Quella sera voleva portare a termine la sua promessa. Di non fumare. Non voleva più fumare. Ma la nicotina gli mancava. Come una droga. Se fosse riuscito a non fumare quella sera forse avrebbe resistito per tutta la vita, pensava. La luna rifletteva sul mare. Il locale stava per affollarsi. Ancora pochi i giovani. D’un tratto si fiondano due ragazze. Una bella e una brutta. Vanno diritte per la loro strada. Qual era? Non si sa. Comunque fanno il giro del bancone. Una capatina al bagno e poi fuori, ai bordi di un rettangolo verde di legno da cui si vedeva. Da cui si vedeva la luna. Ma loro non erano rivolte verso di essa. Guardavano l’entrata. A controllare gli avventori. La voglia di fumare era tanta. Magari un sorseggio di nicotina lo avrebbe aiutato a pensare meglio cosa fare e cosa dire. Il sangue cominciava a ribollire tutto felice al pensiero di una boccata di Diana o di Camel. Sapeva che le ragazze non gliel’avrebbero offerta. Lo percepiva. Le ragazze non offrono quasi mai le sigarette, soprattutto quando non sanno accorgersi della luna. Vicino a loro si ferma un ragazzo. Incline ad attaccare bottone. Ma lui, Andrea, non voleva disturbare né l’arte del corteggiamento del giovane e né le cosce in bella mostra della ragazza che se la tirava verso l’ingresso. Appena si allontana, si avvicina. Sapeva che non gliela avrebbe data. Sapeva che lo avrebbe confuso con il solito cascamorto che le muore di volta in volta davanti. Ma ci va. Me l’offre una sigaretta? Chiede Neanche si volta per rispondergli. Rimane girata verso un angolo oscuro del locale e le mostra la sigaretta quasi a fargli capire che era l’ultima. Quasi. Lui, Andrea, capisce al volo. Aveva ragione. Grazie lo stesso. Da lontano scorge due ragazzi che stavano fumando. La tentazione di fumare è troppa. Uno dei due gliela offre. Gli porge il pacchetto. Era realmente l’ultima. Non se la sente di levargli il piacere dell’ultima sigaretta. E dice: No, è l’ultima. Non fa niente. Il ragazzo insiste. A quel punto l’accetta. Era una Marlboro. Non le fumava da anni. Al primo tiro già la nicotina cominciava a farsi largo nei meandri dei polmoni e nei rivoli delle vene. Le sue mani iniziano quasi a sudare. Gli piaceva. Prosegue ad assaporare tutti gli effetti della droga. La ragazza che se la tirava tira fuori un’altra sigaretta. Le cosce sempre al vento, a favore dei nuovi arrivi. L’amica, invece, come la sua ombra, forse sperava in qualche resto. Andrea neanche se gliel’avesse messa davanti l’avrebbe desiderata, non le piacevano le donne che se la tiravano più su. Secondo lui non erano brave neanche a letto. E non la guarda più. Non ci fa più caso. Si siede. L’effetto della nicotina passa. Ma è più sereno. Un altro brandy. Lo beve. Ora inizia l’alcol. Il vizio non si può fermare. Difficile. Il locale è pieno zeppo. Le ragazze sono tante. Belle. Bionde. More. Brutte, ma curate. Ah proposito, la bruttezza è un fatto soggettivo. Solo chi si sente brutta lo diventa davvero. Diversamente, chi sa usare le armi della vera femminilità è più bella di quella che è realmente. Chi, invece, se la tira, anche se bella, vanta sempre una bellezza solo tirata. Come una camicia bianca. Se si stropiccia sono guai per i cascamorti increduli. Infrange, quindi, la promessa che aveva fatto. Ma si sa come vanno queste cose. Ognuno è sempre disposto a perdonare se stesso. Per quella sera non fuma più, però. Beve altri due brandy. Il suo stomaco non regge. Vomita. Prova a finire il bicchiere che aveva lasciato sulla sabbia per non disperderne il liquido. Si sente ancora male. La luna gli fa compagnia. Oh, la luna! Al ritorno dalla riva rivede quella coppia di ragazze che è sempre lì, allo stesso posto. Forse le uniche a non aver ammirato nemmeno per un attimo il fascino e la tristezza della luna. Non basta una gonna corta per rendere la vita migliore. Ma, forse, neanche una sigaretta. |
1 commento:
un bellissimo articolo che si commenta da solo, non c'è niente da aggiungere.
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