11 ottobre 2009

Quando fu la notte della Calabria. Il dopo Répaci

La Calabria capovolta

Fu quando il diavolo venne scaraventato negli abissi che iniziò la vera storia della Calabria. Fu quando il maligno dovette accettare la sonora sconfitta con il Creatore che i demoni iniziarono a darsi da fare perché l’albore in Calabria non arrivasse mai. Il Signore disse che i mali che il diavolo aveva arrecato al suo capolavoro “non avrebbero impedito alla Calabria di essere come io l’ho voluta”. Ma, ad onor del vero, la lotta tra il bene e il male non trovò mai pace nella punta dello Stivale italiano. Il diavolo aveva riempito di calamità il capolavoro più bello del Creatore. E queste prosperarono grazie al supporto di uomini che, nati in questa terra, vendettero la loro anima a Lucifero. Il Signore corse ai ripari mandando i suoi soldati, ma via via furono trascinati lontano dal recinto di battaglia. Troppo forti. “Uno scontro impari”, disse il diavolo. Il Creatore avrebbe potuto con un solo soffio guarire la sua meraviglia sfregiata, ma lasciò fare. “E’ una scommessa. Se gli uomini non imparano a scegliere liberamente il bene, e ad allontanare il male, non sono degni della mia misericordia”, spiegò a S. Francesco di Paola che, da quando si trovava al suo fianco, non faceva altro che pregare per i suoi sfortunati conterranei.

Gli spiriti maligni imbottirono i paesi calabresi di depuratori non funzionanti. Poseidone, il dio del mare, cambiò colore, il viola primigenio cedette al marrone schiumoso della fogna. In cambio politici e mafiosi ebbero il loro tornaconto. Divennero ricchi. Costruirono delle ville mozzafiato per loro famiglie. Sistemarono i figli e i nipoti. Vissero una vita felice. Mai uno scrupolo. Mai un rigurgito di coscienza. Allora Dio per dare una mano alla giustizia calabrese mandò un napoletano. Un pubblico ministero. Luigi De Magistris. In quel tempo di calabresi non ne trovò degni. Lavorò come un pazzo per individuare i responsabili di questo scempio. Riuscì anche a capire il perché del suo isolamento. Gli autori del disastro erano coadiuvati da un sistema malato presente anche affianco al suo ufficio della Procura di Catanzaro. La stessa, quindi, ebbe man forte per togliergli l’indagine.

Gli spiriti maligni canalizzarono i finanziamenti europei che dovevano servire per farla crescere e farla diventare come le altre. Lei, la Calabria, che era la più bella di tutte. Quando si dice: il destino. I soldi se li spartirono politici, avvocati, società ad hoc di portaborse e parenti di portaborse. Niente. Nemmeno le briciole furono spese per il bene della Calabria. Un sistema sopraffino guidato dalla massoneria che, nel frattempo, si era adattata ai tempi rispetto al passato di Licio Gelli. Non c’era bisogno di rovesciare l’ordine costituito per comandare. Basta rovesciare gli uomini e metterci quelli giusti. Anche per questo male il creatore mandò De Magistris. Why not? Spiegò il Signore a S. Francesco di Paola. Questa indagine fece la fine della prima. Il sistema malato dimostrò di avere degli anticorpi indistruttibili. Forse ci sarebbero voluti gli antibiotici per guarirlo completamente, anche se con più tempo. Ma il napoletano adottò solo la tattica degli antivirus. Attaccò colpo su colpo. E colpo su colpo fu fatto fuori lui.

Gli spiriti maligni si impossessarono della politica. Di tutta. Da destra a sinistra. Dal nero al rosso. Allora Dio mandò Angela Napoli. Che era una donna calabrese di destra. Forse l’ha mandata lì perché il male più grande si trovava più a suo agio nel partito di Berlusconi. Iddio pensava che come una mela marcia rende marce anche le altre mele del cesto così una mela buona può rendere buone anche le altre. Ma non fu così. Perché in Calabria il diavolo, quando il Creatore si concesse un po’ di sonno, fece in modo che le mele marce s’insaporissero anche di veleno. Angela Napoli non potè fare miracoli.

Gli spiriti maligni si impossessarono dell’ “uomo buono calabrese”. E nacque la ‘ndrangheta. Ogni appalto pubbico, ogni attività commerciale, ogni valore morale, vennero conditi con questa spezia. Prosperò rigogliosa. Dalla Calabria arrivò a toccare tutte le parti del mondo. A Duisburg un ferragosto vennero uccisi sei giovani. Questa strage fece finalmente notizia. Perché i morti ammazzati in Calabria ormai non si contavano più. E nemmeno quelli spariti nei piloni delle superstrade. Allora Iddio mandò uno di Serra S. Bruno per testimoniare questo male delle ‘ndrine, Pino Masciari. Ma fu come un predicatore nel deserto. Tutti lo applaudivano quando raccontava la sua storia. Ma pochi presero il suo esempio.

Gli spiriti maligni raggiunsero anche le Chiese calabresi. Gli uomini di Chiesa rimanevano seduti nelle loro sacrestie e non avevano il coraggio di predicare la buona novella del Cristianesimo. Dell’Amore e del Perdono. Allora Iddio fece arrivare un uomo del nord Italia, di Trento, proprio nel cuore più sanguinante della Calabria, nella Locride. Monsignore Giancarlo Maria Bregantini. In pochi anni riuscì ad annunciare il Vangelo anche ai mafiosi. Era un santo. Le sue parole di amore e di speranza facevano vibrare gli animi più delle lupare e dei bazuka. Ma il diavolo intuì subito la strategia del Signore e fece il vuoto attorno al Vescovo. I suoi colleghi, quindi, cominciarono a non soffrirlo più. Perché li obbligava a raccontare la storia del Figlio di Dio messo in croce per salvare l'uomo. E la Chiesa di Roma per non farlo ammazzare lo trasferì. Messa alle strette dal dubbio: se farlo diventare un martire o consentirgli di vivere. Scelse per la sua vita terrena rispetto a quella celeste. Anche questa fu una tentazione del demonio.

Gli spiriti maligni diedero il colpo di grazia alla Calabria. Dopo averla riempita di discariche e di diossine, d’accordo con i loro figli venduti, fecero costruire le scuole con i rifiuti tossici a Crotone, e fecero affondare delle navi piene di scorie radioattive al largo dei mari, Tirreno e Jonio, già compromessi dalle fogne. A questo punto il Signore dette ragione a S. Francesco di Paola, quando lo pregava di ripulire la meraviglia mancata con un soffio del suo spirito. E fu così che il Creatore perse la scommessa con l’uomo calabrese. Questi non riuscì a seguire nessuno dei segni che gli aveva mandato perché nell’albore del giorno risplendesse il suo capolavoro.

NotaBene

Liberamente ispirato a "Quando fu il giorno della Calabria" di Leonida Repaci

4 commenti:

Elisabetta marchio ha detto...

Elisabetta Marchio scrive:

"A te convien tenere altro viaggio-rispuose-poi che lagrimar mi vide, se vuo' campar d'esto loco selvaggio: che questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via,ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide; e ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo 'l pasto ha più fame di pria.Molti son li animali a cui s'ammoglia, e più saranno ancora, infin che 'l Veltro verrà, che la farà morir con doglia"
DANTE,INFERNO,I, 91/102

E la Storia continua,Emilio, deve continuare per noi che "esto lloc selvaggio" ci viviamo,che riusciamo a fare del male,motivo propulsore ogni voltra per il bene.Quel "Veltro" non so chi lo rappresenterà in carne e ossa,per adesso può essere solo la tua VOCE,unita alla mia e a quella di tutti quei Calabresi che credono ancora in quella scommessa...

francesca ha detto...

alle soglie del territorio di Calabria dovrebbe essere apposto un cartellone con su scritto "Nuoce gravemente alla salute" con la speranza che vi ramangano unicamente mafiosi,avidi, corrotti e tutti coloro che della illegalità fanno il loro credo. Francesca

domenico ha detto...

un bel trio.........Callipo,De Magistris ,Angela
Napoli..............sono la notra speranza
per chi vuole veramente bene la calabria..

Anonimo ha detto...

IL vero male della calabria e'l'uomo con il suo egoismo e la sua attrazione per i soldi facili, la corruzione e tante altre cose. sembra che le cose negative si concentrino nella calabria, anziche' cercare di aiutare il prossimo, ognuno tira l'acqua al suo mulino.
Terra senza legge, dove ne arrestano uno e ne nascono altri 10 come l'arrestato. Dove il mafioso la fa da padrone perche' lo stato fa finta di non vedere, dove affondano navi con sostanze raddioattive e "nessuno" della capitaneria di porto o dello stato ha visto una nave che scompare dal radar.
Ci sarebbero tante altre cose da dire ma e' meglio finire qui.