L'ultimo saluto ad Augusto Canino
di Enzo Bubbo*
L’orologio
non ha ancora scavalcato le ore sedici di Martedì 9 Giugno 2015: un giorno come
tanti finché un particolare, un dettaglio, una sensazione non raccontano che è
un giorno diverso dagli altri. Segni premonitori inequivocabili di una storia
triste si susseguono uno dopo l’altro: un fiume di gente, necrologi con belle parole, un silenzio assordante, un
feretro portato a spalla dagli amici. C’è un lutto. Saracinesche serrate,
macchine parcheggiate: un paese si ferma e riflette.
A soli 33 anni. Se n’è andato via giovanissimo Augusto Canino e, se avessero potuto, gli abitanti di Cerva lo avrebbero trattenuto qui sulla terra con tutte le loro forze: la sua assenza è un fardello insopportabile, troppo pesante da portare senza correre il rischio di rimanere schiacciati.
A soli 33 anni. Se n’è andato via giovanissimo Augusto Canino e, se avessero potuto, gli abitanti di Cerva lo avrebbero trattenuto qui sulla terra con tutte le loro forze: la sua assenza è un fardello insopportabile, troppo pesante da portare senza correre il rischio di rimanere schiacciati.
Senza
Augusto, parenti e amici non ce la fanno proprio a vivere come prima. E’ palese
che non se ne capacitano. Perché? Augusto non è morto per un fatto irrefutabile, è andato via per futili motivi,
per qualcosa che si poteva evitare, per una
rissa in Germania, nei pressi di Monaco
di Baviera dove lavorava in una pizzeria. E’ finito in un fiume dopo una
diatriba degenerata in malo modo e lì nelle acque gelide il ragazzo di Cerva è
rimasto per lunghi 42 giorni: la famiglia ora chiede verità, vuole si faccia
luce sulla mesta vicenda. Senza più perifrasi, senza lungaggini, senza
negligenze, senza reticenze. Chi può, faccia quello che deve: fino in fondo.
Ieri
pomeriggio ci sono stati i funerali. Troppo angusta la Chiesa Madre per
accogliere centinaia di persone
desiderose di stringersi intorno alla famiglia Canino per un commiato che
nessuno avrebbe voluto vivere. E’ gente onesta la famiglia Canino e il dolore
della gente buona nelle piccole comunità non scivola addosso, ma pervade i
cuori degli uomini sensibili.
Nella
tetra atmosfera del luogo di culto si
respira aria di commozione e anche tanta rabbia.
C’è
tristezza, una mestizia ineffabile e ci sono visi segnati dalle lacrime. L’omelia è stata officiata per l’occasione da tre
sacerdoti: don Franco Lorenzo di Belcastro,
don Giorgio Rigoni di Petronà e don Francesco Lo Prete di Cerva. Il giovane parroco
della comunità cervese ha detto: “Senza
Augusto, siamo - ha asserito commosso don Francesco - tutti un po’ più soli. Ci manca tanto. Bisogna interrogarsi sulla
violenza e sull’indifferenza che c’è intorno ai nostri giovani”.
La
triste dipartita del giovane cittadino cervese non l’hanno mandata giù in paese.
C’è sgomento misto a incredulità. Augusto,
è l’ipotesi che passa di bocca in bocca, ha soccorso un amico in difficoltà per via di
un’improvvisa colluttazione con un cittadino tedesco. I due italiani sono
finiti nelle agitate acque fluviali con destini avversi: uno si è salvato, Augusto
non è più tornato. Siamo al 23 aprile. Pochi in Italia ne hanno parlato, solo
qualche trafiletto qua e là per un fatto di cronaca che postula invece rumore,
se il vero giornalismo è svelare cose che non possono rimaner celate. Da quel funesto giorno, troppi
silenzi, troppe pastoie burocratiche.
Pochi
giorni fa la macabra scoperta: l’acqua ha restituito quello che non era suo, ha
restituito quello che era rimasto.
Augusto
è stato ritrovato. Esanime. E’ annegato nel fiume Lech anche perché aveva una
spalla lussata per un precedente infortunio e non ce l’ha fatta a tirarsi fuori
da solo. C’è voluto il Dna per riconoscerlo. Ora la Procura ha aperto
un’inchiesta.
Augusto
però non torna più, ha cambiato casa. E anche
Cerva non è più la stessa, ma, memoria come impegno, vorrà sempre bene al suo
Augusto dai begli occhi neri e dolci, un bravo ragazzo che, verosimilmente, poteva anche girarsi
dall’altra parte, poteva anche far finta
di non vedere, ma l’indifferenza non l’ha mai sopportata, non era nella sua
natura. Lo conoscono tutti in paese.
Augusto
era un ragazzo altruista e, come ragazzo dall’indole buona, troverà sempre un
posticino nell’immaginario collettivo dei cervesi e di chi lo ha conosciuto.
Persone
così non meritano l’oblio. Cerva lo sa e non lo dimenticherà.
* Professore
e giornalista
Nessun commento:
Posta un commento