1 febbraio 2011

La Nostalgia della cintura dei kamikaze

La sede della presunta cellula di fondamentalismo islamico di Sellia Marina Da story

Coperta quasi interamente di amianto, si distende parallelamente ai binari della ferrovia. Che costeggia la statale 106 nel Comune di Sellia Marina. Venti chilometri da Catanzaro e sessanta da Crotone. A metà strada fra gli aeroporti delle due province calabresi. Al centro del Mediterraneo. È una moschea fai da te. Una “cellula di estremismo islamico”. Una palestra di “terrorismo virtuale”. E’ stata sgominata ieri mattina. Al termine di un’inchiesta, coordinata dalla Procura di Catanzaro e condotta dalla questura del capoluogo calabrese e dalla Polizia postale di Roma, che durava da quattro anni. Gli arrestati sono M'Hamed Garouan, l’imam, di 57 anni; il figlio, Brahim Garouan, di 25, e Younes Dahhaky, di 28. I primi due anche residenti a Sellia Marina, il terzo a Lamezia Terme. “Hanein”, il nome in codice. Che vuole dire “Nostalgia”, dal link di uno dei siti arabi inneggianti alla “Jihad”, alla guerra santa.
Younes, in un’intercettazione, dice che il suo sogno è andare a vivere a Medina, “la città del profeta”, di Maometto, e più avanti confida all’interlocutore che la sua speranza è quella di morire da martire. Il termine che utilizza per tale scopo, “hizam”, non lascia dubbi sul significato intrinseco del martirio che auspica. Pur essendo marocchino, tralascia l’espressione “samta”, la cintura dei pantaloni, generalmente utilizzata dai suoi connazionali, per indicare quella più specifica dei kamikaze.
Sono accusati di addestramento e di attività di terrorismo internazionale. La mente sarebbe l’imam. Il capo spirituale della locale comunità marocchina e musulmana. Una persona, secondo gli inquirenti, con il carisma della predicazione per la guerra santa. Sermoni violenti, poi diffusi tramite la rete internet dal figlio insieme a scene di attentati e di esecuzioni capitali compiuti in Medio Oriente.
A margine dell’operazione fanno riflettere le dichiarazioni rilasciate dal sindacalista marocchino di Lamezia Terme, Afia Abdel Ilahi. “Conosco l'imam della moschea di Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, e non ha mai dato segnali di essere un estremista islamico", ha detto. Ma ha anche precisato che “guidava solo la preghiera e non svolgeva altre attività, non essendo mai stato un imam ufficiale in Marocco”, e che “svolgeva questa attività abusivamente approfittando del fatto che le realtà islamiche nel nostro paese non sono regolate e che chiunque può aprire una moschea e diventarne il leader senza bisogno di avere alcun riconoscimento ufficiale né titolo di studio”. Fanno riflettere perché una comunità religiosa di 700 persone, quale quella di Sellia Marina, ha il diritto dovere di conoscere le qualità umane e spirituali del suo sacerdote. Se sono autorizzate dall’Islam ufficiale o meno. In ogni caso l’imam a Sellia Marina c’è sempre stato, anche senza moschea. Prima di Garouan c’era Mohammed Kabba, che dichiarò nel febbraio 2006: “Noi vogliamo la pace e deprechiamo la guerra. E consideriamo le azioni dei fondamentalisti come una forzatura all’interpretazione più genuina del libro sacro (il Corano, ndb)”. Con il cambio di guardia nella cittadina la segnalazione dei Servizi centrali Antiterrorismo e dell’Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna (l’ex Sisde) e l’inizio dell’indagine. Ieri gli arresti. E domani, alle ore 10, compariranno davanti al gip, Emma Sonni, per gli interrogatori di garanzia.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

emilio, non è il caso di indagare se quell'abitazione ha le carte in regola???i vigili non dovrebbero verificare ????

Anonimo ha detto...

e perchè non lo fai tu caro anonimo 02 febbraio 2011 09:43?
i vigili ovviamente devono fare il loro lavoro, ma noi da bravi cittadini possiamo anche fare la nostra parte e denunciare gli eventuali abusi senza aspettare che lo faccia un giornalista o chiunque altro.
qui in calabria siamo abituati che se qualcosa non va, o pensiamo che non vada, debbano essere sempre gli altri a darsi da fare per migliorare la situazione.

Anonimo ha detto...

Eh no! Non altri qualsiasi, i "preposti" ai controlli, cioè gli unici altri che dovrebbero intervenire. Anonimo delle 02 febbraio 2011 19:49, chi cazzo cunti?
un anonimo, come te.

Anonimo ha detto...

anonimo delle 19:49,
chi cazzu cunti daveru. Un normale cittadino può entrare a fare una perquisizione o altro? e che cosa puoi segnalare?? poi se entri nel piazzale della lora casa escono in 20. ci vada chi è pagato per questo servizio e no che aspettano la fine del mese per pagarsi lo stipendio, se no posino il distintivo e amen.

Anonimo ha detto...

seeee... i vigili non controllano se il muro sotto il jamaika (quindi sulla sabbia del mare) è regolarmente autorizzato e secondo voi vanno a verificare se 700 marocchini sono in regola o se chi affitta loro case paga le tasse ???!
ma dove vivete ? sveglia gente

Anonimo ha detto...

caro vigile delle 19e49,che leggi il blog , e che commenti pure, dammi il tuo stipendio e faro il tuo lavoro
ciao
aramys

Anonimo ha detto...

Era palese che il commento appartenesse ad un vigile !!

Bello vedi di lavorare e non di farti comandare a bacchetta dal tuo comandante !!

aaaaaaahahah dimenticavo ...adesso siete armati ..quindi il mezzo per difendervi da una aggressione c'è l'avete ..al contrario di noi poveri cittadini che le vostre di aggressioni e soprusi li dobbiamo somatizzare e mettercele in quel posto

Anonimo ha detto...

Cari ANONIMI del cazzo !!!! State a battibeccare fra di voi, CUNNI !! State discutento del nulla , mentre chi dovrebbe veramente fare il proprio lavoro non lo fà, o lo fà in modo approssimativo. Mi ricordo a me stesso che a Sellia Marina esiste anche una compagnia carabinieri, una compagnia della finanza ( che una volta erano bravissimi a portare i ragazzini spinellari in tribunale ) ed una compagnia di vigili urbani, tutta gente pagata profumatamente. Continuate pure ad accapigliaRvi tra di VOI. C U N N I |||||||||||

Anonimo ha detto...

scommetto che fra i ragazzini spinellari c'eri anche tu!

Anonimo ha detto...

Può darsi, caro anonimo del 07/02/2011 ore 14.23.
Ma non è questo il punto, come al solito si guarda il dito ma non la luna. Comunque mi sei simpatico, sei uno attento. <<<<<<<però, dimmi, ti sei soffermato a quel punto o sei andato avanti nella lettura del mio post. Sai, mi viene un dubbio che tu sei un superficiale, cioè di quelli che di un NULLA impiantano una discussione che non finisce mai ?

Anonimo ha detto...

http://www.videocalabria.tv/rvc/puntata-1376/i-taralli-di-botricello-e-la-favola-della-piccola-al-qaeda.html

Sai scrivere le favole bravo. Fai così , forze qualche giorno arriva veramente quello che stai dicendo. Ma nessuno ti crede, sai perché, dicono e una nuova favola.!!!!!

emilio grimaldi ha detto...

Alla luce degli ultimi fatti credo le favole tanto favole non siano....

Anonimo ha detto...

http://www.catanzaroinforma.it/pgn/newslettura.php?id=75455

Secondo fonti dell'intelligence italiana anche la Calabria sarebbe interessata dall'allarme terrorismo in Italia secondo un report aggiornato all'indomani degli attentati di Parigi. Come riportato da La Repubblica online, l'attenzione dei nostri 007 si è concentrata sui centri di culto che influenzano la rinascita all'islam radicale, come alcune moschee di orientamento salafita: in particolare l'Istituto Culturale Islamico di Milano con il circuito che sarebbe legato anche alla moschea di Sellia Marina. Ai margini di questi centri di preghiera, secondo i servizi segreti, allignano nicchie di oltranzismo ideologico-religioso sensibili alla propaganda dell'Is.
Proprio la comunità islamica di Sellia Marina era salita alla ribalta nazionale già nel gennaio 2011 con gli arresti da parte della Polizia di tre extracomunitari appartenenti alle comunità islamiche del catanzarese e del lametino nell'ambito di una operazione coordinata dalla procura della Repubblica di Catanzaro con la Polizia Postale di Roma. A finire in manette furono l'imam della comunità marocchina di Sellia Marina, il figlio ed una terza persona. Secondo l'accusa, i tre utilizzavano internet per procurarsi e diffondere materiale multimediale ai fini della propaganda per terrorismo, attività di addestramento all'uso di armi ed esplosivi e sabotaggio di apparati informatici. Sul territorio nazionale, gli arrestati realizzavano e diffondevano documenti digitali contenenti istruzioni dettagliate per il confezionamento e l'uso di armi ed esplosivi, per rendere anonime e sicure le comunicazioni telematiche, e per il compimento di sabotaggi di sistemi informatici. Tutte azioni, secondo l'accusa, strumentali o complementari rispetto alle tradizionali forme di terrorismo e, comunque, riconducibili al concetto di jihad globale.
La Procura di Catanzaro, lo scorso mese di luglio, li ha scagionati, chiedendo al gip di archiviare il caso finito anche con un risarcimento di 180mila euro per ingiusta detenzione perchè “il terrorismo virtuale non è reato”. Questa era stata la motivazione con cui la Corte di Cassazione, ad otto mesi dall'arresto, confermando la decisione assunta dai giudici del Tribunale del riesame, aveva rimesso i tre magrebini in libertà. Padre e figlio lasciarono l’Italia e tornarono in Marocco. Ma lo scorso mese di aprile il giovane è morto, almeno secondo le ricostruzioni, in un bombardamento in Siria mentre combatteva la sua guerra santa contro gli infedeli cristiani ed è entrato nella lista degli “jihadisti d’Italia” morti in battaglia.