla parte da utilizzare per gli esperimenti. Un chimico della SoRiCal disse che secondo alcuni calcoli da lui stesso effettuati, sarebbe stato possibile “pulire” l’acqua della diga facendo precipitare il PH per poi farlo rialzare. Tale procedura avrebbe – secondo lui – facilitato il processo di agglomeramento e decantazione. Per far precipitare il PH dissero che il sistema avrebbe dovuto dosare dell’Acido cloridrico mentre per rialzarlo si sarebbe dovuta utilizzare della Soda. Il processo di agglomeramento, se ricordo bene (non sono un chimico) era comunque affidato al policloruro. I fanghi, residui degli esperimenti sulle acque, che fine facevano? I fanghi residui prodotti dagli esperimenti? Sì. Se ricordo bene in quel periodo l’impianto Alaco era dotato di un solo compattatore di fanghi, sottodimensionato e mal funzionante. In ogni caso nei momenti in cui mi trovavo in impianto per manutenzioni non ho mai visto in funzione tale compattatore. E quindi che fine facevano secondo lei? Non saprei… Vi sono solo i fanghi del compattatore? No. Vi sono anche quelli all’interno del sistema di filtraggio. Tale ulteriore parte dell’impianto è di vitale importanza per il processo di potabilizzazione in quanto le particelle agglomerate, con un peso specifico non sufficiente per permettere il loro deposito sul fondo del decantatore, vengono trattenute all’interno del filtro e successivamente raccolte durante la fase di lavaggio dello stesso. Io mi occupavo esclusivamente della parte elettrica ed elettronica del suddetto sdoppiamento dell’impianto, ma ricordo benissimo che praticamente non fu possibile separare la stazione di filtraggio, lasciandola dedicata esclusivamente all’acqua che veniva immessa in condotta. La parte dell’impianto adibita agli esperimenti credo che fosse stata collegata direttamente alla tubazione di scarico e si tenga presente anche che gli esperimenti non venivano effettuati su acqua ferma ma in condizioni similari ad un normale funzionamento. Non ricordo esattamente quanti litri al secondo venivano immessi nel decantatore di prova ma si consideri che la stessa quantità, ovviamente, si aveva in uscita e che il trattamento veniva effettuato in modalità continuativa nell’arco delle 24 ore. Il decantatore, per funzionare correttamente, ha bisogno di un periodo iniziale di stabilizzazione e l’apporto di acqua in ingresso può variare entro certi limiti, superati i quali si ha bisogno di un nuovo periodo di stabilizzazione. Come è stato il rapporto con la Sorical, società di risorse idriche calabresi, che è subentrata alla Regione Calabria nella manutenzione degli impianti? Come ho già detto in una precedente intervista, fino a quando sono rimasto tra le aziende “ben viste”, le manutenzioni venivano effettuate puntando al risparmio economico ed alla massima produttività. Per interventi considerevoli si doveva sempre aspettare il revamping degli impianti (fase di rigenerazione ed ampliamento con fondi ottenuti dalla Regione Calabria ancora prima del subentro della sorical ma consegnati alla SpA) e vi era una schiera di tecnici appena nominati o provenienti dalla Regione che cercava in tutti i modi di mettersi in mostra, mirando a ruoli altolocati all’interno della nuova società. La “produttività” della Sorical, nell’impianto in questione, è superiore a quando vi lavorava la Delta sistemi, incaricata dalla Regione? Certo che sì. All’inizio, come ho detto pocanzi, in impianto erano presenti due sorgenti: l’acqua prelevata dal fiume ed un’altra piccola sorgente. Successivamente sono stati aggiunti ulteriori due pozzi artesiani ed infine la Diga, rimasta in costruzione per decenni e terminata giusto in tempo per essere consegnata nelle mani della società. |
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