La mappa delle case popolari di via Nazionale a Botricello.
Gli spazi intorno agli alloggi dovrebbero essere al servizio di tutti gli assegnatari.
Tra l’Aterp (agenzia
territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) e il Comune vige uno stretto
rapporto di controllo delle abitazioni assegnate ai cittadini in difficoltà
economiche. L’Agenzia realizza, il Comune, grazie ai vigili e agli organi di
governo locale, gestisce e amministra. Non
è il caso di Botricello. Le case assegnate ai “lavoratori agricoli” nel 1992 sono soggette solo al fai da te.
È da quasi vent’anni che i beneficiari recintano e chiudono
le parti comuni. Costruiscono e alzano. I vigili lo sanno. Sono loro che fanno i
sopralluoghi. Verbalizzano e demandano. Gli amministratori pure. Sono loro che
dovrebbero sciogliere il bandolo della matassa. L’Aterp, da parte sua, ha
proposto l’unica cosa sensata in questa incredibile vicenda raggiunta da
denunce a iosa. Un bel tavolo insieme a tutti gli assegnatari. Ma l’hanno
lasciata morire lì. E, ultimamente dal Comune hanno buttato anche la spugna. Il
sindaco, Giovanni Camastra, pare
abbia fatto spallucce all’ennesima richiesta di dare seguito alle ordinanze di
demolizione delle opere negli spazi che dovrebbero servire come parco giochi o
luoghi di svago per tutti.
Salvatore Baldone,
figlio della legittima intestataria di un alloggio, non ce la fa più. Anche a
lui è pervenuta l’ordinanza di demolizione. Come agli altri. Ma ora si trova
nelle condizioni di non riuscire ad ottemperare per la mancanza di spazi. Il marciapiede,
che di norma dovrebbe liberamente circondare i fabbricati, è occluso. Chiede solo giustizia. Per sé e per gli altri.
A Botricello il bene privato è più sentito del pubblico. E la
libertà personale spesso fa a cazzotti con la democrazia.
Cancello sul marciapiede comune. Non si passa.
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