9 settembre 2009

Mal di testa da diossina. Brutto risveglio per i catanzaresi



A Catanzaro imperversa il mal di testa. Da diossina. Il day after l’incendio al deposito Big Services, che ha registrato, secondo le prime indiscrezioni, la combustione di circa un milione di cassette di plastica, non è stato dei migliori. Crisi cefalgiche da diossina. Questa la diagnosi che i medici hanno constatato in tantissimi pazienti che si sono recati doloranti negli ospedali del capoluogo. Una percentuale altissima rispetto alla norma. Pochi, infatti, sembrano essere i dubbi che mettono in relazione il malessere dei catanzaresi con i circa dieci mila quintali di quel materiale che più di ogni altro, se incendiato, sprigiona alcune sostanze tossiche, tra le quali: la diossina, appunto. Questo il primo dato direttamente confrontabile con il gigantesco fungo nero che per tutta la giornata di ieri è stato accanto ai tre colli di Catanzaro.
In attesa dei risultati dell’Arpacal, Agenzia di protezione ambientale, che ha provveduto alla misurazione ed alla raccolta di polveri nei pressi del deposito della Big Services del quartiere di Santa Maria, che si occupa della disinfestazione delle cassette che vengono usate per lo più per il trasporto della frutta, i catanzaresi sono preoccupati. Se un mal di testa va via con un antidolorifico seguono un percorso decisamente più tortuoso tutte quelle patologie provocate dalla diossina se riuscisse ad intaccare il ciclo alimentare.
Resta alta l’attenzione degli inquirenti sulla causa dell’incendio. Dopo la quasi pacifica constatazione della natura dolosa dell’episodio è stato l’avvocato del gestore, Pietro Pitari, a puntualizzare: “appare avventato e semplicistico affermare la natura dell'incendio come doloso. Ed infatti, solo un serio ed approfondito accertamento per come necessariamente ed inevitabilmente faranno le competenti AA.GG. ed i loro tecnici, potrà stabilire la causa dell'incendio ed il grado di volontà dello stesso”. A parte la piega penale e mafiosa (le indagini sono aperte anche verso il filone della richiesta estorsiva) in cui si potrebbe configurare il gesto, rimane, in ogni caso, allarmante, agli occhi dei più, il danno ambientale qualora anche gli esami degli organi competenti lo dovessero accertare. Una calamità artificiale di cui sarà difficile, comunque, quantificarne le conseguenze in un breve, e solo prossimo, arco temporale. Si è trattato, infatti, di una colonna di fumo nero che ha continuato a vomitare diossina per più di ventiquattrore. Uno schiaffo criminale bello e buono alla salubrità della natura. L’incendio, presumibilmente, iniziatosi a propagare intorno all’una di notte del 7 settembre scorso ha continuato imperterrito a far valere la sua nube tossica fino alle prime ore del mattino successivo, nonostante l’ammirevole impegno dei vigili del fuoco, e degli altri operatori della sicurezza, che sono intervenuti immediatamente e per buona parte della giornata.

3 commenti:

domenico ha detto...

perchè solo lei signor Grimaldi da subito ha ben descritto i danni di questo disastro..qualche giornale locale cosa diceva..questo fumo non è pericoloso.....e ai cittadini compaiono già i primi sintomi .......la nube tossica ha colpito..
bravo Emilio...

nadia ha detto...

per il momento solo il mal di testa...e un domani
perchè negare la gravità dell'accaduto ? perchè
non dare consigli pratici ai cittadini.
bravo come sempre Emilio

Anonimo ha detto...

Su fb figuri tra gli amici ma ora il tuo profilo rimanda alla home. Non sembri bannato ma non esisti. Ciao da Pippi