Nicola Tenuta entra a Palazzo Gencarelli
Tra Tenuta e Trematerra, Nicola il primo e Gino il secondo,
attuale sindaco ed ex il secondo, c’è sempre stato un rapporto tellurico, della
nuda terra. A parte la stabilità o il tremolio della materia prima, la variante
dei soldi ha ininterrottamente asciugato il fango tra i due. Il guaio è che
ultimamente, dopo i movimenti dell’Anas a favore della tenuta delle strade
italiane. Dopo le consulenze sulla tenuta, questa volta degli studi, qualcosa
si è perso e il fango ha avuto per così dire motivo di sciogliersi. Ed imbrattare.
Imbruttire. E cospargere i protagonisti di sano spirito costruttivo, tanto che
sul fango quasi quasi ci si potrebbe costruire una casa.
Il Manifesto di Nicola Tenuta sulla Viltà e sulla Verità
conserva, con dovizia di particolari, questo amore per il fango. La tentazione
che viene nel leggerlo vira alle Terme. Verrebbe di tuffarsi in quelle di
Caracalla oppure in quelle più recenti del Mondo Arabo o Russo. La scelta dipende
dalla fantasia dei lettori, se nostalgici del classico oppure affascinati dal
neorealismo.
Dunque, il Manifesto.
Prima la Viltà e poi la Verità. La Verità per seconda e
ultima non per caso, ma per rimanere più impressa nell’immaginario collettivo.
Perché, nel gioco del fango, come in ogni altro gioco, vince sempre chi sputa
per ultimo.
“Vile è chi ha
sperperato i soldi pubblici a danno di una città e dei suoi abitanti
per incapacità e al fine di tutelare meri interessi personali e di parte.”
Città, abitanti, interessi personali e di parte... Sembra la voce di un primo
cittadino. Ma lo è. La voce del sindaco contro un altro. Il precedente. Colui che
gli ha insegnato come fare e disfare. Fregare e fottersene. Il padre contro il
figlio. Il figlio contro il suo ombelico. Una rabbia repressa. Sente, Tenuta,
il fiato della Terra che trema. E ha paura.
“Vile è chi ha
infangato, con il proprio opaco operato, il buon nome della Nostra città e
delle sue istituzioni ed oggi gioca a fare il paladino della giustizia e delle
regole.” Attenzione! Vile non è lui, ma chi
ha infangato il buon nome della città e delle sue istituzioni. Lui, invece,
per la città ha sempre elargito bontà a iosa. Dagli avvocati ai rifiuti. È un sammaritano dei tempi moderni.
“Vile è ancora chi ha
permesso il drastico ridimensionamento del Nostro ospedale e la chiusura di
tanti altri presidi istituzionali sul nostro territorio.” E’ il primo
colpo, quello che tocca sul personale, l’ospedale. La salute di tutti, dei
sindaci e dei comuni mortali. Ormai l’Anas non è più stabile e Tenuta,
giustamente, gli rimprovera (non lo nomina mai. Nemmeno adesso. Ma è a lui che si
riferisce. A Trematerra) che il Beato Angelo non è diventato Santo non solo per
i miracoli che non ha fatto a sufficienza ma anche per le strade. E cioè che anche le strade abbisognavano di altri
miracoli.
“Vile è chi ha sempre costruito il proprio
consenso elettorale sfruttando posizioni di potere dei propri familiari che facevano passare come “FAVORI” sacrosanti diritti
dei cittadini.” Siamo al nocciolo della questione, il consenso elettorale. I
favori e di diritti. Lui, Tenuta, ha sempre fatto diritti mai favori. Ancora non
ha spiegato ai cittadini come e perché Stalinslao De Santis risulta il suo
legale tellurico preferito. Come lo abbia fatto risorgere dalle ceneri dopo il buio di
ben due Amministrazioni, tra la sua prima e seconda poltrona di sindaco. Quanto
i rifiuti abbiano compromesso per sempre la concezione di servizio pubblico in
capo ai cittadini. Quanto i debiti abbiano legato per l’eternità la capacità
dell’Ente di riuscire ad intervenire in ogni dove. E parla. E scrive di diritti
e doveri. Il discepolo che supera il maestro.
“Vile
è sempre chi prova a fare il sindaco da dieci anni, ma non ha mai
avuto il consenso del proprio partito, figuriamoci quello del popolo
acrese!” Una stoccata all’attuale opposizione, per cambiare registro e
destinatario. Lui è il sindaco, lui può. Ma soprattutto lui c’è riuscito a fare
il sindaco, con il beneplacito di pensare che il peggio non è altro che una variante
delle possibilità, mentre altri no. E’ sempre una possibilità. Come la tragedia
rispetto al nulla.
“Vile è ancora chi
accusa la mia Amministrazione di agire con poca trasparenza e poi
fa leva su democratici e fisiologici dibattiti interni alla maggioranza
di governo.” Ecco, la sua Maggioranza è come un mare in tempesta, ma
secondo la sua lungimirante visione delle cose si tratta solo di fisiologici
dibattiti interni. E poi la sua Trasparenza è uguale al fango. Difficile vedere
oltre.
“Vile è chi oggi si
vuole differenziare pur avendo approvato l’aumento delle tariffe in consiglio
comunale (Delibera n. 34 del 25/07/2014)”.I fisiologici dibattiti interni
diventano vili. Il tanto decantato “Differenziamoci”,
per la raccolta dei rifiuti - promessa e mai mantenuta, mai svolta, neanche per
sbaglio - diventa un’arma contro chi non ci ha creduto. Il paradosso è sempre stato
un argomento affascinante rispetto all'ovvio.
Ora è il tempo della “Verità”. Ascoltiamolo dalle sue vive
labbra.
“Il mio rapporto con
il popolo mi ha consentito di guidare questa Città per ben due volte,
un popolo dal quale orgogliosamente provengo e nel quale
credo e mi riconosco.” Si riconosce, si riconosce nella sua città. Andiamo avanti
perché il meglio di sé lo esprime più avanti.
“La manifestazione di
qualche giorno fa mi spinge ancor di più a coltivare questo rapporto diretto
con i miei concittadini con il proposito di risolvere il più
possibile i problemi che li affliggono.”
Ecco, la manifestazione di qualche giorno lo fa lo spinge a
coltivare questo rapporto. Tanto che quel giorno lui non c’era al Comune. Ufficialmente
era fuori per motivi istituzionali. Guarda caso proprio quel giorno,
pubblicizzato in ogni dove, è dovuto andare fuori provincia. Non si sa dove. Ciò
che si sa con certezza è che era assente. Però, lo spinge a coltivare le rape
nel deserto. Impensabile.
“Per le molte centinaia
di persone oneste che sono scese in piazza e per tutti gli altri io ci sono
stato e continuerò ad esserci sempre.” Centinaia di persone. Sono state
almeno migliaia e lui si ostina a dire centinaia. Un ridimensionamento ridotto
ad un paio di famiglie più i loro amici. Una fisiologia naturale, vorrebbe dire.
Come la percentuale di essiccamento degli ortaggi. Invece no! Sono state
migliaia. E migliaia vuole dire soprattutto quelli che ti hanno votato, Tenuta.
“Il Comune è casa
Vostra e lì mi troverete tutti i giorni ad accoglierVi.” Tutti
giorni, salvo quando deciderete di andarci.
“Quei pochissimi vili,
organizzati sotto bandiere di partito o nascosti dietro fantomatiche
associazioni che cavalcano la protesta sfruttando i problemi della gente,
sappiano che non baratterò interessi personali a discapito di interessi
generali.” Quelle centinaia diventano pochissimi vili. Sono ridotti ad un manipolo di scapestrati. Scapestrati perché la strada maestra è la sua. Quella che
Tiene non quella che Trema.
“Impegnerò
tutte le mie forze al fine di salvare insieme ai cittadini il Nostro Comune,
abbassare i tributi locali e ridare speranza al Nobile Popolo Acrese.” La
chiosa finale è un capolavoro di coraggio. Tutte le sue forze… Lui sa che
richiedendo un ulteriore prestito, rispetto a quello già concesso della Cassa,
al Fondo di Rotazione, non può abbassare le tasse almeno per altri sette anni
ma l’impegno ce lo mette. Come l’asino che promette di superare il cavallo. Oppure
come il marinaio che si accinge ad affrontare il mare in tempesta. E che sa che
sta salutando per l’ultima volta la Sua Nobile amante.
Il commiato è il rantolo di un morente “Questo è il momento della verità: è qui che si distinguono gli uomini
dai buffoni”. Lui è un uomo. Gli altri dei buffoni. Brrr…
2 commenti:
Cosa significa questa 'frase' -
" Il guaio è che ultimamente, dopo i movimenti dell’Anas a favore della tenuta delle strade italiane. "
Il Cinghiale nella Tenuta di Acri. Siglato l'accordo nella Piana di Gioia Tauro
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