Caricatura a cura del blogger, liberamente tratta dall'opera di Muelich Hans: "Alberto Duca di Baviera e la sua sposa"
Luigi de Magistris che si candida a sindaco di Napoli. Luigi de Magistris che riceve il plauso dell’Olaf, l’organismo antifrode della Comunità europea, per la gigantesca truffa di Poseidone. Luigi de Magistris che si costituisce parte civile nel processo di Salerno contro i magnifici otto della Catanzaro bene che lo ostacolarono come magistrato. Luigi de Magistris scaricato e abbandonato da Beppe Grillo. Luigi de Magistris che volta le spalle a Gioacchino Genchi. Prove generali di una partita a scacchi. La sua personale.
Ha perso la Regina, il pezzo più forte, il popolo dei grillini, che lo ha sempre sostenuto e gli ha anche pagato il biglietto di sola andata per Bruxelles. Ha perso il Cavallo, il pezzo più sorprendente, il superconsulente, che in ogni indagine gli indicava la pista delle persone coinvolte dalla matassa dei brogliacci telefonici. L’ex pm appare sull’orlo di una crisi di nervi. Ma ha dalla sua, ancora, gli Alfieri e le Torri. Vincerà? Ai posteri l’ardua sentenza.
Sindaco di Napoli
“Una garanzia per il cambiamento”. E’ questa l’intestazione del sito dell’ex pm candidato a sindaco. La motivazione della scelta e della svolta sta tutta in una frase, anzi un’interrogazione di don Milani. Chiedeva il prete di Barbiana: “Che senso ha avere le mani pulite e tenerle in tasca?”. “Qualche settimana fa, - spiega - ho cominciato ad interrogarmi anche io, dopo il pantano delle primarie del centrosinistra e di fronte alla pressione affettuosa rivoltami da associazioni e movimenti, semplici cittadini e semplici cittadine. Così ho risposto – motiva - nell’unico modo possibile: non serve a niente che io abbia le mani pulite se poi le nascondo nelle mie tasche. Non serve a niente – incalza - che sostenga la necessità di una primavera etico-politica per il Paese se poi non mi impegno in prima persona, se non lo faccio per la città che mi ha visto crescere e che ho amato profondamente e, soprattutto, che amo ancora oggi. Così alla fine – conclude - ho superato le fisiologiche titubanze e ho rotto gli indugi, scegliendo di candidarmi sindaco a Napoli, sapendo quanto la sfida anti-sistema sia ardua”.
L’Olaf
L’organismo antifrode della Comunità europea dopo quattro anni di indagini ha riconosciuto la truffa di Poseidone, l’inchiesta aperta dall’ex pm sui finanziamenti pubblici destinati alla depurazione in Calabria, ai danni dell’Unione europea e ha condannato l’Italia al pagamento di 57 milioni, cioè di recuperare i soldi sperperati. Non solo, ma ha anche rilevato un risparmio, grazie al lavoro di de Magistris, pari a 48, 8 milioni. Il candidato a sindaco gongola. Viene ricordata come la truffa comunitaria più grande mai accertata dall’Ufficio. Illuminante la chiosa di Marco Lillo su il Fatto Quotidiano: “L’Italia illegale che guadagna sugli sperperi dei soldi europei non sarà grata a Luigi De Magistris. L’Europa gli deve 57 milioni di ringraziamenti. Forse per questo l’hanno eletto presidente della Commissione di controllo sul Bilancio europeo”.
Parte civile contro i magnifici otto
I magnifici otto, che ostacolarono e condizionarono, secondo l’accusa, l’allora pm Luigi de Magistris nello svolgimento delle indagini "Poseidone" e "Why not", sono: Dolcino Favi, ex avvocato generale e procuratore generale facente funzioni presso la Corte d'appello di Catanzaro, andato in pensione ad ottobre; Mariano Lombardi, ex procuratore capo di Catanzaro, deceduto il primo marzo; la moglie di quest'ultimo, Maria Grazia Muzzi, e il figlio di lei, Pierpaolo Greco, avuto in un precedente matrimonio; Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, a seguito di questo procedimento trasferito a Messina in via cautelare dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura; Antonio Saladino, imprenditore lamentino, ex leader della Compagnia delle Opere in Calabria, principale indagato dell'inchiesta "Why not" e condannato al termine del giudizio di primo grado; Giancarlo Pittelli, avvocato penalista catanzarese e parlamentare del Pdl; Giuseppe Galati, parlamentare del Pdl ed ex sottosegretario alle Attività produttive. Sono imputati per corruzione, corruzione in atti giudiziari e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici per aver, secondo l'accusa, condizionato lo svolgimento delle indagini. Ora, de Magistris vuole essere risarcito.
C’eravamo tanto amati, Grillo & de Magistris
“Di errori ne ho commessi molti e purtroppo ne commetterò altri. Uno dei più imbarazzanti è stato Luigi de Magistris, eurodeputato grazie (anche) ai voti del blog, eletto come indipendente, che subito dopo per coerenza si è iscritto a un partito (l’Italia dei Valori, ndr) “. Come un fulmine a ciel sereno, il divorzio. Beppe Grillo affida al suo blog la notizia. “Un errore imbarazzante”. Uno dei più imbarazzanti. “Comprereste un voto usato da quest’uomo?”, l’interrogativo del post. L’immagine in bianco e nero immortala la vedovanza dell’ex pm. È il comico e uno dei più blogger cliccati del mondo a lasciarlo. Ora, è da solo. E via alla descrizione del tradimento. “Sulla sua attività europarlamentare – chiarisce - tantissimi contavano, io per primo, per contrastare i fondi europei destinati alle mafie. In questi mesi è stato forse più presente sui giornali e in televisione che nei banchi di Bruxelles. Ah, la visibilità. Ah, la coerenza”. Luigi lo avrebbe tradito per la tv anziché per scovare le frodi comunitarie. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la sua candidatura a sindaco di Napoli. Grillo cita una sua lunga dichiarazione di un anno fa sul Fatto Quotidiano che termina così: “Ho fatto campagna elettorale in tutta Italia raccogliendo consensi ovunque per dedicarmi ai temi dell’Europa. Lasciare il lavoro incompiuto non sarebbe un bel segnale”. Il lavoro incompiuto è quello che starebbe facendo de Magistris lasciando Bruxelles per Napoli. “Ah, coerenza”, il ritornello. Come coerenza avrebbe mostrato ancora l’ex pm nell’avvalersi dell’immunità parlamentare contro la citazione per diffamazione di Clemente Mastella.
A stretto giro di posta la replica del vedovo su Affariitaliani.it. “Grillo usa lo stesso linguaggio del Giornale e di Libero, non ha interesse che la politica cambi. È evidente a tutti che la sua attività è in qualche modo guidata da ben noti gruppi imprenditoriali e della comunicazione che lavorano con lui. Vuole mantenere il suo marchio, ma non gli importa nulla che la politica funzioni”. Ben noti gruppi imprenditoriali e della comunicazione... È un divorzio con champagne al vetriolo. “Grillo ha deciso unilateralmente di rompere il rapporto di amicizia. È un grande comico e un italiano di valore, andato, però, fuori del seminato”. La frecciatina finale è sul personale: “Invito Grillo a scendere dalle vacanze a cinque stelle e dalle sue abitazioni di lusso e a venire in piazza con noi”.
De Magistris perde la Regina.
De Magistris perde anche Genchi, il Cavallo vincente
La domanda gliela pone - udite udite - il Ceppalone, Clemente Mastella da Ceppaloni, ex ministro della Giustizia. “Perché nell'inchiesta in cui è indagato con l'ex vicequestore Gioacchino Genchi per le intercettazioni telefoniche illegali, prima ha rovesciato tutte le responsabilità sul funzionario e poi ha disertato la convocazione del gup invocando il legittimo impedimento?" E’ una delle quattro domande che gli rivolge pubblicamente. L’ex pm risponde a tutte sul social network più diffuso, facebook, ma evita pedissequamente di parlare di Genchi. E sì perché nel procedimento a loro carico ha scaricato tutta la responsabilità sul suo ex consulente. E che mai avrebbe “consapevolmente disposto l'acquisizione dei tabulati di un parlamentare”. Non solo, ma che si fidava “della professionalità di Genchi”. E ancora: “che mai avrei potuto pensare che le utenze indicatemi da lui fossero dei parlamentari”. Così ha risposto ai pm che se ne stanno occupando. Dunque, al Ceppalone evita di infierire sul significato delle sue dichiarazioni.
Per l’ex vicequestore di Polizia, invece, la vicenda della utenze dei parlamentari ha tutta un’altra musica. Che “le utenze non si sapeva fossero di parlamentari”, per le quali è prevista l’autorizzazione alla Camera. E che quando ne sono venuti a conoscenza “è stata fatto presente al pm (de Magistris) che si è, poi, regolato per conto suo”.
De Magistris, dopo la Regina, perde anche il Cavallo.
Il Concorso con Dio e il passo indietro di Genchi
Ora è sera, e sulla scacchiera di de Magistris incombe una luce diversa. La irradia il super perito informatico, a suo tempo anche collaboratore di Giovanni Falcone. La trasmette al giornalista Leo Amato de il quotidiano della Basilicata. “Un giorno – racconta - rientrando dalla Toscana da una trasferta per una indagine su un presunto traffico d'armi su cui indagava un magistrato del luogo, Falcone, commentando il mio scetticismo su quell'indagine (e non solo sull'indagine) mi disse: «Caro Genchi, sono più d’aiuto alla mafia i miei colleghi che pensano di avere vinto il concorso per Dio di quanto non lo sono taluni affiliati, che con i lori errori ci consentono di combatterla». Purtroppo rilevo – continua - che ancora oggi ci sono dei magistrati (ed ex magistrati) che pensano di «avere vinto il concorso per Dio». Per quanto mi riguarda ogni indagine è ricerca della prova e accertamento della verità su una “notitia criminis” (notizia di reato, ndr). L’indagine non può e non deve essere lo strumento per cercare o creare la “notitia criminis”. L’indagine è anche fantasia ed è normale che in quell'ambito si possano profilare degli indizi che necessitano di approfondimenti finalizzati alla ricerca della prova. Ecco perché ritengo - sempre come sosteneva Falcone - che la più grande virtù di un investigatore non è quella di non sbagliare mai nel seguire una pista, ma è quella di sapere fare tanti passi indietro di quanti se ne sono fatti in avanti quando ci si accorge di avere sbagliato strada. Tutto qui».
La fine della prossima campagna elettorale di Napoli potrebbe non bastare per la partita. Forse. Oh sì? Ai posteri.
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