Fotomontaggio a cura del blogger
Luigi Incarnato
aveva un sogno nel cassetto. Tornare a gestire il comitato elettorale delle
risorse idriche calabresi come faceva ai tempi di Agazio Loiero, dopo il riposo forzato con Giuseppe Scopelliti. E lo ha realizzato oggi con Gerardo Mario Oliverio.
Oliverio chiama a sé l’interprete più rappresentativo della truffa dell’acqua orchestrata in danno ai cittadini calabresi. Prima come consulente (fino al 31 dicembre 2015) e adesso come commissario liquidatore della SoRiCal, della sua parte pubblica (la nomina è sulla scrivania del governatore) al posto di Sergio Giordano, individuato a suo tempo dall’ex presidente Scopelliti.
Oliverio chiama a sé l’interprete più rappresentativo della truffa dell’acqua orchestrata in danno ai cittadini calabresi. Prima come consulente (fino al 31 dicembre 2015) e adesso come commissario liquidatore della SoRiCal, della sua parte pubblica (la nomina è sulla scrivania del governatore) al posto di Sergio Giordano, individuato a suo tempo dall’ex presidente Scopelliti.
Luigi Incarnato, assessore ai Lavori Pubblici durante il
governo di Agazio Loiero, è stato l’unica autorità pubblica, insieme al presidente
del Consiglio regionale, con il potere di gestire le risorse idriche calabresi: la So.Ri.Cal (società mista, il 53,5 è
in mano alla Regione). E non lo ha fatto. L’unico che potesse indirizzare la
gestione verso una maggiore trasparenza e delle unità lavorative e delle
infrastrutture regionali. E non lo ha fatto. L’unico che potesse mettere in
riga gli avvoltoi della Veolià per
una gestione più pubblica dell’acqua che, fino a prova contraria, appartiene
esclusivamente ai calabresi. E non lo ha fatto. Ecco perché la dichiarazione
del segretario del Partito democratico, Ernesto Magorno, all’indomani della pesca grossa di Oliverio
nel mare magnum dei mostri morti e sepolti, suona come sinistra: “Un amministratore esperto e qualificato in
un settore molto delicato per la nostra regione”.
Il 2 maggio 2005 fa
il suo ingresso in via Crispi, dove ha sede l’assessorato ai Lavori Pubblici,
autorità competente sul ciclo integrato delle acque. La tariffa era stata
fissata dal precedente governo di Giuseppe
Chiaravalloti. L’ex magistrato aveva deciso che la tariffa dell’acqua
(“acqua a gravità” e “acqua a sollevamento”) la doveva stabilire la Regione
Calabria, maggiore azionista della società, e non il Cipe, così come deliberato dalla legge Galli. La Corte dei
Conti, nel dicembre del 2011, rileverà che “la tariffa ha registrato
pertanto un aumento immediato per l’acqua fornita “a gravità” dell’1,5386% e
per quella fornita “per sollevamento” del 3,2678%”. Tradotti in soldoni, si
parla di circa 30 milioni di euro.
Incarnato si mette
subito al lavoro. Con il dirigente generale del Dipartimento, Francesco Merante, firma il decreto
“Procedura di adeguamento della tariffa” (decreto n. 6526, 1.6.2006) per l’anno
2006, seguendo le orme del suo predecessore. Ci pensa qualche giorno e gli
viene il dubbio che qualcosa non quadra. Ma chi è davvero autorizzato a
deliberare sulle tariffe? Il 10 giugno dello stesso anno deposita il ricorso
presso la Corte Costituzionale per
ribadire che la competenza degli adeguamenti delle tariffe idriche era della
Regione Calabria e non dello Stato. Così, per tranquillizzare quelli che da lui
si aspettavano una “rivoluzione socialista” dell’acqua calabrese. La Corte
risponderà solo dopo qualche anno. Il 16 luglio 2009 con la sentenza n.246 prescrive
per l’ennesima volta che la disciplina della tariffa del servizio idrico è “competenza legislativa esclusiva dello
Stato”, rigettando quindi il ricorso della Regione Calabria. La rivoluzione
da tutti auspicata può attendere.
Sulla stessa scia,
illegittima e subdola, fissa la tariffa per il 2007. Mentre per il 2008 si
supera e smaschera chi davvero comanda l’acqua calabrese. Sono i guru di
Veolià. Basta una semplice lettera dell’amministratore delegato della Sorical, Maurizio Del Re, a dare dignità legale
alla truffa. Ma il biennio 2008/2009 è anche il punto di non ritorno della
gestione dell’acqua in Calabria. A Luigi Incarnato viene servita su un piatto
d’argento l’occasione per una vera svolta. Non solo socialista. Il Cipe con la
delibera numero 117 colma il vuoto normativo degli anni passati. E l’anno dopo
la Corte rimarca la dose sulla competenza e sull’autorità riconosciuta. Il buon
Luigi diventa Pilato. E condanna tutti i cittadini calabresi a bersi la truffa
a tempo indeterminato. Non ritira i decreti illegittimi. Non adegua le tariffe
sulla base della normativa nazionale. Se ne lava le mani.
Con Luigi Incarnato
assessore, dal 2005 al 2010, si sono anche consumati gli imbrogli ambientali e
infrastrutturali delle dighe dell’Alaco, dell’Esaro e del Menta.
Una vera risorsa, dunque, per la Calabria che Oliverio non poteva farsi scappare. Lo doveva sia alla sua Giunta che a tutti i cittadini calabresi. Durante i mesi come consulente (da settembre a dicembre 2015) hanno posto le basi per la riconversione socialista della So.Ri.Cal e ora come commissario liquidatore provvederà sicuramente a completare l’opera. Già si pensa alle prossime elezioni del 2019. I dipendenti e le ditte che ruotano intorno alla So.Ri.Cal sono una fetta importante dell’elettorato cosentino e calabrese.
Una vera risorsa, dunque, per la Calabria che Oliverio non poteva farsi scappare. Lo doveva sia alla sua Giunta che a tutti i cittadini calabresi. Durante i mesi come consulente (da settembre a dicembre 2015) hanno posto le basi per la riconversione socialista della So.Ri.Cal e ora come commissario liquidatore provvederà sicuramente a completare l’opera. Già si pensa alle prossime elezioni del 2019. I dipendenti e le ditte che ruotano intorno alla So.Ri.Cal sono una fetta importante dell’elettorato cosentino e calabrese.
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