La storia de È ancora la mia Lì di Gabriele Soriani (Officine
editoriali da Cleto) è la dimostrazione lampante che gli avvocati non
dovrebbero mettersi a scrivere romanzi. Non ne hanno la competenza, né
l’attitudine. Saranno sicuramente bravi a difendere i loro clienti sotto tanti
profili: civile, penale, sportivo e dell’amministrazione della giustizia in
generale. Potranno certamente dimostrare anche quelle qualità umane che distinguono
i veri uomini dagli altri, meno onesti e meno buoni. Tuttavia, la scrittura è
un’altra cosa. La scrittura è quella dimensione dell’uomo che trasporta la vita
dell’autore verso una dimensione più pubblica, più universale, che vale per
tutti. E nel farlo lo scrittore raggiunge una parte di se stesso che non
pensava di avere. In altri termini, la scrittura rappresenta la scoperta di se
nel mondo e del mondo in se stesso. Soriani, avvocato vibonese, non fa niente
di tutto ciò. Espone la sua vita, della moglie, dei figli, della malattia,
delle gioie e dei dolori senza nessuna mediazione. Mi perdoni l’autore, ma per
fargli capire ciò di cui sto dicendo è come se lui in qualità di avvocato si
mettesse davanti ad un giudice a sostenere l’innocenza del suo assistito senza filtrare
le sue dichiarazioni con gli strumenti normativi e i codici dei procedimenti
giudiziari di cui dovrebbe essere a conoscenza.
La sincerità di Gabriani è disarmante. Proprio come quella dei bambini. E come davanti ai bambini abbiamo il dovere morale di stare lì a concentrarci sulla pretese, sulle richieste, sul contesto. A capire, a domandarci. Per risolvere, per stare insieme. Per amare.
E’ ancora la mia Lì (il nome della moglie del protagonista) è la storia di una coppia. Che prima s’innamora, poi si sposa, infine mette su famiglia. E per la quale poi la vita chiede il conto. Caro. Carissimo. Inspiegabile. Anche ai ferventi credenti come il protagonista. La vita è dolore. Ti prende e ti consuma. All’improvviso o giorno dopo giorno. Senza nessuna ragione ragionevole. Inspiegabile. La dolcezza dei primi momenti cede alla sofferenza. E il ricordo dei bei momenti diventa solo un evanescente palliativo di una vita che meritava un avvenire migliore. Più giusto. Più onesto.
E’ ancora la mia Lì è una storia che ti fa compagnia nel mare della disperazione. Di tutti, autori e lettori.
E’ ancora la mia Lì è la storia di tutti noi. Senza tante figure letterarie. Senza retorica e senza filtri. Amara. E amaramente scritta.
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