Foto di Franco Cufari
Alcune pallottole stagliano i casolari abbandonati senz’aria e senz’acqua
I negri reagiscono per non morire
Molti vengono feriti
Anche loro vengono feriti
Anche i poliziotti vengono feriti
Anche i cittadini vengono feriti
Gli unici a non essere colpiti sono quelli che hanno sparato per primi
I negri si rompono la schiena per un domani migliore
I negri raccolgono arance, pomodori e olive per un domani migliore per i loro padroni
Tutti sapevano
Tutti sapevano delle caserme dove abitavano
Tutti sapevano dei venti euro al giorno per morire prima
Tutti sapevano della Piana ricca di arance, pomodori e olive, e avida di cemento
Tutti sapevano della ‘ndrangheta
I negri si rompono la schiena per un domani migliore
I negri raccolgono arance, pomodori e olive per un domani migliore per i loro padroni
Il clero e la nobiltà generarono la borghesia
La borghesia generò i proletari
I proletari divennero Stato di Diritto e Mafia
Il Diritto e la Mafia generarono il Quinto Stato
I negri si rompono la schiena per un domani migliore
I negri raccolgono arance, pomodori e olive per un domani migliore per i loro padroni
Il Quinto Stato non è come la Rivoluzione Russa
Il Diritto e la Mafia hanno gli anticorpi
Il Diritto e la Mafia usano gli anticorpi per pulirsi la coscienza
Il Diritto e la Mafia conoscono gli effetti collaterali
Il Quinto Stato viene soffocato sul nascere
Meglio il Quinto che il Sesto Stato
Non ditelo al Diritto e alla Mafia
I negri si rompono la schiena per un domani migliore
I negri raccolgono arance, pomodori e olive per un domani migliore per i loro padroni
5 commenti:
Credo che tutto questo è stato voluto dalla n'ndrangheta....... Per me dovremmo mandare via da Rosarno e trasferirle in Africa in mezzo ad una Jungla tutte le famiglie mafiose di Rosarno.
Bella poesia Emilio!!
E questo succede in Italia ,un popolo ricco di tradizioni , dove oggi è più importante la ricetta della "pittanchiusa " questo viene scritto su facebook dal fondatore di" Zagaritani di zagarise...è zagaritani nel mondo".
Si vuole nascondere la realtà dei fatti e questi di Rosarno sono dei fatti gravi che violano i diritti umani.
Calabria tanto amata e tanta omertosa e violenta.
Noi che siamo emigrati in tutte le parti del mondo,noi che siamo partiti con le valigie di cartone col filo di spago legato, fil di spago che serviva anche da cintura dei pantaloni,noi oggi a distanza di anni dell'emigrazone ci accaniamo contro delle persone inerte in cerca di lavoro,e per poter sopravvire si devono rintanare in aree dismesse , con che cosa dovrebbero vivere con le 20 euro al giorno,cosa chiedono d'affitto per una casa, dovrebbero mandare in onda qualche filmato degli emigranti Calabresi a Torino,dove il posto letto era sempre caldo, per chi non capisce il letto era caldo perchè perchè veniva usato a turno dagli emigranti e notte e giorno , i letti venivano occupati.
Bella poesia Emilio.
n.b In Italia x fare un lavoro vogliono circa 35 euro all'ora.
Non solo le condizioni di schiavitù. La rivolta degli schiavi migranti scoppiata a Rosarno, Comune della provincia di Reggio Calabria, trova le sue cause su più di un fronte e va, al di là delle spiegazioni semplicistiche e minimaliste, contestualizzata in una maniera più ampia che avvolge anche i calabresi stessi.
D'altronde la società, che si voglia o meno, che si sbraiti e si inneggi a ghetti, baracche e decreti di espulsione, è un unico e grande quadro comune nel quale tutti sono rappresentati. E dove le storie inevitabilmente sono intrecciate tra di loro ad ogni grado e livello, causando cambienti e reazioni, cause ed effetti: può suonare fatalmente coincidente il fatto che, anticamente, il comune di Rosarno si chiamasse Medma, traducibile in "TERRA DI CONFINE".
È ovviamente necessario partire dai protagonisti: dai migranti. Persone per la stragrande maggioranza di provenienza africana, giunte in una terra, la Calabria, dove l'agricoltura svolge ancora una funzione fondamentale, in particolare nella Piana di Gioia Tauro, area tra le maggiormente sporche in quanto a dominio mafioso del territorio: qui crescono in prevalenza agrumi, ma tra le varie coltivazioni ci sono anche gli immensi campi di verdura, pomodori ad esempio. Accade così che i migranti per potere lavorare finiscano in questi campi: d'ora in poi ricominceranno a vivere emozioni identiche a quelle provate durante i viaggi in clandestinità per lasciare i propri Paesi corrotti e martoriati da piccole e grandi guerre e dalla povertà.
Accade che si troveranno a lavorare guardati a vista, come i carcerati statunitensi così tanto visti nelle pellicole cinematografiche da dare la nausea, per oltre 10 ore al giorno percependo salari netti compresi tra 15 e 30 euro. Per tutte e tutti non c'è via di scampo: tentare una improbabile fuga dai campi potrebbe costare la vita a causa della stretta sorveglianza; d'altronde i loro carcerieri sanno bene che per uno perso ce ne sono ogni giorno cento guadagnati. Basta chiedere. In più gli schiavisti dominanti possono contare sulla fattiva collaborazione dei governi, quelli dello Stato italiano, e sulle loro leggi restrittive e xenofobe in merito alla così definita "immigrazione clandestina". Ora più che mai.
Arrivano ai loro lavori forzati aspettando i caporali nelle piazze dei paesi, pagando i 5 euro del "taxi" ed ulteriori soldi per acquistare guanti, stivali e l'attrezzatura necessaria. Il fenomeno dell'immigrazione in Italia è una guerra, il cui controllo è delegato alla criminalità organizzata sfruttatrice di donne e di uomini: come in ogni teatro di guerra che si rispetti, l'esercito sottomissore allestisce i campi per i prigionieri. Vale a dire baracche costruite alla bisogna, quasi identiche a quelle erette dall'altro popolo in fuga ed in cerca di riparo: quello rom.
Non ci si può proteggere dal freddo per l'ovvia precarietà ed indecenza di un elementare fabbricato: l'aria penetra copiosamente ed il riscaldamento è composto da un paio di coperte e dai vestiti sporchi di erba e di terra che si ha indosso. Per cucinare ci sono i fornelletti da campeggio, nella migliore delle ipotesi; gli spazi non sono comunque areati, e sono gli stessi dove si dorme, ammassati a decine. La maggior parte di queste persone è appena arrivata in Italia (meno di 6 mesi, stima Medici Senza Frontiere nei suoi annuali rapporti sull'emergenza schiavitù in Calabria).
La 'ndrangheta ha da sempre dominato e deciso i comportamenti da adottare (anche) in materia di immigrazione; promuove e favorisce l'arrivo in condizioni pietose di queste persone disperate (i famosi "sponsor" citati dai politici di entrambi le parti politiche, se ancora esiste la differenza, dati gli erigendi http://mattialaconcaprc.splinder.com/post/22026877/Rosarno+%28RC%29%3A+la+rivolta+dei+m
"comitati di liberazione nazionali" e "fronti comuni" in occasione delle elezioni) prendendosene "cura" sin dal primo istante. Ma il "Governo dell'antimafia" insieme alle indagini della Magistratura sta pizzicando fastidiosamente la macchina rodata delle cosche.Ce lo dimostra l'ordigno rudimentale piazzato davanti alla Procura di Reggio Calabria, ce lo dimostra la rivolta degli schiavi migranti scoppiata (fatta scoppiare?) e lasciata ardere dalla mafia, Amministratrice Delegata del territorio per eccellenza ed antonomasia, colletto bianco invisibile e discreto.
Le condizioni disperate di queste persone causano innanzitutto un forte, incontrollabile sentimento di rabbia e di frustrazione. Mai prima d'ora l'esplosione di questo calderone, ricolmo di voglia di libertà, vendetta, riscatto e restituzione della dignità, si era manifestat in maniera così clamorosa e violenta. L'Amministratrice Delegata conosce il proprio mestiere di "guardiano delle pecore", di "legislatore": se avesse voluto, avrebbe sedato (con le buone?...) o con le cattive ogni concreta espressione di ribellione, di rivolta. Stavolta non solo non è accaduto, ma la mafia si è addirittura fatta promotrice degli scontri, ferendo due lavoratori a colpi di armi ad aria compressa e liberando un urlo di rivolta che ha coperto la dormiente ed omertosa cittadina di Rosarno.
L'attuale governo Berlusconi si autodefinisce "il governo che più ha fatto nella storia repubblicana contro il fenomeno della mafia". Può darsi che voglia spingersi in tale direzione per volontà del Grande Capo di tagliare i ponti con chi lo ha portato ad essere quello che è. Dimostrando così un'intelligenza da streptococco e di non avere capito assolutamente nulla della propria vita di imprenditore-presidente.
Il fatto è che il Paese si è consegnato da anni nelle mani dell'Amministratrice Delegata e del suo portavoce. Ora che il portavoce pare essersi stancato e desideri l'emancipazione, sarà il Paese stesso a vedere le conseguenze di tale mancanza di rispetto. Se il popolo schiavo tutto, migrante e non, saprà distinguere, fomentare e separare la propria guerra di liberazione dalla faida borghese politico-mafiosa, ci sarà tutto da guadagnare e nulla da perdere, con i porci che si scanneranno tra loro lasciando solo tracce di un passato apocalittico.
MATTIA LACONCA - CUB PAVIAMATTIA LACONCA - CUB PAVIA
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