9 febbraio 2012

Beatrice, il sogno infranto

L'ospedale di Catanzaro

Antonietta Mazza e Domenico Repici hanno un sogno. Sposarsi e formare una famiglia. Frequentano l’università. Si laureano e convolano a nozze. Tutto procede secondo le rosee aspettative di due che si amano. Lei rimane incinta. Si avvicina la 40ma settimana. Quella fatidica. Si chiama Beatrice. Il nome lo avevano deciso insieme. “Colei che rende felici”, l’etimologia faceva ben sperare. Si recano al Pugliese Ciaccio. Da domenica 4 a domenica 11 dicembre 2011. Una settimana di attesa. Dolce attesa. Della notizia più lieta per una coppia. I medici li rassicurano. Il cuoricino batte. C’è. Poi la tragedia, come un fulmine a ciel sereno. La bambina nasce morta.
Il mistero. Tanto mistero che il personale sanitario ha un guizzo, però. Forse inconscio. Un lapsus per mantenerlo tale. Via la placenta. Che, secondo gli ultimi studi scientifici riconosciuti dal ministero della Sanità, insieme al feto rappresenta “un’unità morfofunzionale”. Nel cestino dei rifiuti. “La placenta, seppure includa una porzione della mucosa uterina materna (decidua del piatto basale e dei setti intercotiledonari) e sia permeata dal sangue materno (che peraltro non viene a diretto contatto con quello fetale), è anatomicamente e geneticamente un organo del feto”, spiega il Centro nazionale per laprevenzione e il controllo della malattie. La Procura apre un’inchiesta. Quattordici indagati, tra medici e ostetrici. Tutti i sanitari del nosocomio calabrese che l’hanno assistita durante la settimana. Ora c’è una guerra in atto. Fatta di carte. Ogni medico si avvale di un altro medico come consulente di parte. Il Tribunale del suo, i coniugi Repici anche. Camici bianchi in scienza e coscienza. Almeno sulla carta.
Nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 dicembre Antonietta viene ricoverata. Dopo un andirivieni dall’ospedale nei giorni precedenti, i medici dicono che è arrivato il momento. Dolori e contrazioni. Secondo la norma. Si aspetta il travaglio. Passa il tempo e la bambina non accenna a venire alla luce. Si pensa ad un parto indotto. Procurato con alcuni accorgimenti farmaceutici. Prima la garza e poi le flebo di ossitocina. Sabato 10 con la garza. Domenica mattina tutti in sala parto. Con le flebo questa volta. Dalle 4 del mattino fino alle 17 e 52. Quattordici ore di travaglio. Nel pomeriggio adottano anche le manovre invasive di Kristeller, vietate in alcuni Stati europei, ma non in Italia. La mamma non mangia da un paio di giorni. Ma resiste. Beatrice sta per nascere. Nasce. Morta. Lo era già. Qualcuno si preoccupa della placenta. Nel secchio dell’immondizia. Portano la bambina nella sala accanto. Ancora la notizia, la più brutta per un genitore, non viene resa nota. “Ha dei problemi”. Fino ad un singhiozzo trattenuto. Che si libera finalmente in pianto liberatorio. L’ostetrica ha un attimo di debolezza. Tutti sanno. Le lacrime di gioia si tramutano in dolore. Amaro. Straziante. Arrivano i carabinieri. Sequestrano cartella clinica e feto. Non sanno della placenta. Non sono medici.
Si attende l’esito dell’autopsia. Che sarà girato e rigirato in mille interpretazioni. Inchiostro su carta. In ogni caso monco dell’unico organo che avrebbe potuto inequivocabilmente far sapere la verità.

Di seguito la lettera che Antonietta Mazza ha scritto al ministro Balduzzi

       Gentile Sig. Ministro Balduzzi,
sono l' Avvocato Antonietta Mazza, mamma di Beatrice Repici, morta durante il travaglio alla 41 settimana più 2 giorni all' Ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro.
Tempo fa Le avevo inviato una mail segnalando la condizione dei punti nascita calabresi e richiedendo, anche per il mio caso, l' attenzione riservata ai fatti avvenuti a Cetraro ed a Crotone. Stessa comunicazione è stata inviata al Presidente Scopelliti ma ancora non ho avuto nessun riscontro.
Dopo la morte di Beatrice abbiamo sporto denuncia e siamo in attesa dei risultati dell' autopsia.
Io e mio marito, supportati dai nostri Consulenti medici, crediamo, infatti, che una valutazione più attenta dell' evoluzione del mio travaglio avrebbe salvato la vita della bambina e speriamo di riuscire a dimostrarlo per evitare che simili errori si ripetano.
Nel frattempo vorremmo che le autorità preposte avviassero autonomamente  indagini e controlli, che non si limitassero ad intervenire sull' entità delle spese e sugli sprechi ma che andassero oltre valutando qualità, adeguatezza del servizio e nei casi sospetti come il mio, anche l' idoneità degli interventi attuati dal personale sanitario.
Spero che il mio caso desti l' attenzione che merita perché un genitore, che perde un bambino durante il parto, non può sentirsi dire “può capitare”.
Rimango a disposizione per ogni eventuale chiarimento sulla vicenda pregandoLa, come mamma, di attivarsi per quanto di sua competenza.
In attesa di un sicuro riscontro, La ringrazio per l' attenzione.
Distinti saluti.
Antonietta Mazza, mamma di Beatrice Repici.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Una vergogna questo "ospedale" !
E guarda caso scompare la placenta...
Quanto scommettiamo che non pagherà nessuno per questa innocente ?

Anonimo ha detto...

Io sono una calabrese, ma ho partorito nella celeberrima CLINICA S. ANNA DI TORINO.A causa della superficialità dei medici ho rischiato di morire,anzi se mi fossi sottoposta al taglio cesareo come loro volevano, dopo ore e ore di travaglio, la mia morte era certa. Io mi impuntai (grazie a Dio), dicendo - adesso provate a farlo nascere!!!...e mio figlio dopo circa due ore , dall'induzione con ossiocitina...(?) nacque...bene aveva anche lui segni da stress da travaglio...credetemi... catanzaro, come torino, come milano...è l'incuria e la superficialità...a dare questi risultati...in ogni dove...una specie di legge del taglione!

Anonimo ha detto...

e aggiungo...la mia cartella clinica nn denunciava i fatti realmente accaduti...sempre nella celeberrima clinica s.anna di torino, il più importante d'europa!!!

mamyblue ha detto...

Si ripete sempre la stessa storia da donna dico che e' intollerabile tutto cio' e parlo per esperienza diretta
Ero al mio primo parto felicita' e ansia mescolate insieme
una gravidanza sofferta a causa di un medico incompetente che nel 1998 mi faceva pagare 70milalire di ecografia e 130mila lire di visita
in una clinica a nord di catanzaro
arriva il momento del parto vengo scaricata come un animale dal cosiddetto professore
mi rivolgo all ospedale pugliese
vengo ricoverata a causa di una gestosi divenuta ormai troppo pericolosa
arrivano i primi dolori nella tarda serata ,vengo portata in sala travaglio e li' lasciata da sola fino alle 7 del mattino da sola al mio primo parto
ho dovuto subire le angherie di una ostetrica che per non sentirmi alzo' il volume della televisione a palla
per non parlare del medico di turno
LASCIATA SOLA STAVO MALISSIMO
alle sette quando si sono degnati di venire nella stanzetta dove stavo io hanno visto ke il mio bambino se la stava cavando da solo
son rimasti sconcertati
mi hanno lasciata una notte intera su un lettino e con la cosiddetta pala
non sentivo piu' le gambe ero disperata
quando e' nato il mio bambino io non ho retto piu' ho avuto un collasso e la pressione a 200
ho riaperto gli occhi il giorno successivo e non per la stanchezza
perche' non ho denunciato?
il mio bambino era vivo e io sarei stata meglio
siamo stati forti entrambi
all'ospedale civile
questo succede succede che una donna viene trattata come un animale e non viene rispettata la sua dignita' di madre.
Piango mentre scrivo pensando alla gioia negata a dei genitori ai nonni ma in primis alla vita negata ad una bimba
piccolo angelo sei nei miei pensieri

Anonimo ha detto...

http://www.corrieredellacalabria.it/stories/cronaca/3900_bimba_nata_morta_lospedale_tutto_in_regola/


«Dall'indagine interna non è emersa alcuna criticità di sistema e nulla da eccepire in merito all'organizzazione aziendale». È quanto sostiene l'Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro in relazione alla tragica vicenda che riguarda Antonietta Mazza, la donna che l'11 dicembre scorso ha partorito una bambina priva di vita. «In regola - sostiene ancora l'Azienda - sono risultate le dotazioni strumentali e di presidi, come pure la copertura relativa ai turni del personale in servizio, con tutte le figure professionali disponibili, anche in riferimento al neonatologo ed ai medici reperibili». «La Commissione medica di Presidio, riunitasi presso la
direzione sanitaria dell'ospedale Pugliese - è detto ancora nella nota - ha letto la copia della cartella clinica della signora Antonietta Mazza. In merito all'eventuale presenza di comportamenti gravati da colpa professionale a carico del personale sanitario intervenuto in occasione del parto, la Commissione rileva che l'indagine della Procura della Repubblica di Catanzaro non si è ancora conclusa e pertanto le cause della morte del feto non sono ancora state accertate». «Il direttore generale dell'Azienda ospedaliera, Elga Rizzo - si aggiunge nel comunicato - ha rinnovato il suo cordoglio alla famiglia e si è detta vicina come donna e come madre al dolore della signora Antonietta, di papà Domenico ed a quello dei familiari ed ha assicurato che, in completa interazione con gli organismi regionali e con la piena fiducia sull'operato della magistratura, nessuno ha maggiore interesse dell'Azienda ad appurare la realtà dell'accaduto, acclarando eventuali responsabilità dei singoli oppure liberando dalla pressione morale e mediatica l'alta professionalità dei suoi dipendenti».