6 dicembre 2011

La SoRiCal alla "resa" dei Conti

L'Udienza presso la Corte dei Conti

A Cosenza il consumo dell’acqua è di 5 milioni di metri cubi annui. Ne produce autonomamente 5,88 milioni. Ma ne acquista ancora: altri 12 milioni dalla So.Ri.Cal (società di risorse idriche della Regione Calabria). Prove generali di una "resa" dei Conti. Quella della Sorical presso la Magistratura contabile. La relazione di Quirino Lorelli nel corso dell’Udienza presso la sede di via Buccarelli di Catanzaro parte da lontano. Dalla dichiarazione della Comunità europea che ha definito l’acqua una “risorsa naturale rinnovabile e limitata”. Acquisisce la risoluzione del Consiglio dei diritti delle Nazioni Unite del 24 settembre 2010 che ha codificato l’accesso all’acqua per tutti come diritto umano. E, infine, ricorda l’esito referendario dello scorso mese di giugno. Che “sembrerebbe aver abrogato ogni riferimento alla possibilità di affidare la proprietà delle reti comunali e locali – che va mantenuta necessariamente pubblica – a soggetti privati”.
Sergio Abramo, presidente della società mista, nominato dal nuovo governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, sta lì che ascolta. Tutti ascoltano. Impietriti. Ci sono anche i commissari liquidatori degli Ato, Ambito territoriale ottimale, delle cinque province calabresi. Mancano i presidenti degli enti intermedi (solo Wanda Ferro della Provincia di Catanzaro è presente). Manca il rappresentante regionale. È mancata la rappresentanza dei cittadini. Quella eletta. Quella che avrebbe dovuto avanzare le lamentele dei propri elettori dinnanzi alla tariffazione lievitata negli ultimi anni. E all’erogazione ridotta per “morosità”, a detta della società in mano ai francesi di Veolià. È mancata la partecipazione responsabile di chi governa. Di chi dovrebbe perseguire “il bene pubblico”. Almeno, viene retribuita per tale scopo. Lorelli, rotte le righe della seduta, si dice “deluso”. C’è anche spazio per un siparietto durante l’Udienza. Vincenzo Chirienzi, commissario liquidatore dell’Ato di Vibo Valentia, dice che sta lì in quanto delegato a “presenziare” ma non ad “intervenire”. Il presidente della Corte, Franco Franceschetti, gli fa presente che “siccome è stato delegato potrebbe, se lo ritiene opportuno, intervenire”. Scuote il capo e ribadisce di no. “Che è stato solo autorizzato a presenziare”. Presenziare ed intervenire, due facoltà che si richiamano a vicenda in qualsiasi mandato, ma non per il vibonese. Poi prende la parola Marino Porcelli, assessore all’Ambiente della stessa provincia. Però precisa che “non è stato delegato dal suo presidente”. Secca la replica di Franceschetti: “Evidentemente non può parlare in veste istituzionale”. Niente, non c’è verso che un politico di rango dica qualcosa sul disagio che hanno sofferto e continuano a soffrire i vibonesi per l’acqua proveniente dalla diga dell’Alaco. Non c’è verso. Al siparietto aveva dato il là il cruccio del liquidatore di non aver ricevuto la relazione di Lorelli. No comment.
Gli Ato. “I soggetti gestori avrebbero dovuto gestire il servizio idrico integrato su tutto il territorio degli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale”. L’osservazione del relatore: “Si è determinata una sorta di extraterritorialità dell’intero sistema legislativo e gestorio delle acque nel territorio della Calabria”. Punto. A capo. “Gli organi di vertice degli Ato hanno mostrato, tutti indifferentemente, scarsa attenzione all’evoluzione normativa, quando addirittura hanno dimostrato chiaramente di disconoscerla”.
La SoRiCal. L’affidamento della gestione di tutte le opere idriche di captazione, accumulo, potabilizzazione ed adduzione viene esperito dalla Regione con la legge 10 del 1997. “Nulla dice la convenzione circa i nuovi impianti, realizzati da Sorical s.p.a, in tutto od in parte, con risorse pubbliche”. Punto.
La dispersione di acqua potabile. “E’ certamente tra le cause di inefficienza più gravi della rete acquedottistica”. La sezione della Corte dei Conti presenta un campionario di 25 Comuni rappresentativi di quasi la metà dell’intera popolazione regionale. I rilievi fanno riflettere. Molto. Sullo stato di salute della rete calabrese. “In alcuni comuni emergono medie di consumo pro-capite del tutto spropositate, come nel caso di Locri (818,27 litri pro-capite di acqua al giorno) seguita da Sellia Marina (702,46 al giorno), Soverato (652,16), Castrovillari (639,12), Chiaravalle centrale (633,56). Mentre sul versane “opposto” segnala “l’anomalia di comuni come Rossano che, a fronte di 2,09 migliaia di metri cubi di acqua acquistata da SoRiCal, ne fattura solamente 1,06 con un consumo medio pro-capite di “appena” 76,73 al giorno”.
Le tariffe. “Le tariffe di vendita dell’acqua dovevano intendersi bloccate fino al 1 gennaio 2006, salva la possibilità di recuperare, sin dal 2003, il differenziale tra il tasso d’inflazione programmato (…) ed il tasso  di inflazione reale determinato dall’Istat”. Per Lorelli “nelle variazioni al rialzo si è applicato il tasso di inflazione reale, anziché quello programmato, con evidente aggravio per i Comuni acquirenti acqua”. In attesa della piena applicazione della legge Galli "il controllo sulle tariffe dell’acqua potabile, della fognatura e della depurazione, è un compito che le Camere di Commercio espletano sulla base delle determinazioni del Cipe”. La conclusione sulla questione tariffaria è che  “la riduzione progressiva dello spread tra tariffa applicata alla cittadinanza e prezzo dell’acqua pagata alla SoRiCal, comporta una riduzione delle risorse comunali disponibili da destinare alla manutenzione, ammodernamento e gestione della rete comunale di distribuzione. Ciò comporta, a sua volta, un peggioramento della qualità del servizio finale, un aumento della dispersione, un peggioramento dei bilanci comunali”.
La conclusione. Una stoccata alla Regione Calabria. “Le leggi regionali calabresi, su cui poggia l’intero sistema organizzativo del servizio idrico integrato, sembrano aver disconosciuto la natura di bene demaniale delle reti idriche”. Dunque, “si rileva non più rinviabile l’adozione di una legge regionale unitaria ed organica che aggiorni l’intero sistema; la verifica ed aggiornamento della rete acquedottistica; la razionalizzazione dell’uso dell’acqua attraverso mirati controlli e verifiche”.
La Corte dei Conti, udite le parti, entro il prossimo mese pubblicherà le motivazioni della sentenza. Da allora la Pubblica Amministrazione - in tutte le sue diramazioni, Comuni, Province e Regione - avrà sei mesi di tempo per adeguarsi alle indicazioni vincolanti fornite dalla Magistratura Contabile. 
Punto. E speriamo a capo. Senza affaristi francesi e senza Abramo di turno - pronti a criticare la SoRiCal per accattivarsi le simpatie dei cittadini salvo poi difenderla a spada tratta quando ne occupano le poltrone di comando.


Le fatture emesse dalla SoRiCal rapportate a quelle dei Comuni in 25 enti locali calabresi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma perchè non se ne vanno a casa i francesi?

Unknown ha detto...

Perchè non vanno a casa anche i dirigienti so.ri.cal. E chiudono questa ridicola e inutile azienda.