La sirena di Lamezia Terme
Chi l’ha detto che la mafia divide? Chi l’ha detto che il malaffare forma degli steccati - chi sta di qua non sta di là, e viceversa? Chi l’ha detto che i giudici minacciati dalle malepiante vengono lasciati da soli?
Il contrasto alla ‘ndrangheta in Calabria è una merce troppo preziosa. Tanto che riesce a fare andare d’accordo tutti. Ma proprio tutti. Politici di destra. Di sinistra. Di centro. La Chiesa cattolica. Se la massoneria deviata decidesse un giorno di venire alla luce e di legalizzarsi si accoderebbe pure al grido: “Contro ogni forma di mafia!” Oppure, gli basterebbe presenziare alle passerelle a favore di telecamera. È una moda. E alle mode non si può dire di no.
“Vedi? C’era pure lui. Lo Stato c’era”. Si sente dire. Non ci sono steccati in Calabria. O meglio ce n’è solo uno, grande come una casa. I mafiosi, da una parte, e gli altri, dalla parte opposta. Ma chi è che gli da quel potere che gli consente di agire come agiscono. Chi entra a patti con loro per spartirsi i soldi dei finanziamenti pubblici? Chi fa in modo che alcune inchieste si devono fermare dove devono fermarsi per non incriminare persone vicine a quelle altre amiche di chi si potrebbe sentire offeso da un simile trattamento dal primigenio fratello fidato? Chi viene votato dalla mafia? A Lamezia Terme nessuno. Ci sono solo i mafiosi e gli altri. Non esistono vie di mezzo. Non ce ne sono.
Al sit-in di questa mattina - organizzato dalla scorta civica Calabria-Caltanissetta-Palermo per sostenere i procuratori della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello e Giuseppe Spadaro, e Pierpaolo Bruni, della Procura di Crotone - c’erano Gianni Speranza, sindaco confermato del Pd, Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro, del Pdl, Francesco Talarico, presidente del neo Consiglio regionale della Calabria e segretario regionale dell’Udc, Ida d’Ippolito, parlamentare del Pdl, uscita sconfitta nell’ultimo ballottaggio comunale proprio con Gianni Speranza. Francesco Grandinetti, terzo polo e avversario politico dei primi due. E dulcis in fundo – non per importanza - monsignore Luigi Antonio Cantafora, vescovo della Chiesa di Lamezia Terme. Non c’erano, però, Angela Napoli, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, e Luigi de Magistris, deputato europeo di Idv, ma soprattutto il magistrato che è stato cacciato per incompatibilità ambientale al colluso sistema di Catanzaro e Provincia. Loro, però, non c’erano.
A Lamezia Terme è la ‘ndrangheta ad essere isolata, non i magistrati che la combattono. E rimane un mistero come mai ogni giorno che passa guadagna sempre più punti in fatto di operatività e di potere se tutte le Istituzioni gli fanno guerra. Comune, Provincia e Regione.
A Lamezia la mafia non esiste.
4 commenti:
C'era un considerevole gruppo di Ammazzatecitutti Emilio
li hai visti?
CIAO
Si caro anonimo, c'erano quelli di Ammazzateci Tutti, le Agende Rosse, quelli della "Casa della cultura", di una scuola musicale, e alcuni bambini di una scuola elementare. Questi rappresentanti della società civile li ho "tagliati" nell'economia del mio pezzo per mettere in evidenza un solo aspetto: da una parte i magistrati intimiditi, dall'altra gli organi dello Stato. Da cui la conclusione che "la mafia è isolata" e che "non esiste".
Cordialità emilio grimaldi
Hai detto bene" i ragazzi di" Ammazzateci tutti,delle Agende Rosse compreso Te Emilio...ci siete stati sia alla ricorrenza della strage di via Amelio ( dove lo stato non era presente) e siete sempre presenti...........grazie
meno male però che non c'erano neanche i giudici "chiacchierati", e chi li minaccerà mai a quelli!
Posta un commento