L'Udienza presso la Corte dei Conti
A Cosenza il
consumo dell’acqua è di 5 milioni di metri cubi annui. Ne produce autonomamente
5,88 milioni. Ma ne acquista ancora: altri 12 milioni dalla So.Ri.Cal (società di risorse idriche
della Regione Calabria). Prove generali di una "resa" dei Conti. Quella della Sorical
presso la Magistratura contabile. La relazione di Quirino Lorelli nel corso dell’Udienza presso la sede di via Buccarelli
di Catanzaro parte da lontano. Dalla dichiarazione della Comunità europea che ha definito l’acqua una “risorsa naturale
rinnovabile e limitata”. Acquisisce la risoluzione del Consiglio dei diritti delle Nazioni Unite del 24 settembre 2010 che
ha codificato l’accesso all’acqua per tutti come diritto umano. E, infine,
ricorda l’esito referendario dello scorso mese di giugno. Che “sembrerebbe aver
abrogato ogni riferimento alla possibilità di affidare la proprietà delle reti
comunali e locali – che va mantenuta necessariamente pubblica – a soggetti
privati”.
Sergio Abramo, presidente della società mista, nominato dal nuovo governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, sta lì che ascolta. Tutti ascoltano. Impietriti. Ci sono anche i commissari liquidatori degli Ato, Ambito territoriale ottimale, delle cinque province calabresi. Mancano i presidenti degli enti intermedi (solo Wanda Ferro della Provincia di Catanzaro è presente). Manca il rappresentante regionale. È mancata la rappresentanza dei cittadini. Quella eletta. Quella che avrebbe dovuto avanzare le lamentele dei propri elettori dinnanzi alla tariffazione lievitata negli ultimi anni. E all’erogazione ridotta per “morosità”, a detta della società in mano ai francesi di Veolià. È mancata la partecipazione responsabile di chi governa. Di chi dovrebbe perseguire “il bene pubblico”. Almeno, viene retribuita per tale scopo. Lorelli, rotte le righe della seduta, si dice “deluso”. C’è anche spazio per un siparietto durante l’Udienza. Vincenzo Chirienzi, commissario liquidatore dell’Ato di Vibo Valentia, dice che sta lì in quanto delegato a “presenziare” ma non ad “intervenire”. Il presidente della Corte, Franco Franceschetti, gli fa presente che “siccome è stato delegato potrebbe, se lo ritiene opportuno, intervenire”. Scuote il capo e ribadisce di no. “Che è stato solo autorizzato a presenziare”. Presenziare ed intervenire, due facoltà che si richiamano a vicenda in qualsiasi mandato, ma non per il vibonese. Poi prende la parola Marino Porcelli, assessore all’Ambiente della stessa provincia. Però precisa che “non è stato delegato dal suo presidente”. Secca la replica di Franceschetti: “Evidentemente non può parlare in veste istituzionale”. Niente, non c’è verso che un politico di rango dica qualcosa sul disagio che hanno sofferto e continuano a soffrire i vibonesi per l’acqua proveniente dalla diga dell’Alaco. Non c’è verso. Al siparietto aveva dato il là il cruccio del liquidatore di non aver ricevuto la relazione di Lorelli. No comment.
Sergio Abramo, presidente della società mista, nominato dal nuovo governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, sta lì che ascolta. Tutti ascoltano. Impietriti. Ci sono anche i commissari liquidatori degli Ato, Ambito territoriale ottimale, delle cinque province calabresi. Mancano i presidenti degli enti intermedi (solo Wanda Ferro della Provincia di Catanzaro è presente). Manca il rappresentante regionale. È mancata la rappresentanza dei cittadini. Quella eletta. Quella che avrebbe dovuto avanzare le lamentele dei propri elettori dinnanzi alla tariffazione lievitata negli ultimi anni. E all’erogazione ridotta per “morosità”, a detta della società in mano ai francesi di Veolià. È mancata la partecipazione responsabile di chi governa. Di chi dovrebbe perseguire “il bene pubblico”. Almeno, viene retribuita per tale scopo. Lorelli, rotte le righe della seduta, si dice “deluso”. C’è anche spazio per un siparietto durante l’Udienza. Vincenzo Chirienzi, commissario liquidatore dell’Ato di Vibo Valentia, dice che sta lì in quanto delegato a “presenziare” ma non ad “intervenire”. Il presidente della Corte, Franco Franceschetti, gli fa presente che “siccome è stato delegato potrebbe, se lo ritiene opportuno, intervenire”. Scuote il capo e ribadisce di no. “Che è stato solo autorizzato a presenziare”. Presenziare ed intervenire, due facoltà che si richiamano a vicenda in qualsiasi mandato, ma non per il vibonese. Poi prende la parola Marino Porcelli, assessore all’Ambiente della stessa provincia. Però precisa che “non è stato delegato dal suo presidente”. Secca la replica di Franceschetti: “Evidentemente non può parlare in veste istituzionale”. Niente, non c’è verso che un politico di rango dica qualcosa sul disagio che hanno sofferto e continuano a soffrire i vibonesi per l’acqua proveniente dalla diga dell’Alaco. Non c’è verso. Al siparietto aveva dato il là il cruccio del liquidatore di non aver ricevuto la relazione di Lorelli. No comment.
Gli Ato. “I
soggetti gestori avrebbero dovuto gestire il servizio idrico integrato su tutto
il territorio degli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale”. L’osservazione
del relatore: “Si è determinata una sorta di extraterritorialità dell’intero
sistema legislativo e gestorio delle acque nel territorio della Calabria”. Punto.
A capo. “Gli organi di vertice degli Ato hanno mostrato, tutti indifferentemente,
scarsa attenzione all’evoluzione normativa, quando addirittura hanno dimostrato
chiaramente di disconoscerla”.
La SoRiCal. L’affidamento
della gestione di tutte le opere idriche di captazione, accumulo, potabilizzazione
ed adduzione viene esperito dalla Regione con la legge 10 del 1997. “Nulla dice
la convenzione circa i nuovi impianti, realizzati da Sorical s.p.a, in tutto od
in parte, con risorse pubbliche”. Punto.
La dispersione di
acqua potabile. “E’ certamente tra le cause di inefficienza più gravi della
rete acquedottistica”. La sezione della Corte dei Conti presenta un campionario
di 25 Comuni rappresentativi di quasi la metà dell’intera popolazione
regionale. I rilievi fanno riflettere. Molto. Sullo stato di salute della rete
calabrese. “In alcuni comuni emergono medie di consumo pro-capite del tutto
spropositate, come nel caso di Locri
(818,27 litri pro-capite di acqua al giorno) seguita da Sellia Marina (702,46 al giorno), Soverato (652,16), Castrovillari
(639,12), Chiaravalle centrale (633,56).
Mentre sul versane “opposto” segnala “l’anomalia di comuni come Rossano che, a fronte di 2,09 migliaia
di metri cubi di acqua acquistata da SoRiCal, ne fattura solamente 1,06 con un
consumo medio pro-capite di “appena” 76,73 al giorno”.
Le tariffe. “Le
tariffe di vendita dell’acqua dovevano intendersi bloccate fino al 1 gennaio
2006, salva la possibilità di recuperare, sin dal 2003, il differenziale tra il
tasso d’inflazione programmato (…) ed il tasso di inflazione reale determinato dall’Istat”. Per
Lorelli “nelle variazioni al rialzo si è applicato il tasso di inflazione
reale, anziché quello programmato, con evidente aggravio per i Comuni
acquirenti acqua”. In attesa della piena applicazione della legge Galli "il
controllo sulle tariffe dell’acqua potabile, della fognatura e della
depurazione, è un compito che le Camere
di Commercio espletano sulla base delle determinazioni del Cipe”. La conclusione
sulla questione tariffaria è che “la
riduzione progressiva dello spread tra tariffa applicata alla cittadinanza e
prezzo dell’acqua pagata alla SoRiCal, comporta una riduzione delle risorse
comunali disponibili da destinare alla manutenzione, ammodernamento e gestione
della rete comunale di distribuzione. Ciò comporta, a sua volta, un
peggioramento della qualità del servizio finale, un aumento della dispersione,
un peggioramento dei bilanci comunali”.
La conclusione. Una stoccata
alla Regione Calabria. “Le leggi regionali calabresi, su cui poggia l’intero
sistema organizzativo del servizio idrico integrato, sembrano aver
disconosciuto la natura di bene demaniale delle reti idriche”. Dunque, “si
rileva non più rinviabile l’adozione di una legge regionale unitaria ed
organica che aggiorni l’intero sistema; la verifica ed aggiornamento della rete
acquedottistica; la razionalizzazione dell’uso dell’acqua attraverso mirati
controlli e verifiche”.
La Corte dei Conti, udite le parti, entro il prossimo mese
pubblicherà le motivazioni della sentenza. Da allora la Pubblica Amministrazione - in tutte le sue diramazioni, Comuni,
Province e Regione - avrà sei mesi di tempo per adeguarsi alle indicazioni vincolanti
fornite dalla Magistratura Contabile.
Punto. E speriamo a capo. Senza affaristi
francesi e senza Abramo di turno - pronti a criticare la SoRiCal per
accattivarsi le simpatie dei cittadini salvo poi difenderla a spada tratta
quando ne occupano le poltrone di comando.
Le fatture emesse dalla SoRiCal rapportate a quelle dei Comuni in 25 enti locali calabresi
2 commenti:
ma perchè non se ne vanno a casa i francesi?
Perchè non vanno a casa anche i dirigienti so.ri.cal. E chiudono questa ridicola e inutile azienda.
Posta un commento