26 marzo 2010

Palazzo De Nobili. La caduta e un sogno

La facciata del palazzo De Nobili di Località La Petrizia di Sellia Marina

La caduta e un sogno. Il palazzo De Nobili, sito in località la Petrizia di Sellia Marina, tra il possibile crollo, a cui è destinato per il persistente abbandono, e un sogno, quello di restaurarlo per offrirlo come bene a tutta la collettività.
Domenico Ciocci e famiglia, legittimi proprietari dell’immobile, appartenuto all’antica casata dei De Nobili di Catanzaro, lanciano un appello: “Siamo disponibili a cederlo gratuitamente ad enti pubblici purché venga restaurato e consegnato all’intera comunità per fini culturali e turistici”. Un appello, dunque. L’ennesimo, dopo quello del 2001, con l’allora sindaco Antonio Biamonte, quando il primo cittadino, su proposta dello stesso Ciocci, inviò una corposa documentazione al 10° dipartimento Istruzione cultura e Beni culturali della Regione Calabria con lo scopo di valorizzarlo come un “Centro polifunzionale tecnologico finalizzato a servizi storico-culturali-turistici e per il recupero degli aspetti della cultura locale”. Una proposta progettuale disattesa. Non fu possibile inserire il Castello nelle risorse culturali Por 2000/2006. La delusione, quindi, prese il sopravvento fino all’altro giorno. Quando il comitato de La Petrizia contatta ancora l’ingegnere Ciocci: “Domenico, il palazzo sta crollando, dobbiamo fare qualcosa!” e lui: “Certo, ma come? La Regione un po’ di anni addietro ci rispose picche”. Scambio di informazioni, di ricordi della baronessa Pimpa (l’ultima abitante del Palazzo, ndb), dei tempi che furono, di foto, di documenti, e un appello unanime. Rivolto al Comune di Sellia Marina, ai paesi limitrofi, Soveria Simeri, Simeri Crichi, alla Provincia di Catanzaro, alla Regione Calabria e al Ministero per i Beni culturali. L’incubo è una possibile caduta. E la sua scomparsa definitiva dalla storia. “Forse è tardi”, fanno sapere. “Ma non lo è mai quando c’è la volontà di perseguire un bene comune”, incalzano. Un appello per la cultura. “Stavolta, ci dobbiamo riuscire. Non è possibile che lo Stato ci neghi il nostro passato!”, reclamano.
Già, la storia. Fu l’architetto Andreotti a disegnarlo verso la fine del ‘700 su richiesta di don Emanuele de Nobili e donna Olimpia Schipani con elementi linguistico-formali tipici dell’architettura fortificata. Data la bellezza dell’opera gli stessi nobili chiesero all’architetto di ripetersi con un palazzo gemello. Ed ecco, allora, l’attuale sede del Consiglio comunale di Catanzaro. Che ebbe più fortuna della residenza estiva della famiglia nobiliare. Fu abitato dai discendenti della famiglia de Nobili della Bagliva fino al 1972. Poi l’abbandono. Gli incendi. Il tramonto. Il tramonto che chiede insistentemente un’alba.

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3 commenti:

nadia carminati ha detto...

riportarlo alle antiche origini sarebbe uno splendore, poi dove si trova è una posizione da tenere in considerazione troppo bella da non sfruttare sia a livello locale che turistica poichè è ubicata propio a pochi metri dalla strada principale, sarebbe un bellissimo spettacolo in bella mostra. Io non sono Calabrese ma condivido le migliorie e le persone oneste di questa terra.
grazie Grimaldi.

Anonimo ha detto...

ma non esistono fondi dalla comunita europea per restaurare castelli etc?
o come al solito in calabria non esistono queste prospettive?

Anonimo ha detto...

Si tratta del simbolo vivente - ancora per poco - di ciò che Sellia Marina avrebbe potuto essere e che invece non è e non sarà.
Un animale agonizzante del quale si attende solo la fine.
La colpa è solo dei selliesi non cercate altri responsabili.