15 febbraio 2009

Vox Ros, Vox Dei. Per la sicurezza di Cosa Nostra

Sicurezza della Repubblica? O Sicurezza di “cosa nostra”? È questo il dilemma che attanaglia gli italiani da quando Francesco Rutelli, presidente del Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha finito di relazionare sui tabulati dell’ex consulente di Luigi De Magistris, Gioacchino Genchi, citando ad ogni piè sospinto, Pasquale Angelosanto, Ros di Roma, reparto operativo speciale.
Vox Ros, vox Dei, verrebbe da dire. Secondo il Ros, una garanzia per lo Stato. Quale Stato?
Scrive il Copasir:
Il ROS ha accertato che il consulente avrebbe ottenuto le anagrafiche di circa 392.000 intestatari e richiesto 1402 tabulati di traffico storico, nell’ambito di entrambi i procedimenti penali (Why not? e Poseidone)…. Il Comitato ritiene altresì di dover esprimere preoccupazione per i rischi che si possono determinare per la credibilità delle nostre agenzie nei loro rapporti con gli omologhi organismi di intelligence degli altri Paesi.
Quale è lo Stato a cui crede e si sacrifica il Ros di Roma?
Quello del Sisde, ora Aisi ( Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna), di cui pure il Ros di Roma fa parte, quale figlioccio del generale, Mario Mori, che è accusato di essere collusa con Cosa nostra? Da quando non perquisirono il covo di Totò Riina? Oppure quello di riciclaggio di denaro, commercio di stupefacenti, e al mancato arresto dei latitanti? Il Gup di Milano, Andrea Pellegrino, ha rinviato ad un processo la posizione degli indagati, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, peculato e falso. Insieme al generale Ganzer, successore di Mario Mori, e Mario Obinu, dirigente del Sisde, verranno citati in giudizio con le stesse accuse un magistrato, un capitano, sette sottufficiali, e un appuntato, tutti del Ros. Oppure quello dei fascicoli del Sisde in vendita nella vicenda Telecom? Secondo le accuse dell’ex agente Marco Bernardini? Su tutto questo vige il perentorio “segreto di Stato”, l’insuperabile “sicurezza dello Sato democratico”.
Ma c’è una speranza nei servizi segreti italiani, la nomina di Franco Gabrielli al Sisde, ora Aisi. Quello che fece a pezzi l’ipotesi di Pasquale Angelosanto, il Ros, sic!, che accusò troppo superficialmente l’Iniziatica Comunista, che sarebbe stata il nocciolo duro delle nuove Br, e che avrebbe ucciso D’Antona. Quel giovane poliziotto che quando il generale Mori depose sulla strage di mafia di via dei Georgofili ammettendo che la trattativa dei Corleonesi, per il tramite di don Vito Ciancimino, fu una sua iniziativa solitaria, non gli dette credito. Franco Gabrielli potrebbe far fuori il marcio. E potrebbe ritornare a risplendere lo Stato nella sua reale salvaguardia democratica.
E allora il suggerimento del Copasir:
Anziché utilizzare figure di consulenti privati per lo svolgimento di accertamenti su questioni delicate, sarebbe preferibile che fossero svolti da strutture delle forze di polizia
Suona come “Lo Stato italiano siamo noi, e nessuno ci deve mettere le mani, quantomeno i privati cittadini. Solo noi sappiamo come lasciarlo a galla nella lotta amica con la mafia”.
E se a questo aggiungiamo che gli indagati, nelle inchieste scippate a Luigi De Magistris, sono esponenti sia di destra che di sinistra la frittata è fatta con tutti gli ingredienti. E pronta per essere servita agli italiani. Una frittata di bugie e bugie. Per la sicurezza dello Stato, certo.
Si, ma di quale? Quello democratico? O quello di Cosa Nostra?

PS
Consulta l'inchiesta esclusiva di Norberto Breda sui servizi segreti italiani
http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=8221

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