12 maggio 2009
Andrea s'è perso. Una storia da terzo millennio
Questo non è un post come gli altri. Non è una notizia, né uno scoop. Ma una storia. Me l’ha raccontata ieri un signore di mezza età che ho conosciuto sul Corso di Catanzaro.
Quella di un operaio presso un autolavaggio. Si chiama Andrea. Nella vita aveva fatto tanti lavori. Ma quello di lavare le macchine gli piaceva tanto. Era felice quando arrivavano quei macchinoni sporchissimi guidati da tizi in giacca e cravatta. E si affidavano a lui. Alle sue mani esperte. Si sentiva come il cameriere di un re per poche ore. Che sapeva come soddisfare. Ed era altrettanto felice quando arrivavano da lui quelle auto di bassa cilindrata che facevano anche tanto rumore. Forse sarebbe stato meglio portarle dallo sfasciacarrozze. Ma lui riusciva e pulirle così bene che sembravano come nuove dopo. Per lui era una specie di sfida. E quelle più vecchie lo erano ancora di più. Il titolare pareva molto soddisfatto del suo nuovo dipendente. Gli aveva promesso che l’avrebbe messo a posto con i libri. Doveva solo avere pazienza. Passava il tempo e lui diventava sempre più bravo. Riusciva a togliere tutto lo sporco delle autovetture, anche negli angoli più nascosti, ecco perché era diventato il migliore. Non c’era macchina che resisteva alla sua pazienza e alle sue mani. Sembravano d’oro. O meglio trasformava in oro anche quelle più brutte. “Ogni macchina – diceva - ha il suo fascino. Ogni macchina va rispettata per quello che è. Le macchine sono come le persone”. Il titolare quando lo sentiva parlare così se la rideva, e si compiaceva perché i clienti aumentavano giorno dopo giorno. Passano gli anni e Andrea gli ricorda ancora il suo stato. Che avrebbe avuto bisogno di un contratto e di soldi veri per campare e continuare a lavorare. “Devi avere pazienza, caro Andrea – gli ripeteva – anzi ti volevo proporre una cosa. In concessione ho un altro autolavaggio dove laviamo macchine pregiate, solo di un certo target di persone. Se ti va perché non ti aggreghi?” Detto, fatto. Andrea era felice di quest’altra opportunità. E investe su stesso. Si vende un lotto di ulivi per continuare a lavorare. Era sicuro di una sua sistemazione prima o poi. Di giorno, quindi, si dava un gran da fare all’autolavaggio principale. E alla sera in quello specializzato, frequentato solo da clienti di “un certo livello”. Clienti speciali. E per lui, che non ha mai fatto differenze fra le persone, questo non era un problema. Anzi. Si divertiva a fare il loro cameriere. Dopo tutto era il suo lavoro. Con il passare del tempo i clienti aumentavano anche nel secondo autolavaggio. Perché se prima avevano dei dubbi sulla preparazione e sulla scrupolosità del titolare con la faccia pulita di Andrea nessuno aveva più da ridire o rimproverare alcunché. In questo secondo lavoro Andrea guadagnava a percentuale. Però non verso tutti, solo verso i clienti che riusciva a portare. Per quanto bravo, però, avrebbe dovuto prendere la percentuale di tutte le macchine che lavava per riuscire a racimolare qualche gruzzoletto. Allora il responsabile per convincerlo a fargli portare più macchine da pulire gli raccontava che quelli che vi avevano lavorato prima di lui si erano arricchiti. Andrea già li conosceva. E si domandava “ma perché allora non sono rimasti se guadagnavano così tanto?” Nessuno sapeva dargli una risposta. Una volta è capitato un cliente di un certo rango, che non aveva convinto lui a venire, ma il principale gli promette che se fa un buon lavoro gli da una piccola percentuale. Andrea gli lucida la macchina così bene che pensava di essersela ampiamente meritata la parcella. Ma per averla ha dovuto sudare parecchio. “Il titolare è fuori sede”, diceva la moglie al povero Andrea che veniva da lontano per quegli spiccioli. Quando era difficile contattarlo, la moglie era sempre presente. Sempre a disposizione. Al contario del marito, non si negava mai. Per ben quattro volte Andrea ha dovuto fare marcia indietro. "Riprova un'altra volta" lo rassicurava la consorte. Nel frattempo continuava imperterrito a lavorare sui due fronti.
A un certo punto all’autolavaggio speciale si aggiunge un altro collega perché il lavoro era veramente aumentato. Anche a lui solita cantilena. Il titolare gli aveva detto che alcuni operai avevano guadagnato un sacco di soldi con questo lavoro e gli aveva citato anche Andrea per quella macchina che aveva pulito così bene per quel cliente speciale. Al che, ad Andrea è cominciato a venire qualche dubbio sulla correttezza del suo titolare. Ancora si ricordava dei viaggi a vuoto che aveva fatto. Però continuava a prestare il suo servizio sui entrambi gli autolavaggi del titolare.
Intanto la sua posizione contrattuale non cambiava. E all’orizzonte nessuna speranza si cominciava a intravedere. Oramai conosceva tutti, responsabili e non, in quell’autolavaggio. Vedeva che alcuni suoi colleghi per guadagnare di più si facevano le macchine più nuove e più costose perché aspettavano la mancia. E a lui davano sempre quelle più vecchie. Ma non si crucciava, a lui piaceva il suo lavoro. Raramente gli capitava qualche cliente facoltoso. E succedeva solo quando lo conosceva e chiedeva solo di lui. A quel punto il titolare non poteva negarglielo. Notava che il tutto era organizzato per avere più clienti. I suoi colleghi venivano accontentati solo perché questi portavano più clienti, e questo significava più lavoro per il principale della società. Lui, invece, pur essendo bravo, conosceva poche persone. Ma non erano solo i clienti quelli che interessavano. C’era anche la concorrenza. La concorrenza con la carrozzeria. Cioè Andrea quando puliva le macchine se vedeva che c’era un problema lo diceva sempre. E questo non piaceva tanto al titolare. Bisognava mettere le toppe ai problemi. Altrimenti i clienti andavano dal meccanico. Le toppe Andrea non le sapeva mettere perché non era questo il suo lavoro. Il suo lavoro era solo quello di lavare le macchine. La filosofia, invece, della società era che ad alcuni clienti era giusto dirlo ad altri no. Ma Andrea non faceva differenza. Per lui erano tutte uguali le macchine, come le persone. Trattava tutti allo stesso modo. Non ce la faceva a distinguere, ricchi e poveri. Se lo faceva andava in crisi. Andrea era un ragazzo semplice.
Alcuni suoi colleghi ci riuscivano. Lui, invece, no. Nonostante tutto andava avanti lo stesso. Vedeva le toppe che giravano in quell’autolavaggio. Ma lui continuava ad ostinarsi, a gridare, anche al legittimo proprietario, che la macchina andava portata dal meccanico. Il titolare faceva finta di non sentire. Per lui era un cliente in meno. Mentre per Andrea anche questo faceva parte del suo lavoro. Un giorno arriva una bellissima macchina. Un’auto d’epoca. Era bello darci sotto per farla brillare, pensava. Ma appena ci mette le mani capisce che ha un guasto al motore. Se ne accorge subito. E lo dice al titolare. Passano i giorni e quella macchina sta sempre lì. Allora chiede al suo responsabile come mai nessuno ha ancora avvisato il proprietario dell’incombenza. Di tutta risposta gli urla all’orecchio di andarsene e “che ha rotto le palle abbastanza”. Andrea non si spiegava il motivo di tale trattamento. Aveva lavato circa 1500 macchine nella sua florida carriera di operaio. E tutti i suoi clienti erano rimasti contenti. A parte quelli che non si aspettavano che le loro auto avessero le rotture che puntualmente gli riferiva. E anche l’autolavaggio aveva fatto la sua figura professionale. Pensava. Ma pensava male perché la ditta aveva una visione delle cose molto più complessa della sua. Del suo essere semplice. Intanto i suoi colleghi erano anche loro felici di non averlo più fra i piedi. Il titolare li ha convinti che per il bene di tutti è stato meglio mandarlo via. Andrea, però, non si da per vinto e ritorna a lavare un’altra macchina. Il cliente rimane molto contento del risultato, ma gli viene detto che a lavargliela non era stato Andrea ma un altro, nonostante qualche macchia fatta apposta per disorientare il proprietario dell’autovettura. A questo punto ha la prova provata che non è più ben visto nemmeno da quelli che prima gli dicevano di essergli amico.
Forse quello che ci ha guadagnato di più in questa storia è stato proprio il venditore di toppe. Quando doveva scaricare arrivava con il camion. Ora Andrea è per strada. Sa solo lavare le macchine. Lo ha fatto per 200 euro al mese per un po’ di anni con la promessa di un serio contratto che non ha mai avuto. Andrea s’è perso.
Appena finisce di raccontarmela se ne va senza neanche salutarmi, tutto preso dai suoi pensieri. Ora capisco, parlava proprio del figlio. Ancora continuo a vedere la sua immagine di spalle mentre si allontana.
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1 commento:
PENSO CHE ANDREA NON SI DEVE PERDERE A CAUSA DI UN FOTTUTO TITOLARE CHE NON HA SAPUTO APPREZZARLO VERAMENTE, ANZI DEVE DIMOSTRARE AL MONDO INTERO COSA E' CAPACE DI FARE E SOPRATTUTTO CONTINUAREA A LAVORARE NELLA SUA ONESTA' MENTALE E MORALE, FREGANDOSENE ANCHE DEI LECCHINI DEL SUO EX TITOLARE E FALSI SUOI AMICI. INOLTRE IO AL POSTO DI ANDREA, MANDEREI SUBITO QUESTA STORIA A QUEL TITOLARE NON DEGNO DI QUESTO NOME E...ASPETTEREI.
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