20 luglio 2009
19 luglio 2009. Pochi lenzuoli bianchi e tante agende rosse
Il giorno della manifestazione in ricordo della strage di via Mariano D’Amelio c’erano pochi lenzuoli bianchi appesi sui balconi delle abitazioni. Le agende rosse, in mano agli intervenuti, invece, erano tante.
Ieri, i lenzuoli si potevano contare sulla punta delle dita di una mano, dando una sbirciata anche ai palazzi dirimpettai. E già le agenzie di stampa lanciavano la notizia della “poca partecipazione dei siciliani”. I pochi lenzuoli bianchi in via D’Amelio sono un riflesso di questa solitudine e di questo silenzio. Una solitudine, d’altronde, che non è nuova ai siciliani, e ai palermitani in particolare. Anche lo Stato aveva lasciato da soli i giudici Falcone e Borsellino. Ma questi fatti non fanno più notizia.
Il magistrato portava sempre con sé un’agenda di color rosso in cui appuntava le impressioni sulle indagini che svolgeva, i suoi incontri, tra cui aveva annotato anche quello avuto con Nicola Mancino, allora ministro dell’Interno e attuale vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, pochi giorni prima che venisse fatto saltare in area davanti alla casa dove abitava la madre che era andato a trovare. Quell’agenda, per cui è stato accusato il tenente colonnello Giovanni Arcangioli per furto aggravato, e su cui si è pronunciato recentemente la Sesta sezione della Cassazione, che ha respinto perché inammissibile il ricorso della Procura di Caltanissetta (nonostante un video, girato nell’immediatezza dell’esplosione, lo avesse immortalato nel mentre si allontanava con la valigetta del giudice in cui era contenuta l’agenda) è diventata il simbolo della lotta del popolo della legalità perché si faccia piena luce sul sangue versato. Di questa agenda, ieri, era piena via D’Amelio. “Dov’è è finita l’agenda rossa di Paolo Borsellino?”. Questo il titolo del taccuino, l’interrogazione, rivolta allo Stato e alle sue istituzioni. A parte il silenzio degli uomini del potere legislativo ed esecutivo anche quelli del potere giudiziario sembrano accodarsi a questo silenzio "deliberato" dalle alte sfere di comando. La sesta Cassazione, infatti, è la stessa che ha confermato il ripristino del sequestro dell’archivio Genchi nella parte che riguarda le utenze dei parlamentari nonostante il loro coinvolgimento nel malaffare delle inchieste in cui ha lavorato come consulente. Evidentemente il detto che non c’è più sordo di chi non vuol sentire vale anche per quelli che non vogliono vedere. Giovanni Arcangioli non è sgattaiolato via con la valigetta del giudice. Le immagini forse sono state ritoccate! Avrà pensato la sesta Sezione che non voleva dare ad intendere di accontentarsi di "apparenze" spacciate per fatti concreti. Come anche Genchi: doveva capire che i prestanomi dei parlamentari erano proprio i parlamentari! Avrà riflettuto fra sé e sé la Cassazione che ha dimostrato di riuscire a vedere anche quello che gli altri non vedono. O meglio ha fatto finta di non vedere.
LA CONQUISTA DELL’INFORMAZIONE
In ogni modo, la vera notizia è un’altra. Dal quel fatidico 19 luglio 1992 sembra sia in corso una nuova frontiera del regime politico-mafioso. Dopo la strategia della tensione e del terrore che hanno fermato con il sangue gli uomini dello Stato, quei magistrati, quei commissari, quei carabinieri e quei poliziotti che hanno lottato fino alla morte per uno Stato che volevano giusto e rispettoso delle sue leggi, è in atto un nuovo modus operandi di quelli che portano avanti la baracca della Seconda Repubblica italiana, quello “dell’erosione e della conquista del mondo dell’informazione”. Costa meno rispetto al tritolo. E’ più efficace rispetto alla popolarità che si guadagna. E difende lo status quo degli uomini di potere attraverso le prebende dei posti di lavoro meglio delle impeccabili istruttorie dei magistrati uccisi. Lo ha denunciato Gioacchino Genchi, l’ultimo ad intervenire durante la manifestazione, poco prima del minuto di silenzio in ricordo della strage, alle 16 e 58 minuti e 20 secondi del 19 luglio 1992.
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4 commenti:
CARO EMILIO, ALMENO TU PUOI DIRE I C'ERO, ALLA MANIFESTAZIONE DI VIA D'AMELIO..NEI VIDEO HO' NOTATO ANCH'IO LA MANCANZA DEI LENZUOLI BIANCHI.
OLTRE AI LENZUOLI MANCAVA LO STATO..IN ALTRE PARTICIPAZIONE E' SEMPRE PRESENTE..OGGI NON VOGLIO FARE POLEMICHE..ULTIMAMENTE MANCA LA GENTE
ORMAI SFIDUGIATA DALLO STATO..ECCO PERCHE' NON C'E'..NON C'ERA A PALERMO ,NON C'ERA A CATANZARO.
TUTTI CI SI DOMANDA CHE FINE HA' FATTO LA BORSA DI BORSELLINO..ESISTE ANCHE UN FILMATO..ECCO PERCHE' MANCANO LE PERSONE..ULTIMAMENTE GUARDA CASO IL NOME DI GENCHI LO SENTO SPESSO , A ME ONESTO CITTADINO FA PIACERE...AI SOLITI PERSONAGGI ( NO )IL POPOLO DEVE RITORNARE A CREDERE, DI PERSONE ONESTE ANCORA CE NE SONO.
DOBBIAMO STARE VICINI AI MAGISTRATI ,POLIZIOTTI
E GIORNALISTI , CHE SVOLGONO BENE IL LORO LAVORO
TU EMILIO C'ERI.....GRAZIE
gentilissimo emilio grimaldi..almeno tu c'eri alla manifestazione organizzata per rendere omaggio alla memoria del giudice borsellino e della sua scorta, uccisi 17 anni fa. da quello che hò visto nei video poca partecipazione dei cittadini e anche dello stato..molte agende di colore rosso.. grazie emilio bel servizio come sempre ( tu c'eri )
caro emilio avrai notato prima catanzar per genchi, ieri palermo per borsellino..poca partecipazione da parte dei cittadini...sono sfiduciati...è lo stato che manca e non si fà sentire...ieri dove era,alle persone oneste bisogna dare risposte , che fine hà fatto l'agenda di borsellino ? perchè sono stati presi i documenti di genchi....ultimamente si vuole parlare solo di gossip, almeno li la telenovela continua..ogni settimana ulteriori foto ecc.ecc.
l'assenza dello Stato è più che normale in tale corcostanza, si vuole contradire il detto che il colpevole torna sempre sul luogo del delitto
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