16 aprile 2011

Sharo Gambino, il piacere della scoperta

Sharo Gambino, foto di Antonio Renda

“Scavando ha trovato l’acqua”. L’acqua rievoca quella dell’Ancinale, la fiumara che attraversa Serra San Bruno, ma è il tesoro della cultura locale, degli uomini, delle donne, dei bambini, della fatica rupestre, dei canti popolari, dei boschi, dei campi, dei colori, dell’aria. L’acqua della mafia che si rifletteva in tutta la regione, della ‘ndrangheta. L’acqua dei racconti che hanno segnato la storia della letteratura calabrese e italiana del secondo scorso. La citazione è di Marinella Gambino, figlia di Sharo, morto tre anni fa, pronunciata durante l’Omaggio che gli ha riservato il Comune di Catanzaro nell'ambito della XIII Settimana della Cultura presso la Biblioteca comunale “De Nobili” il 14 aprile scorso.
Uno scrittore “puro”, ha ricordato Achille Curcio. “Che credeva nella bontà di tutti”. “Una volta – ha raccontato – venne chiamato da un assessore comunale alla Cultura, un certo Ranieri, per presiedere una commissione di un concorso di poesie. Volle che ci fossi pure io con lui. Organizzammo le sedute a Pizzo. L’assessore, inizialmente, ci promise 300 mila lire. Quando poi ci fu la premiazione dei vincitori ci consegnò una busta ciascuno. Sharo, che era un puro, non l’aprì subito ma era contento perché proprio quel giorno aveva ricevuto una bolletta troppo onerosa dell’enel e così sperava che con quei soldi avrebbe potuto pagarla. Quando tornò a casa, invece, l’amara scoperta, solo 50 mila, neanche le spese della benzina. Era così Sharo, si fidava di tutti. L’assessore poi fece carriera, divenne assessore della Regione Calabria, sempre nella Cultura. E proprio perché in Italia premiamo sempre i migliori fu promosso addirittura come componente della Commissione parlamentare dei Beni culturali”, ha chiosato. “E così fu con il suo primo editore e con tanti altri. Racconto questo perché per capirlo fino in fondo dobbiamo sapere anche delle sofferenze e delle strumentalizzazioni che ha patito”, ha motivato.
Emozionante la proiezione del documentario dedicato alla sua figura, girato da Antonio Panzarella e Antonio Renda: “Sharo Gambino, dal ponte dell'Ancinale”. Dal ponte dell’Ancinale con lo sguardo rivolto alle maggiori problematiche della Calabria. La ‘ndrangheta su tutte. Fu il primo ad approfondire attraverso i suoi scritti il problema mafioso. Un cuore impavido e schietto. “Dolce e severo nello stesso tempo”, ha commemorato la moglie, Melina. “Di un inesauribile talento e di uno smisurato amore”, ha continuato. Un ricordo commosso, il suo, per Sharo, “suo marito, maestro e compagno per 60 anni". “Oggi mi capita sovente di incontrare persone che lo hanno conosciuto e tutti ne conservano un bel ricordo”, ha concluso. 60 anni che sembra non vogliano finire mai. Anzi. “E’ uno di quegli spiriti che sono fatti per essere ricordati per l’eternità”, ha augurato Antonio Panzarella. Di Antonio Renda sono state esposte nella biblioteca le foto che ne ripercorrono tutta la vita. Con il suo largo sorriso e i suoi occhi penetranti che fin da ragazzo, quando si dilettava a fare l’attore teatrale, non lo hanno più abbandonato, con impresso il riflesso sorpreso del piacere della scoperta. Delle cose. Dei boschi. Dei campi. Dei colori. Del profumo dell’aria e dell’acqua. Dei canti popolari. Dell’animo semplice e dell’animo mafioso.
Ha scavato fino a trovare la sorgente. Dal ponte dell’Ancinale.

La lunga notte della Calabria. Il manifesto di Sharo Gambino. Foto di Antonio Renda

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