Fotomontaggio a cura del blogger
(E' l'insieme di due foto, una l'ho presa da qui e l'altra da questo sito. Ovvio che la combinazione aggiunge qualcosa in più alla semplice addizione delle singole parti. Come se due più due facesse cinque e non quattro. Ecco, vale cinque. Come, d'altronde, il titolo del post.)
La
notizia ormai è arcinota. Ha fatto il giro di tutte le maggiori testate locali
e nazionali. E si è guadagnata l’inchiostro delle firme più prestigiose, non
ultima quella di Antonello Caporale
su Il Fatto.
Umberto De Rose, ex presidente di Confindustria Calabria e attualmente stampatore del quotidiano Ora della Calabria, chiama l’editore Alfredo Citrigno mentre è a colloquio con il direttore, Luciano Regolo, pregandolo di non far pubblicare la notizia sul figlio del senatore Tonino Gentile. E gli dice - sperando di far completamente breccia sul suo self control, qualora ne avesse bisogno, vista la patacca addosso al padre, Pietro, di 4 anni di carcere per usura e l’inchiesta che lo vede indagato per violenza privata contro un suo ex giornalista, Alessandro Bozzo, morto suicida il 15 marzo 2013. Dunque, telefona allarmato e gli lancia l’anatema: “Il cinghiale quando viene ferito ammazza tutti…” La notizia riguardava Gentile figlio, Andrea, indagato per abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere per alcune consulenze legali commissionate dall’Asp di Cosenza. Robetta, allora. Per il padre - in quel momento fatidico in cui si aspettava almeno un posticino come sottosegretario alla Giustizia nel nuovo governo che il suo capobranco, Angelino Alfano, si apprestava a varare insieme a Matteo Renzi - era scomoda, la sua divulgazione.
L’abbiamo sentita e letta dappertutto. Però, a me continuava a frullare come un tamburo battente sia il cinghiale che Gentile (che nomi, rivelatori di storie vere e vite vissute: Gentile, Angelino, Regolo. L’unico, ad onor del vero, degno di rappresentare appieno l’operato dei protagonisti di questa simpatica vicenda è proprio Citrigno, perché ha lo stesso suono onomatopeico della gramigna, quella pianta infestante che cresce dovunque). Ad ogni modo: Gentile e cinghiale. Cinghiale e Gentile. Infine, stasera, parlando con amici, qualcosa scuote la mia visione dei fatti. Un flash, un fascio di luce che mi attraversa interamente la regione occipitale. E' l’idea che si fa spazio tra i miei neuroni. Uno slogan. Un titolo. Il titolo. Il cinghiale gentile. Nulla toglie e nulla aggiunge alla notizia. È solo la combinazione vincente di un prestigioso gioco di poteri.
Umberto De Rose, ex presidente di Confindustria Calabria e attualmente stampatore del quotidiano Ora della Calabria, chiama l’editore Alfredo Citrigno mentre è a colloquio con il direttore, Luciano Regolo, pregandolo di non far pubblicare la notizia sul figlio del senatore Tonino Gentile. E gli dice - sperando di far completamente breccia sul suo self control, qualora ne avesse bisogno, vista la patacca addosso al padre, Pietro, di 4 anni di carcere per usura e l’inchiesta che lo vede indagato per violenza privata contro un suo ex giornalista, Alessandro Bozzo, morto suicida il 15 marzo 2013. Dunque, telefona allarmato e gli lancia l’anatema: “Il cinghiale quando viene ferito ammazza tutti…” La notizia riguardava Gentile figlio, Andrea, indagato per abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere per alcune consulenze legali commissionate dall’Asp di Cosenza. Robetta, allora. Per il padre - in quel momento fatidico in cui si aspettava almeno un posticino come sottosegretario alla Giustizia nel nuovo governo che il suo capobranco, Angelino Alfano, si apprestava a varare insieme a Matteo Renzi - era scomoda, la sua divulgazione.
L’abbiamo sentita e letta dappertutto. Però, a me continuava a frullare come un tamburo battente sia il cinghiale che Gentile (che nomi, rivelatori di storie vere e vite vissute: Gentile, Angelino, Regolo. L’unico, ad onor del vero, degno di rappresentare appieno l’operato dei protagonisti di questa simpatica vicenda è proprio Citrigno, perché ha lo stesso suono onomatopeico della gramigna, quella pianta infestante che cresce dovunque). Ad ogni modo: Gentile e cinghiale. Cinghiale e Gentile. Infine, stasera, parlando con amici, qualcosa scuote la mia visione dei fatti. Un flash, un fascio di luce che mi attraversa interamente la regione occipitale. E' l’idea che si fa spazio tra i miei neuroni. Uno slogan. Un titolo. Il titolo. Il cinghiale gentile. Nulla toglie e nulla aggiunge alla notizia. È solo la combinazione vincente di un prestigioso gioco di poteri.
4 commenti:
ringraziamo i componenti del movimento 5 stelle gli unici che ne hanno parlato in parlamento.
una vera vergogna per l'informazione, per quei giornalisti che onestamente fanno bene il proprio lavoro e per l'intera calabria .
Il senatore Gentile smentisca o faccia i nomi
di MATTEO COSENZA
L’ALTRO giorno il “Quotidiano” ha preso un “buco”. Come accade nella vita dei giornali dove i “buchi” si prendono e si danno. La notizia riguardava l’indagine sul figlio del senatore Antonio Gentile. L’arrabbiatura, come capita in queste occasioni, fu grande anche perché la notizia era su altri giornali cartacei e on line. E lo era a maggior ragione perché il giorno prima i nostri cronisti, fatta una verifica della notizia già presente su un sito, non erano riusciti ad avere alcuna conferma.La vicenda sarebbe finita qui se il direttore de “l’Ora della Calabria”, Luciano Regolo, nel denunciare il sabotaggio che il suo giornale avrebbe subito con la mancata stampa L’ALTRO giorno il “Quotidiano” ha preso un “buco”. Come accade nella vita dei giornali dove i “buchi” si prendono e si danno. La notizia riguardava l’indagine sul figlio del senatore Antonio Gentile. L’arrabbiatura, come capita in queste occasioni, fu grande anche perché la notizia era su altri giornali cartacei e on line. E lo era a maggior ragione perché il giorno prima i nostri cronisti, fatta una verifica della notizia già presente su un sito, non erano riusciti ad avere alcuna conferma.
La vicenda sarebbe finita qui se il direttore de “l’Ora della Calabria”, Luciano Regolo, nel denunciare il sabotaggio che il suo giornale avrebbe subito con la mancata stampa a seguito del suo rifiuto di ritirare l’articolo sull’argomento, non avesse dichiarato che il senatore Gentile avrebbe detto per interposta persona che la notizia che riguardava suo figlio non sarebbe uscita sugli altri giornali. Dunque, il senatore Gentile avrebbe saputo che noi avremmo preso un “buco”. Addirittura si poteva insinuare che avrebbe ottenuto la censura della notizia.
Da una mia ricognizione tra i giornalisti del “Quotidiano” nulla è risultato che potesse far pensare ad una possibilità del genere. Ora, le ipotesi sono molteplici: 1) il direttore Regolo si è inventata la rassicurazione sul silenzio degli altri giornali e, quindi, su quello del “Quotidiano”; 2) l’editore Alfredo Citrigno ha mentito nel dirgli che il senatore Gentile sapeva del silenzio degli altri giornali; 3) lo stampatore Umberto De Rose avrebbe fatto altrettanto nei confronti dell’editore Alfredo Citrigno; 4) il senatore Gentile non avrebbe parlato con nessuno. Ma non posso non considerare un’altra possibilità: il senatore Gentile ha saputo da qualcuno del “Quotidiano” che avremmo preso un “buco” sull’argomento che gli stava a cuore.
Di certo nessuno mi ha telefonato o incontrato, ma questo è nella norma perché da sette anni e mezzo mai nessuno si è permesso di chiedermi alcunché su quello che il giornale stava facendo e men che mai di non pubblicare qualcosa o di pubblicarla in un certo modo. Due calci nel sedere sarebbero stati il minimo. Le mie direttive – la prima è che le notizie, tutte le notizie, anche quelle che riguardassero il direttore, devono essere pubblicate il giorno dopo sul giornale – sono talmente chiare e categoriche che i giornalisti procedono in automatico, in piena e totale autonomia e libertà. Nessun giornalista del “Quotidiano” ha mai subito una censura. Facciamo tanti errori ma questa è l’architrave su cui si regge questo giornale: la pulizia, la correttezza, l’onestà, la credibilità.
In cuor mio escludo che qualcuno abbia potuto dare all’esterno informazioni per così dire delicate sulla fattura del giornale, ma non posso chiuderla con i sentimenti. Chiedo pubblicamente al senatore Gentile o di smentire che abbia mai parlato con qualcuno del “Quotidiano” della notizia che riguardava suo figlio o di fare nome e cognome del suo eventuale interlocutore. In questa seconda ipotesi immediati saranno i provvedimenti del caso.
sabato 22 febbraio 2014 08:36
Caro Matteo, ho letto il tuo editoriale odierno e desidero rassicurarti circa la prima ipotesi che tu formuli e che mi riguarda direttamente. Se ho capito bene tu ipotizzi che io avrei mentito nell'affermare che nella conversazione notturna tra Alfredo Citrigno e Umberto De Rose, che io ho ascoltato e registrato, il nostro stampatore afferma che i Gentile erano certi del fatto che le altre testate calabresi come quella che tu dirigi, non avrebbero pubblicato la notizia.Ebbene De Rose non soltanto afferma questo, ma aggiunge che vi era la certezza «al cento per cento» ribadendo questa espressione per ben tre volte.Poi dice che se non fosse stato così i Gentile non avrebbero chiamato Alfredo Citrigno nella persona di Andrea per ringraziarlo di quanto avrebbe fatto, ossia non farmi pubblicare la notizia dell'indagine che lo riguardava, dando quindi per scontato che la censura si sarebbe operata. In realtà io avevo chiuso il numero con quella notizia senza nessuna ingerenza da parte dell'editore il quale ricorda, sempre nella conversazione, che io voglio pubblicare la notizia e che sarei pronto a dimettermi piuttosto che avallare simili bavagli. Allora il De Rose insiste più volte: Citrigno dovrebbe chiamare «'stu Regulu» e dirgli di cacciare la notizia perché ci sono «persone influenti che l'hanno chiesto».
Nel corso della medesima conversazione Alfredo Citrigno fa notare a De Rose che comunque la notizia era già uscita sul sito del Corriere della Calabria e su quest'ultimo De Rose dice che si tratta di una testata on line e quindi non meritevole, evidentemente, della stessa "attenzione". Aggiunge inoltre che se solo il suo giornale avesse pubblicato la notizia di certo ne sarebbe derivato a lui e alla sua famiglia un danno, ricordandogli che Tonino Gentile è in predicato di diventare sottosegretario alla Giustizia. Queste cose non mi sono state riferite - perché vedo che tu metti in dubbio questo aspetto - ma le ho ascoltate direttamente trovandomi nell'auto di Alfredo Citrigno mentre avveniva questa conversazione.Mi rinfranca che anche tu, come ho fatto io nel mio editoriale di ieri, chiedi al senatore Gentile smentite chiare e non vaghe quale la dichiarazione da lui affidata alle agenzie di stampa. Come avrai notato nessuno all'Ora della Calabria ha enfatizzato il vostro silenzio sulla vicenda giudiziaria riguardante Andrea Gentile e sinceramente anche io come te mi auguro che le affermazioni che ti ho confermato fossero dovute a una certa supponenza da parte di De Rose e dei Gentile, così come che il buco da voi preso sia nato dalla distrazione e non da altre ragioni più inquietanti. Certo non nego che mi stupisca il fatto che la vostra redazione, vedendo le notizie circolanti sia sul nostro sito, sia su quello del Corriere della Calabria già dalla mattinata, non abbia avuto modo o tempo di verificarne la fondatezza. Dico questo perché mi risulta che nella tua redazione lavorino ottimi colleghi con ottime fonti in materia giudiziaria. Ma questo è un aspetto che solo tu legittimamente avrai potuto chiarire con la tua redazione. E quindi io mi fido totalmente e serenamente del tuo giudizio e ancor più della tua buona fede. Ma spero altresì che tu mi conceda la stessa fiducia nel non ipotizzare mai più, neppure nel novero delle tante ipotesi, una mia eventuale menzogna o superficialità nel riferire gravi fatti che ho denunciato nell'interesse non soltanto della mia testata ma, credo, di un'intera comunità civile quale quella calabrese. Certi simili ingiusti sospetti mi indignano, mi offendono e non li tollererò oltre se dovessero essere di nuovo riproposti sulla mia persona dalla tua o da altre testate. Infatti ho sempre ritenuto che ognuno di noi prima che un mestiere dovrebbe essere sempre e comunque una persona e che i valori fondamentali di quest'ultima quali la dignità, il rispetto, la libertà, dovrebbero avere sempre la primazia su tutto il resto. Buon lavoro e a presto.
Luciano Regolo
Prendo atto di questa spiegazione. Ribadisco che a questo punto attendo ancor di più una precisa risposta dal senatore Antonio Gentile perché se c'è stata una qualsiasi informazione che lui abbia potuto ricevere dall'interno del mio giornale, agirò senza indugio e con fermezza nei confronti del responsabile o dei responsabili. Ma se il senatore Gentile non lo farà o non lo potrà fare, io tutelerò il mio onore di giornalista pulito e di persona perbene e di quella dei giornalisti puliti e perbene del Quotidiano in tutte le sedi, sicuramente in quella giudiziaria penale e civile senza alcuna possibilità di un finale a tarallucci e vino con una diplomatica remissione di querela. E saranno i magistrati a stabilire se il responsabile è chi abbia trasferito una falsa e infamante comunicazione o chi l'abbia effettivamente fatta.
Matteo Cosenza
domenica 23 febbraio 2014 09:11
Posta un commento