Crotone, omicidio suicidio: coniugi si gettano... di TMNews
Arriva spedito con la sua Volkswagen Passat al Porto di Crotone. Di fianco la moglie. Davanti il mare aperto. Si ferma un attimo. Saluta con la mano un amico. La consorte non riesce ad uscire. È paralitica. Urla e chiede aiuto. Lui alza i finestrini e guarda la distesa dell’acqua. Sa che di là dalla banchina non c’è una via d’uscita. È una scelta senza marcia indietro. Non c’è. Si gira e guarda per l’ultima volta la compagna della sua vita. La compagna e la vita, sua e di lei. La pellicola di un film si avvolge tra i due. Il film dell’esistenza.
Dalle scuole superiori che si sono voluti bene. Trent’anni insieme. Un amore per sempre. Poi la malattia di lei. E lui che non capiva. Perché? Perché proprio a lei? E a noi? Non capiva. Non ha mai capito. Un’angoscia che ti consuma giorno dopo giorno. Che non ti fa vedere il futuro e nemmeno il presente, e che fa scricchiolare il passato dei ricordi. Una disperazione che ti uccide l’esistenza. Non c’è una ragione ragionevole. Ah sì, c’è. Forse. La morte. L’omicidio e il suicidio.
Sa che non ha nessun potere su di lei. Ma sa anche che l’ama. Che l’ha sempre amata. Che non riesce a riconoscerla più in quelle condizioni. Forse un potere crede di averlo su di lei. Di disporre della sua vita. Lui l’ama. E chi ama può decidere per l’altro. Sente il diritto di avere l’altro come si ha il proprio corpo. Ingrana la prima. Questa basta per superare il limite. Nel vuoto. Incontro alla morte. Per lei e per lui. Una ragione la trova al di là della banchina. Solo il nulla può rendere giustizia all’angoscia e alla disperazione. Solo il nulla può colmare il vuoto della vita. L’auto tocca il pelo dell’acqua. Affonda. Nell’abitacolo c’è ancora ossigeno a sufficienza per un’altra chance. Qualcuno si butta per salvarli. Impossibile. Aveva chiuso le portiere. E lui che sbraccia a dire di andarsene. Il film ritorna tra i due. Che si guardano. Che rivedono il passato. Il passato dei ricordi. La gioia dei momenti insieme dei tempi felici. E della malattia poi. Pensieri sull’orlo di un precipizio che sta arrivando. È lì che chiede di entrare. Lei non capisce lui, il perché. E lui le chiede perdono. E spera in un Dio che possa avere pietà della sua follia. Un Dio giusto.
Potrebbe aprire gli sportelli e tornare indietro. Non lo fa. Il passato dei momenti felici è troppo lontano. Non lo vede più. Spera che il precipizio gli possa restituire quella pace che solo lei gli aveva dato. Perché non sapeva che l’amore si potesse ammalare. Come può un amore trasformarsi in dolore? La pellicola ritorna alle superiori. Agli attimi rubati durante i dieci minuti di ricreazione. Si ferma lì. L’immagine è in bianco e nero. Lui era più grande di lei. Di dieci anni. Lei una bambina. E lui già adulto con una rosa in mano. Un punto rosso in un mare nero. Il precipizio li ingoia. Sono mano nella mano. Si abbracciano. Lei non capisce, ma lo tiene stretto. Sa che non le farebbe mai del male. La macchina scende ancora. I loro cuori si fermano. Non battono più. All’unisono. Pace.
Si vedono i sommozzatori che provano a rianimarli. Invano. Se ne sono andati. Per sempre. Sono rimasti abbracciati. L’eco delle urla di lei ancora si sente sul pelo dell’acqua. Un gabbiano sorvola il cerchio sul mare lanciato dall’auto. E punta lo sguardo incuriosito.
Pasquale Lumare, 60 anni, e Caterina Criscuolo, 50, di Crotone, hanno detto addio alla vita così. Mano nella mano. Per non dimenticare più i momenti felici.
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11 commenti:
Bravo emilio, per come hai descritto la storia. questa triste storia.
Complimenti...commeovente
non aggiungo altro, solo una preghiera.
non sapevo che emilio grimaldi conosceva così a fondo persino i pensieri più intimi e personali di pasquale e caterina.
da bravo giornalista dei nostri tempi ha fatto di una tragedia familiare una bella soap opera
complimento per lo stile strappalacrime
Ci sono fatti, gentile anonimo, che, anche se tragici - immensamente tragici - riescono a contemplare qualcosa di poetico più tante e anonime vite (mi scusi il gioco di parole).
Chiedo venia se mi sono permesso la liceità di scrivere parole tese ad esprimere la libera ricezione di uno di questi.
emilio lascia stare ciò che scrive l'anonimo. Secondo lui la gente arriva a questi gesti perchè ha una vita piena di rose e fiori. Però se lui sa immaginare meglio gli ultimi minuti della loro vita che ci faccia vedere cosa sa fare, oltre che criticare.
sono l'anonimo ignorante , volevo sapere negli ultimi due commenti ke c'e' scritto, ma scrivete come parlate.
Per l'anonimo del 27 maggio 2001 23:40
non hai capito proprio un bel nulla di quello cho volevo dire, e sicuramente non starò qui a spiegartelo.
quello che è successo ai due coniugi è un grave fatto di cronaca e emilio l'ha semplicemente trasformato in qualcosa di hollywoodiano senza sapere un bel nulla della loro vita, delle loro paure, delle loro preoccupazioni, della loro psicologia. quello che ha scritto è semplicemente frutto della sua personale fantasia e da giornalista dovrebbe raccontare fatti e non favole.
Per emilio grimaldi:
io non ci trovo nulla di poetico in una tragedia familiare (specialmente se la famiglia non è la nostra) e tantomeno trovo poetico il modo in cui l'hai descritta. Ma, come già detto da me in un post precedente, viviamo nell'epoca di "la vita in diretta" e di "verissimo" e questi sono i risultati.
infatti è un racconto... ha l'etichetta RACCONTO, ispirato ad un fatto di CRONACA.
signor Grimaldi, ma lei li conosceva personalmente a questi coniugi o no? un racconto di cronaca, se non sbaglio, si basa su fatti che uno conosce....sennò diventa un racconto poetico e di fantasia.
cmq, e chiudo, BASTA con la cronaca romanzata!
caro anonimo 9:46 Sono quello delle 23:46:
ripeto la cosa, tu come l'avresti raccontato il fatto di cronaca? stile telegrafico?
Apra un pò la mente e immagini le cose come le ha raccontate Emilio: un gesto d'amore nei confronti di una persona che NON AVEVA UNA VITA bella come prima, dietro la tragedia.Ecco il sunto.Ciò che nell'articolo si evince non è l'odio che porta una persona ad uccidere ma la rabbia, il male di vivere per come vive una persona a cui teniamo a portarci a fare delle scelte, spesso errate.Penso che l'articolo lo ha letto con molta superficialità e credo che l'articolo è ben fatto visto che crea opinioni diverse in molte persone.
Sinceramente leggere fatti di cronaca fatti come un telegramma, senza significato, li trovo stupidi. Ovviamente questa è un opinione personale.
P.S. Stando a quello che dice lei emilio avrebbe dovuto scrivere 3 righi?
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