22 marzo 2014

Gerardo Dominijanni ha sbagliato tutto

Da sinistra: Sergio Abramo, Domenico Tallini, Wanda Ferro e Piero Aiello

La Catanzaro che descrive il pubblico ministero Gerardo Dominijanni è una città storta. Non è vero che è così. Non è vero che per fare una carta d’identità basta una fellatio senza involucro. Che gli appalti gli amministratori li danno agli amici. Che i vigili fanno multe vere a certi cittadini e multe fasulle a certi altri. Che il tenente colonello si mette a disposizione dell’assessore regionale per controllare le macchine dei manifestanti che vanno a Roma per sostenere che Silvio c’è. Che la città di Catanzaro poteva essere più sicura con l’ausilio dei servizi segreti israeliani. 
Dominijanni non va bene per il capoluogo della Regione Calabria. Se ne deve andare. Fa sogni strani.  È uno che quando ha aperto l’inchiesta sulla compravendita di voti nelle ultime elezioni del 2012, che hanno promosso Sergio Abramo sindaco per l’ennesimo volta in una manciata di anni, aveva dormito male. E, giunto al Palazzo di Giustizia morto di sonno, si è inventato storie assurde.
Perché Massimo Lomonaco non è solo assessore al Personale ma è stato promosso sul campo anche come assessore ai Servizi sociali. Si è accontentato di un “bacio” per sbrogliare la difficilissima procedura di rilascio della carta d’identità ad una ragazza di origine creola, che di nome fa Cristina e che ha fatto tanto bene a Catanzaro. E anche a lui, ma solo come giusto premio per il duro lavoro svolto. La spagnola ha dato tanta passione alla città. Mentre sono state le mogli dei fortunati a spettegolare perché, non potendo dare più cattivo esempio, si sono sentite come Gesù nel tempio inveendo contro chi avrebbe più clienti di un consorzio alimentare.
Perché gli assessori Massimo Lomonaco e Stefania Lo Giudice, dando gli appalti agli amici, hanno fatto risparmiare un sacco di soldi al Comune accorciando le lungaggini burocratiche dei lavori pubblici. Che costano. Massimo e Stefania vedono il Palazzo de Nobili come casa loro. E lo usano in economia domestica. Come la massaia di una volta. Quando la politica si faceva davvero. Con vera passione, quasi come Cristina.
Perché i vigili e il loro capo, tenente colonello Salvatore Tarantino, sono davvero sempre a disposizione dei cittadini e di Mimmo Tallini. E che le multe false servono ai cittadini normali a capire che la Legge è uguale per tutti. Ma anche - questo è il vero ago della bilancia - che non tutti sono uguali. Perché Silvio c’è anche per i poveri cristi che si sono fatti un viaggio di sei ore per vederlo che c’è. Che non è morto. Che è vivo e vegeto. Ed era giusto che una volta tornati non incorressero nell’amara sorpresa della loro macchina rotta. Sarebbe stato un sogno infranto. Quello di vedere Silvio vivo e poi tornare a casa e maledire Tallini che gli ha pagato il viaggio sì, ma senza preoccuparsi di controllare loro il mezzo di trasporto personale.
Perché Sergio Abramo è amico e fan degli israeliani e dei palestinesi. Perché nei suoi anni giovanili ha manifestato sia al fianco di Arafat che alle spalle di Sharon prendendo il meglio dell’uno e il peggio dell’altro. E viceversa. Le immagini registrate in Safe City sarebbero servite agli israeliani per stanare i palestinesi. E ai palestinesi per indicare i veri furbetti del quartierino. Li avrebbe avuti entrambi in pugno sventando l’ennesimo attacco terroristico e una nuova guerra nel Mediterraneo. Punto.


Lo Monaco di Monta, per gentile concessione di Sergio Gambino

1 commento:

domenico ha detto...

Catanzaro nel bene e nel male.