25 luglio 2011

Seteco, bonifica e vendita. In attesa della verità

I vigili del fuoco del Nbcr all'ingresso della Seteco

È partita la bonifica della Seteco (Servizi e tecnologie ecologiche) nel Comune di Marcellinara. Dal 13 luglio scorso gli operai della Ecosistem di Lamezia Terme, aggiudicatrice dell’appalto, coadiuvati dal Nbcr (Nucleo biologico, chimico e radiologico) dei Vigili del fuoco, sono al lavoro per la rimozione, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti presenti nello stabilimento. Hanno trenta giorni di tempo per risanare la “fabbrica dei veleni nascosti”, così come è stata ribattezzata da un comitato spontaneo di cittadini che ha portato all’attenzione pubblica e degli organi competenti lo scandalo dell’azienda: ben due volte - forse tre - posta sottosequestro e incessantemente fumante negli ultimi cinque anni. Fumante di gas e polveri di difficile connotazione chimica, che ha condizionato la vita dei lavoratori della zona Pip del Comune catanzarese e dei cittadini di località Serramonda. Finalmente una buona notizia. Un risultato positivo, grazie al dinamismo della cittadinanza attiva. In attesa della verità. Il comitato chiede anche che la Magistratura faccia piena luce sul tipo di materiali arrivati da chissà dove e messi al rogo della Seteco di Pasquale Leone. Dovevano servire per produrre fertilizzanti. Dovevano.

Monitoraggio strumentale
Come da cartello affisso sul cancello d’ingresso della Seteco i lavori sono partiti il 13 luglio con il cosiddetto “monitoraggio strumentale”, sia ai fini dello smaltimento che delle garanzie di sicurezza da porre in essere per gli operai. Il trasporto vero e proprio del materiale, però, è iniziato solo da martedì 19. Destinazione: presso la discarica Econet e la Ecoinerti, entrambi i siti risiedenti nella zona industriale di Lamezia Terme. Come si ricorderà, tre sono i Cer, i codici che l’Arpacal (Agenzia regionale di protezione ambientale della Calabria) ha individuato nello stabilimento. Due “non pericolosi”. Il Cer 19.05.03 compost fuori specifica, che non hanno una radice comune, tuttavia non sono pericolosi; e il Cer 19.05.02parte di rifiuti animali e vegetali non compostata, di cui era piena zeppa la Seteco, anche se adesso l’interno del capannone sembra ridotto quasi interamente ad un cumulo di ceneri. Il terzo, infine, questo sì pericoloso, anche ufficialmente, il percolato: codice Cer: 19.07.03* percolato di discarica, circa 200 metri cubi. Ed è proprio il percolato che ancora non si sa dove smaltire. Fino all’anno scorso il tutto sarebbe dovuto essere trasportato nella discarica di Pianopoli. Le vicissitudini giudiziarie e il tira e molla sull’identificazione della qualità dei rifiuti tra l’Arpacal e il Nisa (Nucleo investigativo per la Sanità e l’Ambiente della Polizia di concerto con la Procura) hanno convinto l’Ente appaltante, la stessa Regione Calabria, a cambiare.

L’incendio all’esterno della fabbrica
È da circa 20 giorni che a fumare non è più l’interno bensì l’esterno della stabilimento. A ridosso della recinzione, coperti dalle erbacce, vi sarebbero gli stessi rifiuti che per anni hanno bruciato tra le quattro mura della fabbrica di Leone. La puzza è la stessa. Buon naso non mente.
Anche di questa zona la ditta sta provvedendo alla bonifica. Un’operazione tutt’altro che facile a causa dell’alta temperatura di questi giorni.

La vendita
Una volta bonificata la Seteco, essendo in regime fallimentare, sarà venduta al miglior offerente. Il finanziamento dell’Ente appaltante, in realtà, non è altro che un credito in prededuzione, un anticipo, che la regione Calabria vanterà nei confronti della curatela fallimentare quando l’avrà liquidato. L’ultima perizia, depositata al Tribunale delle esecuzioni immobiliari, stima il valore dell’immobile in 11 milioni di euro. Molti? Pochi? In ogni caso troppi rispetto al precedente apprezzamento che si era fermato alla modica cifra di 800 mila euro.
Il rischio più grosso è che potrebbe essere acquistato da una società con le stesse caratteristiche della fabbrica di Leone. Difficile, infatti, immaginarci un supermercato di derrate alimentari o un negozio di abbigliamento. Il pregiudizio sulla fabbrica dei veleni è difficile da correggere. E questo vale anche per il mercato immobiliare.

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*Errata Corrige: il Cer 19.07.03 "non è rifiuto pericoloso", ad esserlo è il percolato con Cer 19.07.02


Il cartello dei lavori

2 commenti:

domenico ha detto...

grazie al tuo impegno, al comitato , ai cittadini che hanno protestato anche in piazza "Grimaldi"....qualcosa di positivo .

Anonimo ha detto...

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