Pubblico questo prezioso documento sulla Green Economy, presentato dal professor Francesco Santopolo a Simeri Crichi durante il convegno: Ambiente & Turismo lo scorso 14 settembre, nella convinzione che possa interessare anche i lettori di questo umile blog, anzi Url...
NB
“Fin dagli albori della civiltà, ogni generazione ha lasciato alla successiva un pianeta simile a quello che aveva ereditato, ma noi potremmo essere i primi a interrompere questa tradizione”. (Brown, L. R., 2010)
4 commenti:
Il mio intervento (prima parte)
Dopo gli illustrissimi interventi dei professori qui al mio fianco è difficile prendere la parola. Ma ci proverò comunque. Con l’occhio del comune cittadino, del comune osservatore delle cose che succedono. Con l’occhio del giornalista. Di Simeri Crichi ho scritto poco, in realtà, durante la mia piccola carriera come giornalista. Sono di Cropani e ho sempre scritto da quelle parti. Simeri Crichi rimane un po’ distante. Per modo di dire, però. Per venire nel capoluogo dobbiamo per forza attraversare questo bel paese. Ammirare e rimanere con il fiato sospeso quando si intravede Simeri con il suo Castello ormai alla deriva. Ammirare e rimanere affascinati dalla variopinta Valle dell’Alli che unisce Crichi al capoluogo. Un paesaggio caratteristico della Calabria le cui conurbazioni nel corso dei secoli si sono sviluppate proprio sulle colline per proteggersi da possibili invasioni provenienti dal mare. Negli ultimi anni le cose stanno cambiando. L’attrattiva principale non è più la montagna ma il mare. La nostra regione è una delle poche che vanta sia la montagna che il mare. Se le cose non vanno bene a monte ci si può riversare a mare. Cade sempre bene la Calabria. Madre natura, diciamo, ha fatto un buon lavoro. Allora, con la macchina, con questi pensieri arrivi, finalmente, a Catanzaro. E poi fai ritorno. E qui iniziano i dubbi.
Il castello di Crichi lo vedi e non lo vedi. Ciò che vedi più distintamente ora sono le cattedrali dell’Edison e della discarica di Alli. Una al di qua della via alzaia dell’Alli e l’altra al di là. Una nel territorio di Simeri e l’altra in quella di Catanzaro. Ora non è più una valle è una Pip, una zona di insediamenti produttivi. Qui si produce. L’Edison produce energia e la discarica smaltisce rifiuti. Nel cuore della valle. Bypassata d’autorità madre natura. Senza chiedergli alcunché. L’Edison vanta l’accettazione bipartisan delle due amministrazioni locali che si sono avvicendate. E come mai? Dove vanno a finire questi soldi? Questa energia prodotta dalla combustione del gas? Viene distribuita nella rete nazionale. E dove precisamente? Al Nord! La Calabria ha già una certa autonomia energetica. Non ne ha bisogno. Ne ha bisogno, invece, il Nord! Checché ne dica Brunetta, che l’Italia senza alcune regioni sarebbe prima in Europa…
Ritornando a noi, allora, come mai le Amministrazioni locali hanno sempre accettato il fatto compiuto? Ma per le royalty e i regalini vari che il colosso dell’energia trasferisce ai politici. Alle casse comunali. Questi vengono investiti per dei progetti. Per potenziare il consenso, insomma. Il consenso elettorale. Al confronto dei grandi ricavi sono delle briciole. Ma queste, come si sa, non si negano a nessuno.
(seconda parte)
L’odore delle polveri sottili che l’Edison ci propina non si sente, per fortuna. Quando è entrata a regime manco le centraline di rivelazione ci volevano mettere. Poi, grazie all’attivismo di alcune associazioni, hanno accettato. E stando ai dati dell’Arpacal sarebbero sotto soglia. Almeno questo. Speriamo. Ma a preoccupare di più della centrale non è la cattedrale che si vede, ma quella che non si vede. Vi sono tubazioni che attraversano tutto l’alveo del fiume e vanno a finire nel mare per prelevare l’acqua ai fini del raffreddamento dell’impianto e poi viene nuovamente scaricata in mare. Vi è uno sbalzo di temperatura di circa tre gradi. Una fesseria, diremmo noi. E lo dicono anche quelli dell’Edison. Eccellenti professionisti del mestiere. Ma mi sapete dire come mai, allora, il mare da quelle parti ha cambiato colore? Come mai è sempre marrone? Io sono solo un comune osservatore. E, anche volendo, mi sapete dire chi si prenderebbe la briga di fare un’analisi come si deve e mettersi contro il colosso dell’Energia? È come mettersi contro i colonizzatori di un tempo dell’Africa e dell’America latina. Loro hanno sempre ragione. Ragioni da vendere, è il caso di dirlo.
Sì, la Calabria è la nuova colonia del Nord.
Le lobby del Nord stanno investendo tantissimo dalle nostre parti. Per un semplice motivo. Perché la cittadinanz@ttiva, quella che scende in piazza, protesta, chiede il rispetto del proprio ambiente, non esiste. E nemmeno lo Stato esiste qui. Gli enti e le amministrazioni locali, che dovrebbero perseguire realmente l’interesse pubblico. Le royalty e… il gioco è fatto. Le lobby del Nord si sono accorti che l’unico soggetto che gli può dare fastidio è la ‘ndrangheta. E si sa che è facile mettersi d’accordo con essa. Basta sganciargli i quattrini. Una specie di royalty anche questi.
Dunque, scendendo da Catanzaro, questi pensieri mi obbligano a fermarmi. Mi distraggono, più che parlare al cellulare con qualcuno. A questo punto la mia vista viene attraversata dallo spettacolo dei gabbiani. A me, personalmente, sono sempre piaciuti. Ma mi chiedo come mai? Ecco, la risposta. Il fetore mi aiuta a fare mente locale. È la discarica di Alli.
La seconda cattedrale della Valle dell’Alli. L’una accanto all’altra. Divise, ma anche unite, dal fiume. Quando fu inaugurata doveva durare fino al 2018. 28 miliardi del vecchio conio. La discarica provinciale disse addio alla selva delle piccole discariche comunali per avviare un reale risanamento ambientale. Fu Enerambiente, una società veneta, ad aggiudicarsi l’appalto. Ma va! Era inserita in un grande progetto di rispetto dell’ambiente. La raccolta differenziata faceva da contro altare. E nel lontano 2007, cioè a soli 6 anni dall’inizio della sua attività, la società rilevava nel suo bilancio annuale: “Si è avviata una trattativa con il Commissario per ottenere l’autorizzazione all’ampliamento della discarica per circa un milione di metri cubi. Trattativa andata a buon fine tanto che sono state avviate le autorizzazioni presso gli enti competenti. Solo a titolo previsionale il costo dell’ampliamento non dovrebbe essere superiore a 7 milioni ed il fatturato attivo non dovrebbe essere superiore a 70 milioni di euro. Si ritiene di portare ad esaurimento la procedura entro settembre 2008”. Loro sapevano anzitempo, prima della chiusura della discarica di Crotone per i fatti arcinoti del Vrenna (infatti i rifiuti vennero scaricati in questa di Alli per tanto tempo). Prima del mancato decollo della differenziata che la discarica di Alli si sarebbe saturata. E avevano già avuto contatti con il commissario per l’emergenza ambientale per l’ampliamento di quella esistente. Cosa che poi è avvenuta con successo. Tanto di cappello ad Enerambiente. Meglio dei guru della finanza creativa. La trattativa, per la cronaca, poi è slittata a febbraio 2009, ma i finanziamenti sono cresciuti di altri 4 milioni. Altri 12 milioni di euro. Totale, tra i due finanziamenti: 27 milioni di euro, oppure: 52 miliardi del vecchio conio.
Un mare di soldi sui quali pendono due grosse questioni. Cosa viene sotterrato? Sembra di tutto e in modo indiscriminato. E il percolato? Andrebbe smaltito separatamente. Si fa? Quest’estate abbiamo assistito al suo scarico nel fiume Alli. C’è un video su youtube che lo fa vedere bene. Qualche comunicato ambientalista e qualche politico incazzato. Niente di più sotto il sole.
(quarta parte)
Riaccendo la macchina e continuo il mio viaggio di ritorno lungo la provinciale. All’orizzonte prima del mare, prima della linea verde della pineta, una lingua di case nuove di zecca. È la località di Simeri Mare. Studiata a tavolino. Trasformata ad hoc. Cresciuta come i funghi della Sila. Dall’oggi al domani. Chi sta costruendo? Chi ci guadagna? E il depuratore? Il Comune di Simeri Crichi è stato uno dei pochi del circondario a ricevere un corposo finanziamento per l’ampliamento. Un milione di euro. Li hanno fatti i lavori? Perché a giudicare delle lamentele dei cittadini che vivono nei pressi della foce del fiume Simeri, sembrerebbe di no. Dove sono andati a finire? La pineta diventa una discarica sempre più grande, anno dopo anno, il Comune incassa le quote delle licenze e lo spettacolo del turismo è solo una colata di cemento. Cemento e soldi. Cemento, rifiuti e soldi. Questo è diventato Simeri Crichi. L’ambiente lo stanno distruggendo. E con esso anche il Turismo con la “T” maiuscola quello che sa rispettare la natura, quello che sa che senza il rispetto della natura prima o poi questa si rivolterà contro l’uomo.
Sono ormai sulla 106. Ancora nel territorio di Simeri Crichi. In fondo: la punta del golfo di Squillace. Isola Capo Rizzuto. Da qualche tempo si riconosce dalle pale eoliche. Centinaia e centinaia. Sfiorano il migliaio. Solita trafila colonialistica. Società del Nord e mazzette agli staicolders. Pare che per fare approvare un progetto abbiano sborsato anche una mazzetta da due milioni e mezzo poco tempo prima della delibera consiliare della Regione avente ad oggetto: Piano eolico. E sono coinvolti pezzi da novanta della politica calabrese, Nicola Adamo e Diego Tommasi.
Lì, a Isola Capo Rizzuto, ci sono arrivati prima di tutti. Con questa nuova forma di energia alternativa, alias neocolonizzazione della Calabria. Lì, ad Isola, hanno una marcia in più. Niente da dire. Ma ora questa macchia mediterranea, questo Marchesato che arriva fino a Simeri Crichi, già contaminato nella sua bellezza e salubrità dall’Edison e dalla discarica, presto lo vedremo solo sulle cartoline di Come Eravamo. In quasi tutti i Comuni c’è in cantiere un parco eolico, a Sellia Marina, Cropani, Sersale, Botricello, Belcastro, Andali, ecc. ecc.
Ambiente & Turismo. O meglio Ambiente e cemento, e ferro, alluminio, polveri. Arriverà il tempo in cui la natura chiederà i conti. I colonizzatori sapranno dove rifugiarsi. A rimanere, invece, saranno solo i semplici cittadini. Quelli che ci hanno sempre rimesso….
Arrivo a casa, finalmente. Domani il solito giro.
Emilio Grimaldi
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