La macchina di smaltimento dei rifiuti all'interno della Seteco Da story Pasquale Leone, titolare della Seteco, la fabbrica di fertilizzanti di località Serramonda nel Comune di Marcellinara, sottoposta a due sequestri della magistratura, è stato rinviato a giudizio per disastro ambientale per i fatti antecedenti al 2006. L’Arpacal, l’Agenzia regionale di protezione ambientale della Calabria, ha sì classificato come “non pericolosi” i rifiuti presenti all’interno del capannone, ma dalle rilevazioni della qualità dell’aria nei pressi avrebbe riscontrato un’alta percentuale di benzene, una sostanza altamente cancerogena e costituente naturale del petrolio e dei suoi derivati. Infine, i vigili del fuoco, spossati per le centinaia di operazioni di spegnimento, effettuate senza risultati apprezzabili, richiesti dagli stessi cittadini, allarmati per la continua fuoriuscita di esalazioni maleodoranti, nel luglio scorso stilarono una relazione indirizzata agli organi preposti per la salute e la sicurezza pubblica in cui indicarono espressamente come “eventuali interventi dei vigili del fuoco su fuoco covante in cumuli, senza fiamma, non potranno portare a risultati significativi di spegnimento dei focolai in assenza di operazioni di smassamento del materiale che può essere spento definitivamente solo se sparso all’esterno su ampie superfici ed irrorato di acqua nebulizzata”. Non solo, ma che i fenomeni di autocombustione interessavano solo “alcuni cumuli di materiale organico”. Non tutti i rifiuti presenti nel fabbricato, dunque. In attesa della bonifica - promossa dalla Regione Calabria su sollecitazione del Comitato spontaneo di cittadini: Seteco, la fabbrica dei veleni nascosti - che stenta a venire soddisfatta per il contestuale sequestro della discarica di Pianopoli, dove dovranno confluire i rifiuti presenti nell’azienda ora affidata ad una curatela fallimentare, l’inchiesta, anzi la doppia inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro - aperta, la prima, nel 2006 e, la seconda, il 22 gennaio di quest’anno, accorpate per motivi logistici, ancora prima delle medesime accuse di reati ambientali – entra nel vivo. Le prime udienze a carico di Leone sono state fissate per il mese di maggio prossimo, e riguardano, principalmente, il presunto sbancamento abusivo di una collinetta al lato del capannone ai fini dello smaltimento illecito dei rifiuti organici prodotti. Mentre risultano all’esame del personale del Nisa, Nucleo investigativo per la sanità e l’ambiente della Polizia, i risultati dell’Arpacal sul benzene rilevato, per giunta ottenuto grazie ad una stazione di misurazione opposta all’andamento naturale del vento che soffia verso la località residenziale di località Serramonda. La relazione del sopralluogo dei vigili del fuoco, infine, spalleggia le voci delle persone che hanno sempre denunciato il fatto che negli anni, nonostante i sigilli dell'Autorità giudiziaria, la Seteco sarebbe stata continuamente avvicinata e rimpinguata di ulteriori rifiuti in un’ala precisa del capannone, nonché attenzionata incessantemente da incendi forse per cancellare ogni traccia e non risalire, quindi, all’esatta tipologia della spazzatura ivi scaricata. |
24 novembre 2010
Seteco: un giallo ancora tutto da scrivere. Leone accusato di disastro ambientale
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2 commenti:
gentilissimo dottor Grimaldi, ha detto bene un giallo tutto da scrivere, le persone incominciano a capire cosa veramente si smaltiva in quella fabbrica dei veleni, gli anonimi che cercano di deviare la verità, i dipendenti che hanno paura di raccontare, la gente del posto che si ammala.....
persino lo smaltimento è andato in "fumo"c'era una scritta su un vostro striscione alla manifestazione fatta a Catanzaro," SETECO CHI CAZZU TE FUMI" e fino a quando continuerà a fumare?
Un ambiente malato da rifiuti tossici cancerogeni e'la premessa per lo sviluppo di patologie degenerative e criptogenetiche.
Ci sara' un incremento statisticamente significativo di patologie tumorali in quell'area contaminata dalla Seteco.
Dr.Pasquale Montilla
Oncologo Medico
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