2 maggio 2012

L'avvocato dei polli

Il Tribunale di Catanzaro

Un metro e mezzo d’altezza. Bacino ampio. Jeans strappati e capelli scapigliati sulle spalle, alla moda. Ha solo 40 anni, ma ne dimostra molti di più. Non si è mai sposata, nonostante la corte di un ammiratore. Ci tiene alla sua dignità. La borsa da avvocato le sbatte sul corpo. Se la trascina come una sua appendice. Senza non va mai in giro. Anche per fare la spesa. Il suo hobby preferito è sostare nei corridoi dei Tribunali. E la borsa l’aiuta a tale scopo. Si piazza nelle aule e scruta. C’è sempre qualche pollo che ha bisogno di un legale. E si avvicina. Una firmetta e via. Al resto pensa tutto lei. I soldi? Non sono un problema. Si offre anche a curare la pratica per il Patrocinio gratuito. Con la firma il gioco è fatto. 
E fu così che un freddo giorno di novembre del 2008 si accosta ad un vecchietto presente ad un processo a suo carico. È da solo. La situazione è conveniente. Un pollo solitario. Sono i suoi prediletti. Quelli che non hanno studiato. E si fidano alla cieca di chi cammina borsa in mano.
-        Ha bisogno di un avvocato?
-        Sì. Ma c’è quello d’ufficio.
-        Sono io. Dai, mi firmi le carte.
-        Va bene, ma io non ho soldi.
-        Paga lo Stato. C’è il Patrocinio.
-        A queste condizioni sì.
-        Mi dia un documento e firmi qui.
Il grosso è andato. Qualche settimana  più tardi lo avvisa della prossima udienza. Ci va. Si parla del più e del meno. Specialmente dei soldi che lui non ha, ma che lei sa come far arrivare. Il processo va avanti.
-        Tranquillo, si fidi di me.
-        Ma i soldi?
-        C’è lo Stato!
Prepara la domanda.
-        Quanto guadagna?
-        La pensione.
-        Ha case, macchine?
-        Una casa e una macchina.
-        Va bene.
Prende la firma della procura. La studia. Fa delle prove su un foglio di carta bianco e azzarda. Alcune lettere non le riescono bene. Ma chi vuoi che controlli? Nessuno. Domanda e risponde. Mannaggia, ho dimenticato il modello Isee. Chissenefrega! Faccio tutto io. E compila la richiesta. La cifra la calcola né troppo vicino al limite consentito per godere del patrocinio e né troppo lontano. Il giusto. Accettata! È felice. Prova lo stesso piacere di quando si era laureata pur sapendo che il codice civile non le era mai entrato in testa. Una soddisfazione squisitamente mentale.
Due anni dopo la sentenza. Il cliente viene condannato. Disperato, si aspetta i carabinieri sotto casa per portarlo in carcere. Al loro posto arriva, invece, lei. Una telefonata urgente. Bisogna fare appello. L’urgenza era dettata soprattutto dal rigetto del Patrocinio da parte del Tribunale. Senza l’appello non avrebbe mai potuto provare il suo lavoro di lealtà, onore e diligenza, per i fini della giustizia e per gli interessi superiori della nazione. Così giurò quel dì. Giurò.
-        Con l’appello è sicuro che viene prosciolto.
-        Ma io non ho soldi.
-        C’è lo Stato.
O meglio, c’era. C’era questa speranza, ma si guarda bene dal dirglielo. Anche perché è sicura che il pollo avrebbe mandato tutto al diavolo. E che soprattutto avrebbe finito di essere pollo.
-        Se c’è lo Stato, facciamolo.
-        Un’altra firma. La procura per l’Appello.
E firma.
Nemmeno un mese dopo, una raccomandata. Lo diffida a pagargli quanto convenuto “in virtù del diniego del Tribunale”. Lui non ha dimestichezza con le cose della giustizia. Ha ancora in mente lo “Stato” che gli raccontava lei. E non ci pensa più. Lei, invece, era tutta eccitata. Il pollo era spennato. Ora andava cucinato. Con la pazienza che l’ha sempre caratterizzata, alla scadenza dell’anno si fa conteggiare dall’Ordine degli avvocati la tutela legale. Duemila e cinquecento euro. Firmata e controfirmata dal relatore. Gli mancava il decreto ingiuntivo. Aveva tutto. Tutti gli ingredienti. L’appello. Il rigetto del patrocinio del Tribunale. La raccomandata. E il conteggio del suo tempo passato a spennarlo. Il giudice ingiunge. E lei prova ancora piacere. Anche se il codice sa di non conoscerlo. Anche se è senza marito. Gode. Proprio per questo. Il cliente riceve l’atto del giudice. E la chiama.
-        Stia tranquillo. Se non ha niente non le succede niente.
-        Ma è il giudice che mi scrive entro 40 giorni di darle i soldi.
-        Lo so. Mi dispiace. Ma qualcuno mi deve pagare.
-        Ma io le avevo detto che…
-        Lo Stato ha rigettato.
-        E perché non me l’ha detto prima?
-        Sì, gliel’ho detto.
-        Quando?
-        Sì. Buona fortuna
La sera invita le amiche. Offre lei. Una birra al pub. È più loquace del solito e finalmente si apre sul suo ammiratore segreto. E' provvida di particolari. Le colleghe sono tutte orecchie. Ogni volta che passa dal Tribunale la guarda sempre. Sia all’arrivo che all’uscita. Sono curiose. Vogliono sapere di più. Lei è provvida di particolari. Capelli brizzolati. Occhi verdi e penetranti. Fisico longilineo. Anni 40. D’un tratto si fanno serie. Hanno capito. È l’usciere del Tribunale che soffre di allucinazioni e fissa le persone in continuazione. Fanno finta di non ricordarsi per non addolorarla.
Il dolore, invece, glielo dà il pollo. Che la denuncia per atti falsi, truffa ai danni dello Stato e violazione della privacy.
Quel giorno la ferma. L’ammiratore. Lei è emozionata. È da dieci anni che aspettava questo momento. Il cuore le batte forte. Già pensa al matrimonio. Ai figli che avrebbe voluto crescere. Le dice
-        Dott.ssa, lei non può entrare. E’ stata radiata dall’albo.
Ha un sussulto. Vorrebbe proferire qualcosa. Non riesce. Cade a terra. Dalla borsa svolazza il codice civile. E lui fisso a guardare tutti i fogli che creano una certa atmosfera davanti al Tribunale. 

6 commenti:

Unknown ha detto...

Ma chi ha scritto tutto questo?
Voglio dire,é vero^

Unknown ha detto...

E' tutto vero?

emilio ha detto...

sì, tranne l'ultima parte, quella dell'ammiratore segreto.

Maria Luisa Iezzi ha detto...

Caspita che soggetto!
Ma ho notato che ci sono diversi "avvocati mooooolto particolari", e "alcuni" rilasciano curiose interviste via web!!!!!!!

maria ha detto...

a me ricorda tanto l'avvocato di Sellia Marina , quello delle aste giudiziarie , quello che si vanta delle conoscenze , conosce persino la persona più ricca del paese .....
affari anche con lui?

PASQUALE SETTEBELLEZZE ha detto...

DI AZZECCAGARBUGLI E' PIENO IL TRIBUNALE MA LA COLPA IN FONDO I FONDO NON E' NEPPURE LORO
LA COLPA E' DEI PADRI MAGARI BRAVI AVVOCATI CHE HANNO FATTO DI TUTTO PER ASSICURARE UN FUTURO ALLA LORO PROGENIE
MA DO' ANCOR DI PIU' LA COLPA A QUEI PROFESSORONI UNIVERSITARI CHE IN CAMBIO DI FAVORI E/O REGALINI HANNO FATTO PASSARE GLI ESAMI A QUESTI FIGLI DI PAPA' VIZIATI E ARROGANTI