Da story Nella convinzione che il carteggio fra l'avvocato Maurizio Mottola d'Amato e l'Url nel post: Why Yes. Il ribaltone annunciato, vi possa interessare, ve lo ripropongo qui. di Maurizio Mottola d'Amato In merito alle notizie riportate nell'articolo oggetto di commento, il sottoscritto, avv. Maurizio Mottola di Amato, desidera informare il dottore Emilio Grimaldi che la Procura della Repubblica di Roma ha, di recente, chiesto il rinvio a giudizio del giornalista Riccardo Bocca, autore dell'articolo " SALADINO CONNECTION", e dell'editore responsabile del setimanale l'Espresso, contestando ai medesimi il grave delitto di diffamazione a mezzo stampa. L'esercizio dell'azione penale da parte dei Magistrati Inquirenti è avvenuto al termine di puntuali indagini che hanno verificato la totale falsità dei fatti divulgati dal giornalista, in spregio a ogni regola deontologica che impone di verificare e controllare la rispondenza a verità di quanto ci si appresta a pubblicare nonché di riportare ogni notizia in modo fedele e completo, senza alterare la realtà ( soprattutto se trattasi di fatti risalenti nel tempo e che da molti anni hanno avuto, nelle competenti sedi giuduziarie, una ricostruzione, in punto di fatto, nettamente diversa da quella " gettata in pasto" alla pubblica opinione). Il sottoscritto ritiene altresì' doveroso informare il dottore Grimaldi di avere intrapreso, nelle competenti sedi giudiziarie, civili e penali, tutte le azioni previste dalla legge per ottenere il risarcimento di tutti i gravissimi danni che sono derivati dalla illecita e acritca pubblicazione, da parte di vari giornali e siti, delle medesime notizie divulgate dal BOCCA. Per chiunque è interessato a conoscere la verità: "Maurizio Mottola di Amato è stato prosciolto da ogni accusa in Cassazione": No. Maurizio Mottola di Amato è stato prosciolto da ogni accusa anche in Cassazione. Tutte le imputazioni elevate a suo carico. infatti, sono state valutate, in tutti i possibili gradi di giudizio, complessivamente da dodici magistrati ( non tutti del Distretto di Catanzaro) che, unanimamente, hanno giudicato le predette imputazioni come totalmente infondate, bocciando, senza mezzi termini, la temeraria costruzione accusatoria posta a fondamento. I fatti in questione accadevano nel lontano 2004 e la sentenza di assoluzione, pronunciata nell'ottobre 2005,è definitiva da tempo immemorabile. Rimetto ad ogni persona per bene il compito di stabilire se è, non tanto penalmente rilevante, ma ancora primo corretto, da un punto di vista morale e deontologico, denigrare le decisioni di un Magistrato, non per i contenuti in diritto delle medesime, ma attraverso un vergognoso e diffamatorio attacco a persone del tutto estranee alle vicende giudiziarie in questione. " Le notizie relative ad Abigail Mellace sono di dominio pubblico" . No. Mi spiace dottore Grimaldi, non sono " di alcun dominio pubblico" notizie afferenti alla persona, al lavoro, alle capacità, alla preparazione professionale della dottoressa Abigail Mellace ( sul punto, forse, avrebbe potuto informarsi). Sono di dominio pubblico, perché pubblicate senza alcuna doverosa verifica, solo alcune notizie false, parziali, diffamatorie, la cui indiscrimata e selvaggia pubblicazione ha avuto il solo ed unico fine di screditare, non i contenuti della sentenza WHY NOT, ma la persona del Giudice che l'ha pronunciata, colpendola nei suoi affetti più cari. Un piano " lodevole", "encomiabile", che fà onore a chiunque l'ha appoggiato e condiviso. Un piano che, però, oggi, la Procura di Roma ritiene penalmente rilevante, in quanto integrante gli estremi del gravissimo delitto di diffamazione a mezzo stampa. Un piano che, forse, oggi ogni persona per bene, ancora prima di un verdetto del Giudice può giudicare e valutare, magari dopo avere letto realmente la sentenza WHY NOT e le innumerevoli pronunce e decisioni adottate dal Giudice che l'ha pronunciata. Dimenticavo di evidenziare che il processo a mio carico si è svolto nel 2004 e si è definitivamente concluso nell'ottobre dell'anno 2005. Da quella data fino all'anno 2010, il Giudice, che ha definito il procedimento WHY NOT, ha adottato innumerevoli pronunce e decisioni in relazione a molteplici procedimenti e processi istruiti dallo stesso PM che ha hato il via all'indagine WHY NOT. Per anni nessuno, nemmeno quel PM, ha mai sollevato alcun dubbio sulla serenità di giudizio o sulle capacità professionali della dottoressa Mellace, i cui provvedimenti hanno avuto sempre piena conferma in tutte le sedi di giudizio (come ben noto negli Uffici Giudiziari di Catanzaro). Ebbene, a distanza di oltre sei anni, per denigrare la dottoressa Mellace ( la cui figura personale e professionale è evidentemente inattaccabile),non si è saputo fare altro che rispolverare il processo a mio carico ( tacendone ovviamente l'esito assolutorio) nonchè altre preistoriche vicende ( accadute alcune nel 1992), la cui narrazione è avvenuta in modo palesemente falso e distorto, come accertato dalla Procura di Roma. Perché? Perchè non criticare la sentenza WHY NOT per i suoi contenuti, magari anche tacciando di incompetenza e ignoranza la dottoressa Mellace, anziché trincerarsi in vergognosi attacchi personali, volti a colpire in modo subdolo persone estranee ai fatti, senza avere neppure l'accortezza di dire la verità?. Perché, magari, non leggere realmente quella sentenza o tentare di conoscere il lavoro svolto dalla dottoressa Mellace, ad esempio nel campo della criminalità organizzata? Perché soprattutto non verificare, oggi, qual'è stato, dopo gli appelli della Procura generale, l'esito del processo WHY NOT? Per chi vuole sapere: su 34 assoluzioni pronunciate al termine del rito abbreviato ne sono state impugnate solo nove e solo per alcuni capi di imputazione; su 17 proscioglimenti definitivi pronunciati all'esito dell'udienza preliminare non è stato impugnato neppure uno. In totale 42 imputati sono usciti definitivamente dal propcesso WHY NOT, dopo avere subito anni di gogna mediatica e dopo avere evidentemente sopportato i costi economici del processo del secolo. Ma su un blog che si dice a tutela di diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, siffatta situazione non dovrebbe essere evidenziata o quanto meno suscitare dubbi o esigenze di leale e obiettivo approfondimento? Certamente è più facile associarsi o credere a un incivile progetto di denigrazione fondato su fatti falsi e messo a punto da chi non ha saputo trovare altri argomenti per criticare la sentenza WHY NOT. Si, è più facile ma certamente non è onorevole. Per quanto detto, forse, dottore Grimaldi, non è troppo tardi per spiegare a me, alla dottoressa Mellace e a tutti coloro che la seguono con stima e affetto, le ragioni giuridiche per le quali ritiene la sentenza WHY NOT " il ribaltone annunciato" Potrebbe spiegare le ragioni giuridiche per le quali sostiene che la decisione adottata non ha fatto un buon uso delle regole processuali in materia di valutazione delle prove ma è il frutto di un giudizio già stabilito. Potrebbe ancora esporre le motivazioni per le quali, a suo giudizio, oltre quaranta imputati (in precedenza accusati di ogni male) sono stati assolti definitivamente con una pronuncia che, sottoposta ex post al controllo della Procura Generale di Catanzaro, non è stata, nonostante ferventi polemiche e duri attacchi personali, neppure impugnata (il giudizio di appello riguarda nove assoluzioni e tre condanne) . Con l'occasione potrebbe anche spiegare le ragioni per le quali ritiene corretto rivolgersi alla dottoressa Abigail Mellace, Magistrato, la cui persona e la cui attività evidentemente non conosce, con gli appellativi denigratori e allusivi che si rinvengono nel suo articolo e l'uso dei quali, a mio giudizio, non le fa onore nè risponde ad alcuna, sacrosanta, finalità di critica e di informazione. di Emilio Grimaldi Gentile avvocato Maurizio Mottola d’Amato, la Sua posizione, come ha avuto modo di leggere Lei stesso, è inserita nel post come “non c’entra niente”. Un nulla che si avvale dell’affermazione: cioè di dirlo, di affermarlo… che non c’entra… a fronte di non scrivere niente, il che equivale, come ha capito, a dirlo comunque. Le faccio un esempio: se io dico che tizio non è un ladro voglio dire che non lo è. Ma, dicendolo, è come se avessi bisogno di escluderlo. È il Suo caso, dottor Mottola d’Amato. Avevo bisogno di escuderLa per dare una motivazione al post in quanto è stato messo dentro, non da me - io mi limito solo a scrivere cose dette da altri - ma dal pm al quale è stata avocata l’indagine. Il mio scritto consiste solo nell'aver assemblato i fili. Lei ne fa parte, non è colpa mia. Chiaramente, neanche i fili sono miei, è mio lavoro solo il loro avvilupparsi. Per l’inchiesta Why Not addirittura qualcuno parlò di “fili di alta tensione”, quale causa dell’avocazione al magistrato delle indagini e della revoca degli incarichi al consulente informatico. Ma non è questo il punto. Il punto è il materiale con cui si mettono insieme questi benedetti fili. Cioè, lei mi accusa di aver svolto una cernita certosina al fine di denigrare e diffamare Lei e la Sua consorte. Se lo ritiene realmente, come ha già scritto, si avvali di tutte le azioni previste dalla legge. Faccia pure. Ne ha facoltà. Tanto la giurisprudenza e la legge sono anche di casa da voi. E saprete certamente trovare finanche nelle virgole dei motivi sufficienti per decostruire montagne di diffamazione che solo voi vedete e che sono innalzate solo sulla sabbia. Uno di questi mattoni è Riccardo Bocca, io non lo cito ma Lei sì. Io nemmeno menziono il suo pezzo, ma per Lei diventa la chiave di volta per costruire la Sua presunta montagna di denigrazione. Ha buon gioco nel dire che è stato rinviato a giudizio per diffamazione. Un nome altisonante, Riccardo Bocca, e anche il giornale dove lavora, l’Espresso. Salvo il fatto che io non lo ricordo mai. E’ Lei, dunque, a costruire e poi a distruggere. È avvocato. Fa parte del suo lavoro. E’ bravo, glielo devo riconoscere. Ma c’è un particolare che le sfugge, e che è fondamentale: la montagna che io avrei spalmato l’ha fatta lei, non io, così come le è stato facile ridurre poi in sabbia il suo stesso lavoro. Passiamo alla Sua consorte: Abigail Mellace e al “Ribaltone”. Certamente non glielo spiegherò in termini giuridici come sia avvenuto, per questo tipo di materiali mi mancano le competenze, non sono un avvocato e né un giurista. E qualora lo fossi stato non avrei scritto un post ma sarei stato impegnato a difendere la Mellace e/o la Merante. Non lo sono. Dunque, proverò a chiarirglielo come l’ho partorito. Non dalle mie superficiali conoscenze dei codici, quindi, ma dallo stesso materiale con cui ho messo insieme i fili dell’inchiesta. Sa, lei mi dice di evidenziare il lavoro svolto da Sua moglie nel campo della criminalità organizzata. E questo suggerimento, per esempio, non va bene. Non c’entra niente. Già i fili di Why Not sono tanti, pure altri ne avrei dovuto mettere secondo Lei? Già il calderone bolle, pure altri ingredienti avrei dovuto mescolare? Lei è avvocato, lo capisco. E mi insegna che a volte per costruire e decostruire ci si serve di altro. Bene, io non lavoro così. Quando mi occupo di una questione cerco di sviscerarla in ogni sfaccettatura e poi raccolgo. Ma solo di una. Il minestrone non è mai stato il mio piatto preferito. Bene, ritorniamo alla minestra semplice. Il “Ribaltone”. E anche “annunciato”. Vede, la richiesta di ricusazione rigettata alla Merante del gup, notizia presente nell’articolo di Bocca, manco la prendo in considerazione. Ma lei sì, a lei piace cambiare le carte in tavola. Scommetto che a scala quaranta è imbattibile. Ricominciamo, parola per parola. Il Ribaltone. Il ribaltone è il materiale giornalistico, derivante dalla libertà di stampa, dal diritto di cronaca e di opinione, che ho utilizzato per mettere insieme i fili. Infatti. Dall’avocazione a de Magistris si è passati al ribaltone. Non le piace questa parola? E come chiamerebbe quelli che una volta sono state vittime diventare poi carnefici? Annunciato. La parola annunciato deriva dal fatto che dall’avocazione già si presumeva il fatto che si sarebbe risolto in un niente di fatto. Non solo. Nel post evidenzio anche che la Mellace ha utilizzato le stesse armi del pm, come le amicizie e le tavole imbandite degli avvocati e/o magistrati quali presunti colpevoli, per rivoltargliele contro. Vedi vicenda Merante e/o il maresciallo Chiaravalloti. Ma lei è così pieno di termini giuridici che non riesce a vedere l’elefante dietro il Suo dito. A lei piace vedere solo il Suo indice, così pieno di sé e della Sua amata Consorte. Nel ringraziarLa per il Suo contributo La invito a usare con parsimonia i termini “denigratori e allusivi”. Ogni abuso nella lingua italiana restituisce un significato diverso alle parole. A volte anche lontano dall’originale. Lei è avvocato. Si capisce che ci va matto. È il suo pane. Glielo dico per i lettori, perché sappiano che la giustizia sta sopra anche gli avvocati e i magistrati. La giustizia è per tutti. Come la verità. Ed è questa che noi vogliamo. E non ha bisogno di aggettivi. Cordialità Emilio Grimaldi |
7 febbraio 2011
Il carteggio Mottola - Grimaldi. Why Not?
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4 commenti:
avvocato,
scusi ma dimostra la sua poca arguzia con quello che ha scritto e sono convinto che lei crede di essere più furbo degli altri. I suoi commenti non sono convincenti e il dott. Grimaldi ha smontato il suo discorso con 2 parole.
Inoltre lei crede che essendo avvocato può trasformare le storie, d'altronde è il vostro mestiere, solo che dimenticate che ogni tanto carta canta e se la "carta" non la capite non potete cambiare il vero significato e far credere che in realtà il significato era altro.
Posso aggiungere che tutto quello che lei ha scritto sono notizie in più che non conosceva nessuno fino a quando non le ha aggiunte lei per cercare di tirar l'acqua al suo mulino, ma sono fatti messi da lei.
Non ho letto termini denigratori e allusivi ma forse per gli avvocati esiste un vocabolario diverso dallo Zanichelli e altri che si trova solo all'ordine degli avvocati di catanzaro. Peccato che non ha anche scritto che c'erano anche toni minacciosi come fece un suo collega ad una mia raccomandata che gli mandai per avere dei chiarimenti e poi gli risposi con un'altra raccomandata dicendogli di riportare la/e frasi dai toni minacciosi alla quale non ha mai ricevuto risposta altrimenti si sarebbe beccato una denuncia per falso ideologico.
Avvocato forse non conosce bene la legge ma l'ultimo grado di giudizio l'emette la cassazione e quindi anche se lei era colpevole o innocente negli altri gradi di processo, fa fede quella della cassazione, e qui dimostra che vuole cercare il pelo nell'uovo con il suo anche.
Papà quasi quasi mi iscrivo al CEPU.
avv. Maurizio Mottola di Amato
Egregio dottore GRIMALDI,
per prima cosa la cito " la giustizia è per tutti, come la verità. Ed è questa che noi vogliamo..."
Sono lieto di sentire queste parole, sono felice di sapere che la RICERCA DELLA VERITA' è il fine ultimo che la muove, l'obiettivo supremo che, con i suoi scritti, mira a conseguire.
Ed allora insisto: perché non provare a conoscere, a leggere, quegli atti, quei documemti, quei verbali ( chiamati anche prove) da cui, in qualsiasi Stato di diritto, si deve partire per accertare, ricostruire LA VERITA'?
Perchè scrivere e ragionare, invece, sulla base di vario materiale giornalistico, di "fili" tessuti e imbastiti da altri ( magari per proprio toprnaconto)? di teorie di parte che, prima della doverosa verifica giuridizionale, sono, ancora, per fortuna, delle mere ipotesi necessariamente sottoposte al vaglio della giustizia?.
Detto in altri termini: perché accontentarsi di assemblare e di ridurre forzatamente ad unità molteplici fili lanciati da altri nel calderone mediatico invece di individuare, in prima persona, secondo il proprio personale convincimento e la propria sensibilità ed onestà, quei dati che sono realmente rispettosi del criterio della verità storica?.
Perché accontentarsi di mettere in scena uno spettacolo drammatico o una commedia irriverente di cui non si è scritta la trama o i cui protagonisti sono tutti degli emeriti sconosciuti ( e magari anche forse degli impostori)?.
Un giornalista, serio, onesto, preparato, quale Lei è, ha certamente le capacità umane e professionali per esercitarsi in siffatto compito.
Un giornalista, animato dalla RICERCA DELLA VERITA', non ha bisogno di essere un giurista o un esperto dei codici per formarsi,anche in una vicenda giudiziaria difficile e complicata, il proprio personale convicimento.
Ma, ribadisco, è necessario, in tal caso, partire dalla lettura degli atti e non da teorie precostituite rispetto alle quali, a priori, valutare, con una evidente inversione logica, la congruità e la rispondenza delle successive sentenze.
Poi, per carità, è legittimo e sacrosanto dissentire dalle conclusioni dei Giudici, evidenziare errori, dimenticanze, negligenze, superficialità, commistioni e finanche "ribaltoni".
Termine quest'ultimo che, a mio giudizio, Lei, profondo conoscitore dell'esatto peso delle parole, ha usato scientemente, con la piena consapevolezza del suo significato letterale.
A meno che non voglia precisare e spiegare, oggi, a tutti coloro che, come me, hanno frainteso, che, nel commentare la sentenza WHY NOT, voleva evidenziare il ribaltamento dell'ipotesi accusatoria e non denunciare, invece, il ribaltone della VERITA'.
Cordialità.
azzzzzzzzzzz.... avvocato è arrivato a capire l'articolo,miracolo. chi le ha spiegato l'articolo? meglio tardi che mai.
avvocato, ma lei ha mai partecipato in tribunale ad una causa seria?
l'accusa fa ipotesi accusatorie che poi devono esser smontate da quelli che fanno gli avvocati e non da quelli che giocano a fare gli avvocati. Smontare l'accusa non vuol dire ribaltare la verità ma appurarla mettendo in evidenza incongruenze dell'ipotesi accusatoria.
Papà sono sempre più convintoche dovevo studiare al CEPU.
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