Mentre i lumbard ci danno una lezione su come riappropriarsi dell’acqua, che dalla Leggi Galli stava diventando privata, in Calabria i cittadini sognano. Mentre i sindaci lumbard difendono gli interessi pubblici i primi cittadini nostrani non sanno come fare per divincolarsi dalle grinfie della Sorical o aprire una battaglia contro un mostro molto più grande della società: la stessa regione Calabria.
E’ dell’altro giorno la notizia che la Regione Lombardia ha fatto marcia indietro alla privatizzazione. 144 sindaci, armati di delibere consiliari, hanno imposto la loro all’ente intermedio. Ora tutti gridano vittoria contro la privatizzazione del bene pubblico più prezioso, sia il Pd, l’opposizione, che lo stesso Pdl, al governo della regione. Un carro del vincitore su cui tutti vogliono salire anche i reticenti berlusconiani. Si è aperta una breccia alla Veolià, la multinazionale francese che ha scambiato l’Italia per un paese africano dell’800, da colonizzare. Si è aperta una breccia agli affari privatistici che hanno devastato il servizio idrico integrato italiano. Chi approfitterà di questo tremolio delle mura di difesa del malaffare? In Calabria stanno tutti zitti. Dopo il ciclone De Magistris per truffa aggravata, turbata libertà degli incanti, e abuso d’ufficio lo scorso 23 maggio, indirizzato agli alti vertici della Sorical, quasi un’appendice della Why not, è calato il sipario. I cittadini, dal 1 novembre 2004, da quando la Sorical (SOcietà di Risorse Idriche CALabresi) è subentrata alla regione Calabria, hanno visto solo lacrime e sangue con le supposte delle incomprensibili tariffe, anno dopo anno – nonostante si era impegnata a non aumentarle. I primi cittadini, all’inizio dello scoppio del pentolone, hanno fatto un movimento, hanno accennato allo scandalo, alla protesta. Ma poi sono rientrati in trincea. Che cosa li ferma? Il debito degli anni pregressi all’insediamento della Sorical nei confronti della Regione Calabria che ammontano a 500 milioni di euro? Il fatto che, date le commistioni tra la società e la regione Calabria, fra controllato e controllore (che detiene il 53,50 per cento delle sue azioni), l’ente intermedio li intimidisce con la revoca dei contributi per il territorio? Solo un organo potrebbe mandare via la nebbia. Un pubblico ministero. Solo un magistrato ha avuto il coraggio di fare chiarezza sul putridume bipartisan che ha avvelenato il bene pubblico più prezioso. Luigi De Magistris. Ma è stato trasferito. Chi prenderà il suo posto? Già, chi?
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