“Riteniamo che il rischio ambientale della discarica sia alto. Esiste anche un rischio idrogeologico… Bersagli potenziali: presenza nell’area della discarica di pozzi ad uso irriguo o idropotabile; presenza nell’area della discarica di sorgenti ad uso irriguo o idropotabile; presenza nell’area della discarica di corsi d’acqua (fiume Corace); presenza di falde sospese o profonde nell’area della discarica; uso del suolo (campi coltivati, aziende agricole; zootecniche, ecc)… La discarica dovrà essere messa in sicurezza al fine di evitare una serie di pericoli dovuti alla stabilità del corpo discarica che al probabile inquinamento della falda idrica”. Uno stralcio della relazione geologica e della valutazione del rischio della discarica di Gimigliano dell’Arpacal, Agenzia di protezione ambientale della Calabria. Il documento porta la firma di Clemente Migliorino, dirigente del Servizio Suolo e Rifiuti, e di Alessandro Barone, tecnico. Ed è stato redatto nei mesi immediatamente successivi all’incendio, del 22 agosto 2008, che ha fatto balzare la discarica agli onori della cronaca, locale e nazionale, proprio per i danni causati dai gas della diossina. La relazione stride non poco con le rassicurazioni del sindaco di Gimigliano, Maria Gigliotti, che, contestualmente agli allarmismi dei cittadini e della Procura, emanava un comunicato stampa in cui, a differenza degli amministratori e dei giornalisti “che improvvisavano notizie”, a suo dire, lei, invece, chiariva: “I risultati relativi ai prelievi e ai monitoraggi eseguiti sono stati consegnati e sono tutti negativi. I valori rilevati, infatti, sono inferiori a quelli limite stabiliti dal decreta legislativo 152/06. La circostanza che siano risultati negativi nei giorni immediatamente successivi all'incendio fa ritenere che, a discarica inattiva, siano sicuramente non rilevabili”. Stride non poco con la voce del primo cittadino. Mentre, d’altro canto, la relazione si sposa benissimo con il fascicolo aperto contro ignoti dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Elia Taddeo, per l’ipotesi di reato di disastro ambientale. Un’istruttoria, la sua, che si sta avvalendo anche delle persone informate sui fatti. E tra le notizie criminis, in capo agli ignoti, responsabili dello scempio della discarica in località “Marra”, vi sono anche una "sospetta incidenza di tumori”, una “sospetta incidenza di suicidi, anche nello stesso nucleo familiare”, “sospetti fenomeni allergici per danno ossidativo sul sistema immunitario”. Tutte contingenze che sarebbero correlabili all’esposizione alle diossine ed ai sottoprodotti chimici generati dalla combustione dei rifiuti della discarica sita in località “Marra” di Gimigliano.
In considerazione delle analisi geologiche effettuate, infine, l’Arpacal sollecitava di “procedere immediatamente con la costruzione, lungo il perimetro della discarica, di un fosso di guardia per la raccolta delle acque di ruscellamento superficiale; nel contempo di ricoprire la superficie della discarica con geotessile impermeabile in modo da non consentire l’infiltrazione delle acque meteoriche che comprometterebbero alla lunga la stabilità dei rifiuti. Inoltre, vista la presenza di sorgente idrica a monte della discarica, dovrà essere realizzato uno studio geologico-idrogeologico di dettaglio per chiarire le interazioni tra discarica e falda acquifera”.
La discarica, abusiva, accusano in molti, e attiva dal 1982 fino al 1997, ha inghiottito ogni genere di rifiuti. Come un mostro, ormai in decomposizione, che oggi, dopo 12 anni dalla sua chiusura, chiede il conto agli stessi uomini che lo hanno formato. Non solo agli abitanti di Gimigliano, ma anche ai catanzaresi. Il fiume Corace attraversa, infatti, il capoluogo. E non è esclusa l'eventualità che le falde, inquinate dal cadavere, abbiano minacciato, e continuino a minacciare, la condotta idrica che arriva nelle loro case.
La discarica, abusiva, accusano in molti, e attiva dal 1982 fino al 1997, ha inghiottito ogni genere di rifiuti. Come un mostro, ormai in decomposizione, che oggi, dopo 12 anni dalla sua chiusura, chiede il conto agli stessi uomini che lo hanno formato. Non solo agli abitanti di Gimigliano, ma anche ai catanzaresi. Il fiume Corace attraversa, infatti, il capoluogo. E non è esclusa l'eventualità che le falde, inquinate dal cadavere, abbiano minacciato, e continuino a minacciare, la condotta idrica che arriva nelle loro case.
1 commento:
la notevole incidenza di neoplasie presenti a gimigliano richiede un tempestivo intervento per una problematica taciuta dai molti
si dovrebbe prestare più attenzione alla professionalità dei veri medici di base.
francesca angelucci presidente associazione pina simone
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