Il Tribunale di Catanzaro
Un metro e mezzo
d’altezza. Bacino ampio. Jeans strappati e capelli scapigliati sulle spalle,
alla moda. Ha solo 40 anni, ma ne dimostra molti di più. Non si è mai sposata,
nonostante la corte di un ammiratore. Ci tiene alla sua dignità. La borsa da
avvocato le sbatte sul corpo. Se la trascina come una sua appendice. Senza non
va mai in giro. Anche per fare la spesa. Il suo hobby preferito è sostare nei
corridoi dei Tribunali. E la borsa l’aiuta a tale scopo. Si piazza nelle aule e
scruta. C’è sempre qualche pollo che ha bisogno di un legale. E si avvicina.
Una firmetta e via. Al resto pensa tutto lei. I soldi? Non sono un problema. Si
offre anche a curare la pratica per il Patrocinio gratuito. Con la firma il
gioco è fatto.
E fu così che un
freddo giorno di novembre del 2008 si accosta ad un vecchietto presente ad un
processo a suo carico. È da solo. La situazione è conveniente. Un pollo
solitario. Sono i suoi prediletti. Quelli che non hanno studiato. E si fidano
alla cieca di chi cammina borsa in mano.
-
Ha
bisogno di un avvocato?
-
Sì. Ma
c’è quello d’ufficio.
-
Sono io.
Dai, mi firmi le carte.
-
Va bene,
ma io non ho soldi.
-
Paga lo
Stato. C’è il Patrocinio.
-
A queste
condizioni sì.
-
Mi dia
un documento e firmi qui.
Il grosso è andato.
Qualche settimana più tardi lo avvisa
della prossima udienza. Ci va. Si parla del più e del meno. Specialmente dei soldi
che lui non ha, ma che lei sa come far arrivare. Il processo va avanti.
-
Tranquillo,
si fidi di me.
-
Ma i
soldi?
-
C’è lo
Stato!
Prepara la domanda.
-
Quanto
guadagna?
-
La
pensione.
-
Ha case,
macchine?
-
Una casa
e una macchina.
-
Va bene.
Prende la firma
della procura. La studia. Fa delle prove su un foglio di carta bianco e
azzarda. Alcune lettere non le riescono bene. Ma chi vuoi che controlli?
Nessuno. Domanda e risponde. Mannaggia, ho dimenticato il modello Isee.
Chissenefrega! Faccio tutto io. E compila la richiesta. La cifra la calcola né
troppo vicino al limite consentito per godere del patrocinio e né troppo
lontano. Il giusto. Accettata! È felice. Prova lo stesso piacere di quando si era laureata pur sapendo che il codice civile non le era mai entrato in testa. Una
soddisfazione squisitamente mentale.
Due anni dopo la
sentenza. Il cliente viene condannato. Disperato, si aspetta i carabinieri
sotto casa per portarlo in carcere. Al loro posto arriva, invece, lei. Una
telefonata urgente. Bisogna fare appello. L’urgenza era dettata soprattutto dal
rigetto del Patrocinio da parte del Tribunale. Senza l’appello non avrebbe mai
potuto provare il suo lavoro di lealtà, onore e diligenza, per i fini della giustizia e per
gli interessi superiori della nazione. Così giurò quel dì. Giurò.
-
Con l’appello è sicuro che viene
prosciolto.
-
Ma io non ho soldi.
-
C’è lo Stato.
O meglio, c’era. C’era questa
speranza, ma si guarda bene dal dirglielo. Anche perché è sicura che il pollo
avrebbe mandato tutto al diavolo. E che soprattutto avrebbe finito di essere
pollo.
-
Se c’è
lo Stato, facciamolo.
-
Un’altra
firma. La procura per l’Appello.
E firma.
Nemmeno un mese dopo, una
raccomandata. Lo diffida a pagargli quanto convenuto “in virtù del diniego del
Tribunale”. Lui non ha dimestichezza con le cose della giustizia. Ha ancora in
mente lo “Stato” che gli raccontava lei. E non ci pensa più. Lei, invece, era
tutta eccitata. Il pollo era spennato. Ora andava cucinato. Con la pazienza che
l’ha sempre caratterizzata, alla scadenza dell’anno si fa conteggiare
dall’Ordine degli avvocati la tutela legale. Duemila e cinquecento euro.
Firmata e controfirmata dal relatore. Gli mancava il decreto ingiuntivo. Aveva tutto.
Tutti gli ingredienti. L’appello. Il rigetto del patrocinio del Tribunale. La
raccomandata. E il conteggio del suo tempo passato a spennarlo. Il giudice
ingiunge. E lei prova ancora piacere. Anche se il codice sa di non conoscerlo.
Anche se è senza marito. Gode. Proprio per questo. Il cliente riceve l’atto del
giudice. E la chiama.
-
Stia tranquillo. Se non ha niente
non le succede niente.
-
Ma è il giudice che mi scrive entro 40 giorni di darle i soldi.
-
Lo so. Mi dispiace. Ma qualcuno
mi deve pagare.
-
Ma io le avevo detto che…
-
Lo Stato ha rigettato.
-
E perché non me l’ha detto prima?
-
Sì, gliel’ho detto.
-
Quando?
-
Sì. Buona fortuna
La sera invita le amiche. Offre
lei. Una birra al pub. È più loquace del solito e finalmente si apre sul suo
ammiratore segreto. E' provvida di particolari. Le colleghe sono tutte orecchie. Ogni volta che passa dal
Tribunale la guarda sempre. Sia all’arrivo che all’uscita. Sono curiose.
Vogliono sapere di più. Lei è provvida di particolari. Capelli brizzolati.
Occhi verdi e penetranti. Fisico longilineo. Anni 40. D’un tratto si fanno
serie. Hanno capito. È l’usciere del Tribunale che soffre di allucinazioni e
fissa le persone in continuazione. Fanno finta di non ricordarsi per non
addolorarla.
Il dolore, invece, glielo dà il
pollo. Che la denuncia per atti falsi, truffa ai danni dello Stato e violazione
della privacy.
Quel giorno la ferma.
L’ammiratore. Lei è emozionata. È da dieci anni che aspettava questo momento. Il
cuore le batte forte. Già pensa al matrimonio. Ai figli che avrebbe voluto
crescere. Le dice
-
Dott.ssa, lei non può entrare. E’
stata radiata dall’albo.
Ha un sussulto. Vorrebbe
proferire qualcosa. Non riesce. Cade a terra. Dalla borsa svolazza il codice
civile. E lui fisso a guardare tutti i fogli che creano una certa atmosfera
davanti al Tribunale.
6 commenti:
Ma chi ha scritto tutto questo?
Voglio dire,é vero^
E' tutto vero?
sì, tranne l'ultima parte, quella dell'ammiratore segreto.
Caspita che soggetto!
Ma ho notato che ci sono diversi "avvocati mooooolto particolari", e "alcuni" rilasciano curiose interviste via web!!!!!!!
a me ricorda tanto l'avvocato di Sellia Marina , quello delle aste giudiziarie , quello che si vanta delle conoscenze , conosce persino la persona più ricca del paese .....
affari anche con lui?
DI AZZECCAGARBUGLI E' PIENO IL TRIBUNALE MA LA COLPA IN FONDO I FONDO NON E' NEPPURE LORO
LA COLPA E' DEI PADRI MAGARI BRAVI AVVOCATI CHE HANNO FATTO DI TUTTO PER ASSICURARE UN FUTURO ALLA LORO PROGENIE
MA DO' ANCOR DI PIU' LA COLPA A QUEI PROFESSORONI UNIVERSITARI CHE IN CAMBIO DI FAVORI E/O REGALINI HANNO FATTO PASSARE GLI ESAMI A QUESTI FIGLI DI PAPA' VIZIATI E ARROGANTI
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