31 agosto 2010

Lo Zuccherificio dal sapore amaro

L'ex Zuccherificio inserito tra i Beni testimoniali della città nel PSC Da story

All’interno del Piano Strutturale Comunale è ricordato con orgoglio tra i nove “Beni testimoniali” della città, accanto a quelli “monumentali”, come il Castello normanno svevo di Nicastro, perché fungono da testimonianza dello svolgersi della storia di Lamezia Terme. “Rappresentò per i lametini il luogo del lavoro per eccellenza, dell’industria strettamente connessa all’attività agricola dell’intera regione. Il luogo della possibilità (…) Era per noi la Fabbrica. Il riscatto. Un’alternativa al lavoro agricolo”, dice la scrittrice Giuliana de Fazio. La Fabbrica, lo Zuccherificio di S. Eufemia. La punta di diamante della bonifica operata dal governo fascista sull’intera area negli anni ’30. Abbandonato fin dall’inizio dell’era repubblicana e moderna, negli anni ’50, ora si appresta a cedere le armi della storia a favore del cemento. Quello nuovo di zecca che tutto trasforma e tutto rigurgita. “Un centro polifunzionale al servizio di tutta la Calabria”. Sembra una reclame di propaganda. Ma non lo è. È il progetto della società Cissel, proprietaria dello stabilimento, stilato dall’architetto Pompeo Fabbri e dal geometra Tommaso de Pace. Tutti d’accordo. Tra gli occupanti gli scranni del Palazzo comunale solo Teresa Benincasa, del Pdl, alza il dito per dire al Consiglio di obbligare la Cissel a rispettare il progetto originario. Bocciato il suo emendamento. E fuori dalle mura del Palazzo si sente l’esponente del Pd, Italo Reale, gridare invano di recuperarlo.
Testimonianza e recupero. Le maestranze non mancano. La letteratura scientifica e storica è ricchissima. Come il recente recupero dell’ex zuccherificio Eridania di Parma ad opera dell’architetto Renzo Piano. Come la proposta di restauro di Italia Nostra all’ex ministro dei Beni culturali, Sandro Biondi, proprio di questo, di S. Eufemia. Come gli appelli del Forum delle associazioni culturali lametine, dell’associazione Amici dei poeti del Reventino, del Movimento democratico, nonché dell’ultimo movimento, un blog interamente dedicato a questa battaglia, dall’intitolazione chiara: non buttiamolozuccherificio.blogspot.com. Sordi sono al Palazzo. Forse sono altre le sirene più suadenti rispetto a quelle culturali, artistiche ed etnoantropologiche. C’è chi dice che dietro ci sia la brutta copia dell’Opus dei. Chi la manomorta di Antonio Saladino. Chi i tentatoli della ‘Ndrangheta. I dubbi sull’opportunità di un polo funzionale - che si potrebbe fare comunque inglobando lo Zuccherificio restaurato – che cancella la storia, danno spazio alla fantasia. Quando poi senti il sindaco, Gianni Speranza, nonché professore di storia e filosofia, dire che “con questa iniziativa vogliamo dimostrare la nostra attenzione verso l'intero complesso che, con questo progetto, può davvero trasformarsi da realtà abbandonata in centro moderno e funzionale”, poggi i piedi per terra e ti accorgi che forse sei tu a non capire: “Forse non lo abbatteranno!” E, invece, sì. Ci pensa l’architetto Fabbri a mettere i puntini sulle “i”: “Il vecchio stabile fatiscente e a grave rischio ambientale sarà completamente demolito, e in seguito si procederà alla bonifica dell'area e alla costruzione del centro”. Niente da fare, ironia della sorte: il professore è rimandato in storia. Forse non ci ha capito niente neanche lui. Tra testimonianza, recupero e modernità avrà convenuto lui, del Pd, che anche i fascisti, come i comunisti, mangiavano i bambini.

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7 commenti:

domenico ha detto...

non riesco a capire il Sindaco, perchè non riportarlo agli antichi splendori, dicono che in Calabria abbiamo i migliori ingegneri,costruttori
e non siamo in grado di conservare un monumento del genere....perchè non fare intervenire i responsabili della Direzione Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Calabria...perchè se interessa a loro anche i privati sono costretti a non toccare niente.....
qui veramente gatta ci cova....

federico ha detto...

Che ci sia la mano lunga di Saladino lo testimonia il fatto che tra i progettisti ci sia un geometra (De Pace) notoriamente vicino alle sue posizioni; la ndrangheta credo che entri in ogni attività economica calabre e quindi perchè non in questa?
Che il fabbricato andrebbe demolito lo dice il fatto che è fatiscente, abbandonato e pericoloso: eviterei di definirlo testimonianza storica essendo nient'altro che una fabbrica costruita 80 anni fa e che ha lavorato fino a metà degli anni 60 quindi abbandonato da almeno 40 anni: io lo chiamerei RUDERE
Bisogna anche ricordare che il manufatto non è mica pubblico ma di proprietà privata.
Ma bisogna anche pensare che l'intervento proposto non è quello consentito dal PRG vigente ma è stato possibile solo grazie ad una conferenza di servizi: naturalmente il tutto non è altro che una grossa speculazione considerato che nel quartiere S.Eufemia i prezzi di vendita degli immobili sono altissimi. Insomma siamo di fronte ad un gigantesco magna magna: ho la sensazione che siamo di fronte ai lamenti di chi non è entrato nel magna magna dicendo che il fabbricato è "una testimonianza storica" ed agli interessi speculativi degli imprenditori

Anonimo ha detto...

federico sei disinformato (de pace) non è tra i progettisti dell'ex-zuccherificio.

federico ha detto...

Sopno disinformato sul fatto che è progettista o sul fatto che è un protetto di Saladino?. Sul primo punto, allora il disinformato è chi ha scritto l'articolo (se lo leggi, De Pace viene citato come progettista), sul secondo punto direi che la vox populi e gli anni di "servizio" al fianco di Saladino parlano da soli ma comunque mica gliene faccio una colpa. Sai come si dice (te lo scrivo tradotto in italiano)? Si chiama papà chi dorma con mamma

ATol ha detto...

saladino?? opus dei?!?! hahaha che cosa non si inventa per attrarre qualche lettore...
è evidente che chi scrive non ha la più pallida idea di cosa si sta parlando. Ma d'altra parte se anche i cosiddetti giornalisti della carta stampata non si preoccupano di verificare cosa "si dice", perché mai dovrebbe farlo chi scrive sui blog...
Federico: sono perfettamente d'accordo con te sul discorso dei ruderi e su chi non è entrato nell'affare ma sbagli clamorosamente sul PRG.
Il piano è perfettamente conforme all'attuale PRG e riprende persino le direttive per il prossimo. Non va in variante in nulla. Il che è abbastanza inedito in progetti di questa portata. La conferenza è utile solo per abbreviare i tempi della burocrazia, non per nascondere magagne...
Altra cosa: se a muovere tutto fosse la ndrangheta, non pensi che avrebbe progettato palazzi (sarebbe stato possibile...) invece che servizi di pubblica utilità come autostazione bus, campus universitario, teatro ecc..?
Oltretutto cedendo al comune il 60% dell'area (molto più del necessario)

p.s. parlo con cognizione di causa avendo potuto visionare tutti i documenti dell'iter amministrativo e avendo parlato con i progettisti (come un qualsiasi giornalista dovrebbe fare prima di buttare giù 2 parole)

Anonimo ha detto...

mi sembra allucinante ragionare di ndrangheta e manomorte senza sapere quasi nulla del progetto. e' un esempio di disinformatia soave e beata che nemmeno a Mosca ai tempi di Stalin. ma fatemi il piacere e andate a leggere le carte....

stevens

carmine lepera ha detto...

leggo con qualche anno di ritardo questo. post, i progettisti del nuovo Piano Paesistico sono Gli Architetti Pompeo e Giovanni Fabbri con la collaborazione del sottoscritto Architetto Lepera Carmine.
Tra i progettisti non esiste nessun geometra Pace.
saluti