31 maggio 2009

La pirite e l'acqua bianca. Viaggio nell'ex miniera di Catanzaro


Forse è stata proprio quella montagna a dare, secondo alcuni storici, il nome greco di “Temesa” a Catanzaro. Perché ricca di rame e di altri metalli pesanti, dall’etimologia greca di “fonderia”. Quella montagna distante dal capoluogo solo 5 chilometri. Si trova a Gimigliano inferiore, in località Marra, o contrada “Patia”. Una montagna così ricca di metalli pesanti che era conosciuta anche dagli antichi orientali e dagli egei per la bellezza delle realizzazioni, sapientemente create dai primi abitanti di Catanzaro.
Un massiccio crinale prospero di rame e di industrie metallifere era il sito catanzarese a quei tempi. Una ricchezza sfruttata fino alla fine degli anni '50 del secolo scorso. Poi abbandonata, e molto probabilmente, non bonificata. Era una fortuna in quel periodo poter disporre di pirite per la lavorazione del ferro, e degli altri metalli pesanti. Tempi difficili, quelli, di armamenti e di ricostruzione. Una fortuna costata cara ai minatori che vi abitavano anche nei pressi, in delle casette all’uopo costruite. Oggi non si scava più. Di tutto questo giacimento metallifero sono rimaste solo le immense discariche. Grandi macchie di color giallo e marrone, lontane da quella “mediterranea”, che dovrebbe essergli, invece, più congeniale. La vegetazione la sfiora solamente, non vi si azzarda a rifiorire. Tonnellate di pirite a un colpo di schioppo da Gimigliano. Ceneri di pirite che svolazzano invisibilmente. Dei minatori di Gimigliano pare siano stati una quarantina quelli che hanno perso la vita per malattie al fegato e all’apparato respiratorio. Gli organi che va subito ad intaccare l’acido solforico, una variante chimica dell’arsenico a contatto con l’acqua.
Una montagna trapassata dall’acqua, questa di “Patia”. Dalle falde. Anche adesso. Il padre di Antonio arrivava a casa sempre con i vestiti bagnati, ricorda ancora il figlio che all'epoca aveva solo 9 anni. Falde acquifere e idriche, la natura non fa differenza. Quei poveri minatori costretti, loro malgrado, a lavorare ed ammalarsi lavorando, senza saperlo. Falde che, giù dalla montagna, vanno a ingrossare il fiume Corace, primo refrigerio dei paesi limitrofi e del capoluogo. Le sorgenti sono capillari e sembrano tutte limpide. Ma ce n’è una che spaventa per il suo colore. È quasi bianca. Antonio una volta ha provato a lavarci la macchina con quest’acqua. “Non serve a niente, nessuna la usa. La gente ha paura anche di toccarla”, racconta. La mattina successiva se l’è ritrovata tutta arrugginita, la macchina. La gente aveva ragione. Non serve nemmeno a lavare la macchina quell’acqua bianca. Perché distrugge tutto. Ecco perché neanche i pesci vi si avvicinano. “È inquinata”, incalza un vecchietto che ha il lotto di terra proprio affianco. Ma ci tiene a informarci che la sua, quella che sgorga dal suo terreno, è, invece, limpida. “Questa acqua bianca proviene dalla miniera di ferro, ecco perché è così”. Confluisce nel “Fosso Patia”. Qui tutti sanno che non fa bene. E la lasciano stare, non la usano. Poi sparisce tra i rivoli che gonfiano il Corace.
Nella stessa montagna, nella parte bassa, giace una discarica di Rsu, rifiuti solidi urbani, balzata agli onori della cronaca nell’agosto dello scorso quando un incendio liberò tutto ad un tratto un fetore troppo a lungo imprigionato. È servita come incontrollato deposito di immondizia dal 1987 al 1997. In quella occasione Pasquale Montilla, medico oncologo, denunciò il caso, insospettito da un aumento insolito di tumori e di suicidi nella cittadina, presumibilmente legati agli effetti della diossina e delle altre sostanze novice dei rifiuti in decomposizione. E, contemporaneamente, sollecitò un controllo del territorio per possibili combinazioni di altre concause, quali fonti di inquinamento. Con la scoperta di quest’altra, di natura mineraria, sembrano trovare conferma, quindi, i suoi sospetti.
Sull’ex giacimento di pirite il medico è cauto, in attesa dei dovuti accertamenti, ma non nasconde la possibilità dell’identificazione di tutta l’area come “ad alto rischio per la salute umana”. “Bisogna essere molto prudenti – ha dichiarato - e responsabili, ed attendere eventuali risposte scientifiche di tossicologia ambientale sul reale impatto sulla salute umana della miniera di pirite dismessa. Certamente si potrà identificare come un’area ad alto rischio ambientale se le analisi tossicologiche confermeranno una probabile infiltrazione delle falde idriche del suolo e del sottosuolo di questi metalli pesanti”. Che, ricorda lo specialista, “sono contenuti in diversa concentrazione nelle ceneri di pirite, come l'arsenico, il rame, il cadmio, il tallio e il piombo, sostanze che un DM del 24 luglio 2004 li classifica a certe concentrazioni ecogenotossiche. In sintesi, cancerogene e mutagene. L'arsenico è la sostanza principale, ed e' cancerogena di “gruppo 1”, secondo la classificazione dell'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e si trova in qualità nelle ceneri di pirite. E viene, quindi, riconosciuto come rifiuto tossico pericoloso, e da monitorare. Le eventuali ceneri di pirite ammassate a cielo aperto rappresentano un reale rischio per l'ambiente per la sua estrema capacità contaminante. Ritengo, infine, che sia necessario effettuare un accurato screening tossicologico sulle popolazioni a rischio, eventualmente esposte”.
Pur essendo molto conosciuta l'ex miniera di Catanzaro non fu quasi mai studiata in modo scientifico. Tra i pochi che se ne occuparono Luciano Vighi, che nel 1967, nel suo scritto: "Sulla possibilità di ricerca di nuovi giacimenti di pirite in Italia", indicava proprio Gimigliano come unico sito calabrese di un certo interesse minerario. E, a proposito, riferì: "In questa zona si trovano lenti di pirite di modeste dimensioni entro filladi triassiche simili a quelle della Toscana. La serie triassica in Calabria presenta caratteristiche simili a quelle della serie triassica Toscana. Nella zona di Gimigliano è nota l'esistenza di grandi faglie di formazione posteriore a quella del granito. Non è da escludere quindi che in zone tettonicamente e stratificamente favorevoli possano essersi formati depositi di pirite di pratico interesse. La zona di Gimigliano non è stata mai presa in esame per tale possibilità nè vi sono stati eseguiti rilievi geologici di dettaglio".



Pubblicato anche su il Quotidiano della Calabria

28 maggio 2009

Elezioni Cropani. Per Eleonora Pitari è "l'ora del cambiamento", "silente", invece, Bruno Colosimo.



Ha solo 31 anni. È una docente di lettere. E ha un sogno: quello del “cambiamento” per Cropani. Lo stesso del suo slogan. Eleonora Pitari, candidata a sindaco per la lista: “Progetto Cropani”. Dopo l’autovelox e il photored al semaforo, che hanno decimato le casse dell’ente, quando dovevano rimpinguarle, per le note vicende giudiziarie, promette uno studio serio sul bilancio. Risolve la quaestio del campanilismo dei candidati con una battuta: “mio padre è di Cropani, mia madre di Cuturella e io abito a Cropani Marina. Più cropanese di così!”. Eleonora Pitari non si è sottratta alla sfida, un faccia a faccia senza precedenti con il candidato della lista avversaria. Bruno Colosimo, al contrario, dopo diversi rassicurazioni, ha via via glissato. Molti, infatti, a suo dire, gli impegni che gli hanno impedito di rispondere.

Quale il suo slogan preferito?
E’ l’ora del cambiamento

Quale il leader politico a cui si ispira?
Non c’è un leader in particolare, anche se mi ritrovo di più in alcuni personaggi che hanno fatto la storia dell’Italia: da Moro a Berlinguer, credo si possa parlare di politici che hanno saputo dare molto alla gente.

Chi avrebbe voluto con sé della lista concorrente?
Sono orgogliosa degli uomini e delle donne impegnate con la nostra lista.

Cosa disapprova dell’Amministrazione uscente?
Il mancato collegamento tra l’istituzione e i cittadini. Il Comune non può rimanere chiuso ai problemi quotidiani della gente, e posso dire che sono tanti coloro i quali hanno dovuto fare i conti con questi atteggiamenti.

Cosa avrebbe dovuto fare, e non ha fatto secondo lei?
Ritengo che non hanno amministrato con impegno e passione, salvaguardando i conti pubblici e garantendo i servizi primari e l’attenzione ai cittadini.

Cosa le riconosce, invece, come merito?
Hanno amministrato per dieci anni, non tocca a me dare eventuali meriti ma ai cittadini.

Quali i punti salienti del suo programma? Solo i punti.
Politiche di tutela per le caratteristiche ambientali e paesaggistiche di Cropani; interventi sociali per mettere al centro le esigenze dei cittadini; gestione del territorio per uno sviluppo armonico e una migliore qualità dei servizi; promozione e valorizzazione delle risorse locali; favorire la vocazione artigianale e commerciale, con la tutela dell’agricoltura; azioni programmate per il potenziamento del turismo; ridare vitalità e certezze all’istituzione scolastica.

L’hanno candidata, o si è proposto da sola diventare il primo cittadino di Cropani?
Non avrei mai accettato una candidatura che non fosse partita dal basso. Sono per le forme democratiche e per il confronto, non sono mai stata alla ricerca di una poltrona ad ogni costo. Abbiamo lavorato tutti insieme, e da questo lavoro sinergico è nata la mia candidatura.

Come ha convinto quelli della sua coalizione che è lei il candidato ideale per questa campagna elettorale?
E’ stata la coalizione a scegliere me dopo un’analisi sulla situazione cropanese. Non sono stata io a cercare una coalizione ad ogni costo pur di candidarmi.

I maligni parlano di 2 candidati quest’anno. Una sindachessa proposta da Cropani Marina, e un sindaco che farebbe, invece, gli interessi di Cropani paese. È vero? E a Cuturella chi ci pensa?
E’ arrivato il momento di parlare di Cropani, come centro unico e indivisibile. E poi, se posso permettermi una battuta, sono cropanese doc: mio padre è di Cropani, mia madre di Cuturella e io risiedo a Cropani Marina. Più cropanese di così.

Chi sono i personaggi che si nascondono dietro la sua candidatura? Detto in un altro modo: quali i suoi angeli custodi che siedono al consiglio regionale o al Parlamento italiano?
Non ritengo di avere angeli custodi. Sono sempre stata me stessa, come ognuno dei componenti della nostra lista. Altra cosa è parlare di amministratori pubblici e politici con cui intendo dialogare per il bene di Cropani. A partire dalla Regione Calabria, con la quale bisogna avviare un confronto serrato rispetto ai fondi europei e agli investimenti possibili per la nostra comunità.

Pasquale Capellupo quando era sindaco ha fatto mettere l’autovelox all’incrocio sulla statale 106 per rimpinguare le casse del Comune. Date le vicende giudiziarie, l’Amministrazione Grano ha fatto di meglio, lo ha spostato al semaforo e la lente della magistratura la sta indagando per truffa e altro, lei cosa farà per recuperare il gap economico, metterà il pedaggio a chi vuole passare per Cropani?
Intanto ritengo che questa problematica meriterebbe altri spazi e maggiori approfondimenti. Tra le prime azioni che avvieremo, se dovessimo vincere le elezioni, ci sarà quella di uno studio serio e concreto delle condizioni di bilancio dell’ente. Solo dopo sarà possibile avviare iniziative tese ad assestare i conti di un bilancio che è stato maltrattato da scelte irrazionali.

Il Comune di Cropani è a rischio di dissesto, le voci parlano di un conto in rosso per svariati milioni di euro, come pensa di raggiungere il pareggio? Tasse su, o giù? Per usare uno slogan di berlusconiana memoria.
Non mi interessano gli slogan, credo di più nelle azioni concrete e ponderate. Come detto sarà necessario avviare una verifica dei conti, poi decideremo. Certo è grave prendere atto che la cattiva gestione dell’ente pubblico debba ora ricadere sui cittadini con aumenti vertiginosi, peraltro già attuati, dei costi dei servizi essenziali.

Lo sa che il Comune ha ricevuto un milione di euro per la depurazione? È a conoscenza di come si stanno spendendo questi soldi?
Il settore della depurazione è stato per anni al centro di una gestione poco consona alle reali esigenze. Anche su questo l’amministrazione uscente ha dimostrato di essere poco aperta al dialogo e ai bisogni primari dei cittadini. Per un lungo periodo ci si è preoccupati di alzare le barricate contro gli enti superiori, mentre altri Comuni hanno avviato un serrato confronto che sembra, negli ultimi due anni, abbia prodotto qualche risultato. Anche l’utilizzo dei finanziamenti, che risalgono a qualche mese addietro, deve avvenire in maniera corretta, affrontando i reali problemi del settore.

È evidente che è al vertice di una lista civica, più larga rispetto alle strette maglie di un solo partito. Ma pare che i tarallucci siano finiti nella sua coalizione. Come ha i risolto rapporti con Rifondazione comunista?
La politica, quella seria, non finisce a tarallucci e vino. Quelle fatte in questi termini sono le alleanze senza basi politiche. Per quanto ci riguarda abbiamo aperto un ampio confronto con chiunque avesse a cuore le sorti di Cropani. Chi ha condiviso idee, programmi e progetti compone oggi “Progetto Cropani”.

Cropani è un paese molto ricco di terreni e di beni immobili. Ora che la legge lo obbliga a vendere (art.58 del DL 25/06/2008) quelli che non sono necessari per la sua vita amministrativa come pensa di farlo. A trattativa privata, o a evidenza pubblica?
Non mi risulta che Cropani sia così “ricco”, in ogni caso non ci sarà mai un solo atto di una nostra amministrazione che non preveda l’evidenza pubblica e la partecipazione trasparente e aperta, in tutti i settori.

Quando pensa di poter soddisfare la richiesta di metanizzazione della località marina?
E’ evidente che si tratta di un progetto complesso, che ha bisogno di investimenti ingenti che dovranno essere ricercati e attuati con grande attenzione e senso di responsabilità.

Pensa di dare seguito alla richiesta dell’Amministrazione passata per la costruzione di uno (anzi pare di due) parco eolico? Facile essere a favore dell’energia alternativa. Difficile, invece, di questi tempi, a causa dei forti interessi economici che si nascondono. E’ d’accordo?
La scelta di realizzare uno, o addirittura due parchi eolici in un comune non può passare dalle riunioni ristrette. L’amministrazione avrebbe dovuto coinvolgere i cittadini, ragionare con loro sui vantaggi e sui possibili svantaggi. In ogni caso, riteniamo necessaria la scelta dell’energia alternativa, che può essere un valido supporto in termini di salvaguardia dell’ambiente e di economicità. “Progetto Cropani” guarda con molta attenzione allo sviluppo dell’energia solare, che è meno invasiva per il territorio e potrebbe trovare un maggiore utilizzo in una terra come la nostra, dove il sole non manca quasi mai.

La Chiesa di santa Caterina versa i condizioni pietose. Sembra diventato un ricovero per piccioni. Nei suoi primi 100 giorni provvederà a restituirla al culto?
Non credo che investimenti pubblici di questa portata possano avvenire in cento giorni. L’impegno, assunto anche nel nostro programma, è quello di convocare subito intorno a un tavolo le istituzioni interessate per intervenire con la massima celerità per il recupero di un bene così importante come la Chiesa di Santa Caterina.

Per la raccolta dei rifiuti solidi urbani Grano si è sempre rifiutato di farla gestire ad “Ambiente e servizi” per risparmiare. Come pensa di orientarsi in tal senso?
Il problema non è quale società la gestisce, ma come garantire ai cittadini un servizio efficiente e continuo. I cumuli di spazzatura che troppo spesso hanno segnato il nostro territorio non devono più verificarsi. Ci vorrà del tempo per trovare una soluzione adeguata che possa garantire i cittadini cropanesi. Con le scelte attuali i cittadini pagano tasse vertiginose, nonostante questo abbiamo un debito di centinaia di migliaia di euro con l’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale, e la spazzatura è sempre davanti alle loro case. Non credo sia questa la strada da percorrere. Bisogna razionalizzare il servizio e i suoi costi.

Se quest’anno dovessero bloccare la statale 106 per il mare sporco cosa farà? Si unirà ai manifestanti? O se ne starà a casa a godersi lo spettacolo?
Ho un grande senso di rispetto per le istituzioni, per questo non posso condividere quanti, negli anni, sono stati quanto meno corresponsabili di alcune situazioni di disagio e poi sono scesi in piazza per manifestare. Se Cropani dovesse subire un torto da altre istituzioni sono sempre pronta a difendere il mio paese con tutti i modi democratici.

La strada che attraversa lo Scilotraco di Roca è stata chiusa dalle Amministrazioni confinanti, Cropani e Sellia Marina, perché abusiva. Ciò ha arrecato enormi disagi ai suoi abitanti tanto che entrambi i Comuni hanno chiuso un occhio, anzi tutti e due, sui blocchi di cemento che ignoti hanno rimosso per facilitarne il transito. Entro quando la costruzione di un pontino sul torrente? Se la sente di prometterlo?
Le promesse in campagna elettorale hanno le gambe corte. Chi promette cose faraoniche in questo periodo sa già che non potrà mantenerle, e negli ultimi dieci anni abbiamo tanti esempi. Un’intera zona abitata a cavallo tra i due comuni, e in piena fase di sviluppo, ha bisogno di collegamenti adeguati, quindi credo sia necessario intervenire in questa area. Dialogheremo con il Comune di Sellia Marina e con gli enti superiori per trovare i fondi necessari per intervenire.

Faccia un saluto al suo avversario
Buona campagna elettorale

Pubblicato anche su Il Quotidiano della Calabria di oggi

24 maggio 2009

"Chiudete i Comuni che non garantiscono i servizi primari!". Appello shock di Romano Pitaro



Nella foto il canale "Chiaro" di Sellia Marina e Romano Pitaro

Il mare e la campagna elettorale, cioè come i candidati a sindaco sorvolano la questione della depurazione. Intervista esclusiva a Romano Pitaro, vice capo ufficio stampa del Consiglio regionale e direttore di CalabriaInforma, l’Agenzia del Consiglio, che, come molti catanzaresi, e sono davvero molti, passa le vacanze a Sellia Marina, ormai hinterland estivo del capoluogo. Tra i tanti mali ambientali della ridente cittadina ionica c'è un canale, nel bel mezzo dei villaggi turistici. Che, per ironia della sorte, si chiama "Chiaro". Ma di chiaro ha ben poco. Scarichi abusivi in direzione mare senza responsabili. Questo il suo biglietto da visita per catanzaresi e non. Romano, a proposito, suggerisce una ricetta shock. Quella di chiudere i Comuni che "non garantiscono uno standard di qualità minimo dei servizi". "Perchè - dice - se non intervengono i poteri esterni la musica non cambierà mai".


Salve Romano. Sa, c'è la campagna elettorale a Sellia Marina. Lei, che ha sempre scritto sul mare. Sul mare sporco. E l'estate è ormai imminente. Perchè non si fa sentire?
Non scrivo se c’è la campagna elettorale. Non è corretto. Per i cittadini chiamati a votare anzitutto.
Eppure di cose da dire ne avrebbe da dire? Perché lei frequenta Sellia Marina anche in inverno.
Si, vado a correre nella pineta e soprattutto nei dintorni, due tre volte a settimana. Paesaggio selvaggio e stupendo, specie quando il mare è grosso, la gente poi è affabile e gentile…
Tutto bene, quindi?
Come al solito, diciamo.
Allora mettiamola cosi: la pineta è perfetta e il territorio è pulito?
Via, la pineta è sporca anche ora che c’è la campagna elettorale. Fortuna che gli spazi sono cosi grandi. Solo da qualche giorno hanno sistemato il tubo della fontana in una zona frequentatissima da persone che fanno sport, camminano, corrono… Per raggiungere le panchine interne alla pineta e fare un po’ di strecching, l’erba è cosi alta che devi fare i salti. La sciatteria con cui l’Amministrazione comunale affronta i problemi del territorio non è mai cambiata.
Se lei dovesse votare, voterebbe tranquillamente per il sindaco uscente?
Io non voto. Ma non è una questione di persone. Spesso l’abitudine a volare basso risucchia anche belle intelligenze. Si dovrebbe votare un progetto di città, ma dov’è? Si lavora come sempre all’insegna della casualità.
Ma le pare normale che in un territorio vasto come Sellia Marina, fatto di 8 mila abitanti che arrivano a triplicarsi in estate, non si faccia una campagna elettorale affrontando i principali problemi, a incominciare dall’ambiente?
Se è cosi, mi pare uno sbaglio. Ma se la popolazione non sente il bisogno di dare una svolta a una situazione amministrativa che è, lo dico senza polemica, molto dimessa rispetto alla mole dei problemi, che possiamo fare? Qui non è colpa neppure della politica, mi pare…
Vedo che tende ad assolvere la politica, perché?
Non assolvo nessuno. Saranno i cittadini a scegliersi il sindaco, e il sindaco, se non gli chiedi esattamente cosa vuoi, agirà a modo suo. E spesso non fa che riflettere il sentire comune della popolazione: qualche festa e una sagra in estate…
Non è possibile che lei la pensi così. Non dice nulla neanche sull’accordo Pd/Amelio (Pdl)?
Ognuno è libero di sperimentare ciò che vuole, anche le soluzioni più immaginifiche. Specie quando nessuno ti chiede conto. Sul resto, io l’ho scritto cosa penso.
Lo dica…!
I cambiamenti di per sé sono positivi, ma la quantità di questioni aperte nel territorio di Sellia Marina, un borgo tra i più popolosi della costa e con 12 chilometri di spiaggia, non lasciano ben sperare. Mi dicono che il canalone che sbuca a Chiaro ha il colore del petrolio, ancora è chiuso, ma quando lo apriranno per svuotarlo…
E la colpa di chi è?
Non si riesce a prendere di punta nulla, altrimenti basterebbe andare a capire chi scarica nel canalone. Ma se lei insiste sulle colpe, allora la mia opinione è che la colpa, fondamentale, sia della Provincia, della Regione e anche, me lo lasci dire, della Prefettura.
Ma cosa c’entrano Provincia, Regione e Prefettura? Mi pare che lei non voglia dir nulla sulla campagna elettorale e tenti di buttare il pallone fuori del campo…
Intendiamoci: non parlo di colpe civili o penali. Ma di colpe politiche. O qui si capisce che il turismo, lasciato all’impotenza delle Amministrazioni locali, rischia di diventare, in estate, un caso di ordine pubblico, o non si inizia mai una ragionamento ponderato. Negli anni precedenti i turisti di Cropani e Botricello hanno occupato le strade per protestare, per la prossima estate è stato fatto qualcosa per evitare che altri incidenti si ripetano? Non mi pare. Mare sporco, fogne a cielo aperto, canaloni puzzolenti, sporcizia diffusa: le pare che i turisti che arrivano a Sellia Marina ad agosto e si trovano davanti problemi del genere non abbiano il diritto di reagire? E secondo lei torneranno ancora? E allora: non le pare che dinanzi a problemi annosi che conoscono anche le pietre, la Prefettura dovrebbe essere più intransigente? Ponendo uno stop agli amministratori locali…
E la Provincia e la Regione?
Dovrebbero chiudere i Comuni non in grado di assicurare i servizi minimi e uno standard di qualità minimo ai turisti che arrivano. Se in estate ci sono fogne scoperte, il mare sporco, un’offerta complessiva per il turista indecente, la domanda è: cosa fanno tutto l’anno gli amministratori comunali? Come passano il tempo? Male, visti i risultati. D’altronde, la Regione o la Provincia non possono fare granché, se non sono aiutate dai Comuni. Per cui: se un Comune in estate si ritrova in mezzo a una serie di problemi, qualcosa non ha funzionato. Se non intervengono poteri esterni, dunque, la musica non cambierà mai. Acquisito che il territorio da solo non ce la fa a migliorarsi, c’è da sollecitare interventi esterni. Se si vuole attivare sul serio politiche turistiche e di difesa del territorio. In questo senso, la campagna elettorale a me non interessa e non solo perché non voto. Potrei essere interessato, piuttosto, se qualcuno mi dicesse cosa sta facendo il Comune per preparare la prossima stagione estiva ormai alle porte. Se si sente di garantire che, in base al lavoro di pulizia del territorio e di prevenzione concertata anche con altre Istituzioni, il mare non sarà sporco ad agosto. Lei ne sa qualcosa?

Di seguito un articolo di Romano Pitaro pubblicato su il Quotidiano della Calabria nel mese di Luglio 2008

Il magistrato giunge sulla spiaggia verso le 10 di domenica e guarda il mare sporco. Fa un ghigno e commenta con un suo collega: “E’ uno schifo!”. Si uniscono ai due un medico, un architetto e un agronomo. Nessuno si chiede più che fare?, perché la sfiducia smorza ogni abbozzo di possibile soluzione. Triste 13 luglio a Sellia Marina: caldo mozzafiato e mare lurido. Il peggio che possa capitare. E’ straniante osservare la spiaggia arroventata e gremita di persone che osservano impotenti il mostro di abominevoli bollicine che sghignazza e impedisce il tuffo. Immaginare vacanze non più al mare ma in spiaggia è il minimo tormento che ci si può infliggere.
Mare pulito/Mare sporco. Il dilemma introdotto da Matteo Cosenza, evoca un esempio di ossimoro logico: Calabria/mare sporco. Non è possibile che una regione come questa maltratti il mitico Mare Nostrum. In realtà, spesso l’ossimoro si scioglie nelle invereconde bollicine ( di cui sopra) che formano un’ampia striscia di sporco mucillaginoso che segue l’onda, ostenta il suo potere repellente, s’ agita orgogliosa d’ attrarre tanta morbosa curiosità, si schianta sulla battigia e quando la dai per scomparsa, improvvisamente riappare a dieci metri dalla riva. Con le stesse sequenze minacciose di schifezza solidificata punta a sconfiggere l’umana felicità dei bagnanti inermi su spiagge assolate.
Accade in tante realtà calabresi di avere il mare sporco. Dato, però, che quando si parla di mare sporco la reazione può essere furente, è consigliabile usare almeno due precauzioni per un approccio ragionevole al tema: a) la Regione non è (non può essere) la sola responsabile; b) se il mare è sporco, anche senza industria inquinante, e non dappertutto ma a macchia di leopardo, è segno che c’è una diversità di situazioni che andrebbero esaminate singolarmente.
Se ne deduce che c’è una responsabilità inequivocabile dei poteri locali. Chi governa il territorio non lo governa bene. Lo lascia per tutto l’anno in balia degli istinti più bestiali. Per sua inettitudine o per impotenza. Ed è cosi che il mare finisce col pagare il prezzo più alto. Diventa, indifeso, lo sbocco di ogni nequizia, di ogni spurgo, di ogni insano spirito animale. D’altronde, di che stupirsi? Il mare sporco domenica scorsa ( ma anche il giovedì e il sabato) a Sellia Marina, centro dello Ionio catanzarese (12 chilometri di spiaggia, circa 30 mila persone in agosto) non è altro che lo specchio di un territorio abbandonato a sé. E il cui governo locale è inesistente, anche se frutto di una combutta tra Pd e An (ma l’eccezionalità della formula non è servita per risolvere l’eccezionale mole di problemi).
Un’Amministrazione comunale fantasma, che appare solo per il soddisfacimento di formalità anagrafiche e per l’incasso delle gabelle. Se si vuol capire il perché del mare sporco domenica scorsa a Sellia Marina, occorre farsi un giro nel suo ampio territorio e domandarsi: questo è un ambiente rispettato o piuttosto un ambiente violato ?
Discutiamo, è evidente, solo di un tratto di Calabria, ma la sua grave condizione urbanistica e la sua storia lo fanno senz’altro assurgere ad emblema del turismo fallimentare, anzitutto perché mette in luce un’assenza di capacità propositiva, di voglia di riscatto e di misurarsi con i temi della modernità che non può esaurirsi nella dotazione di un grigio sito Internet. Qui, come in tanti altri luoghi, è come se i calabresi alle prese con l’amministrazione pubblica, ce la mettessero tutta non per voltare pagina ma per tirar fuori il peggio di sé. Perciò poi d’estate, quando i guasti sono abbacinati dal sole, il mare è sporco. Due anni fa l’assessore al Turismo della Regione, dopo aver letto di fogne a cielo aperto a Sellia Marina, mosse una reprimenda per iscritto al sindaco; ebbene, sapete che ne è di quella fogna, in pieno centro abitato, a cento metri dal mare e nel bel mezzo di alcuni villaggi turistici? L’avrà rimossa il sindaco o forse d’autorità il Prefetto? O sarà intervenuta la solerte Azienda sanitaria per bonificarla? No. E’ ancora lì e scorre fino al mare. Come stupirsi, poi, di quelle fastidiose bolle di lordura? Il mare sporco è il risultato di inerzie molteplici e di sicuro non aiutano né il poco senso civico dei residenti né il silenzio ogni qual volta ci sarebbe da urlare.
Il punto è che, spesso, nei nostri centri costieri non si studia per attrarre il turismo o per rendere accattivante la vacanza dei forestieri, ma quasi per predisporre un manuale delle brutture più inverosimili. A questo infausto primato si mira. Se la sporcizia è regina incontrastata nei luoghi più frequentati dal turista e va a braccetto con l’incapacità di dare una svolta a lavori pubblici indefiniti che danno l’idea di una lugubre provvisorietà, come si può pretendere che il mare a luglio ed agosto sia cristallino?
Ciò che asserisce l’antropologo Vito Teti a proposito della solitudine delle aree interne della Calabria che fa il paio con i non luoghi della costa calabrese cresciuti in fretta e senza alcuna pianificazione, è ben visibile a Sellia Marina. E in tanti altri non luoghi della Calabria marina. Ed è una delle ragioni per cui non si viene a capo dei mali del mare. E’ paradossale quel che accade oggi: da un lato la Regione, rischiando la faccia, e magari sbagliando, comunque si sforza di reimpostare la strategia per la difesa del mare e dell’ambiente; dall’altro, invece, proprio i Comuni ( non tutti per fortuna), i soggetti che più di tutti dovrebbero avvertire l’urgenza di voltare pagina, se ne fregano del mare pulito, dell’ambiente sano e delle esigenze del turista. Che gli appare non come una risorsa da trattare coi guanti ma, forse per quel suo gusto del viaggio e della curiosità, come un animale strano da cui stare distanti.
C’è, è vero, un disorientamento in Calabria. La politica è attraversata da gravosi eventi tellurici. Ma i Comuni cosa fanno ? Come si preparano ad accogliere i turisti per l’ estate che è già in corso ? Se Sellia Marina, ex perla dello Ionio catanzarese dalle enormi potenzialità ( mare aperto e spiagge grandi e a un salto dalla Sila) è un esempio, la risposta non può che essere questa: nel peggiore dei modi.

23 maggio 2009

Regione Calabria. L'esercito dei consulenti. Il jolly Apicella



La giunta regionale calabrese, presieduta da Agazio Loiero, il 16 settembre 2008 scorso (ma la notizia è stata resa nota solo di recente), ha nominato come consulente, secondo il piano sanitario regionale per il triennio 2007-2009, per l’assessorato di riferimento Ennio Antonio Apicella. L’organo collegiale della Calabria, preso atto che all’interno dell’amministrazione regionale non sono state rinvenute le professionalità necessarie per la costituzione di uno speciale comitato per le attività e le funzioni di propria competenza, lo ha individuato, insieme a Marco Trivelli e Francesco Caccavari, quale insuperato esperto in materia sanitaria calabrese. Ennio Antonio Apicella, chi è costui? Innanzitutto, è un habitué, in fatto di nomine. C’è stato un periodo, a cavallo delle feste natalizie tra il 2007 e il 2008, che ha fatto parte di un comitato ancora più speciale, di questo del Piano sanitario. Quello dei “saggi”. Che ha risolto la pratica dei manager. Cioè, insieme a Francesco Romeo, direttore della clinica cardiologica di Tor Vergata, e ad Antonio Viscomi, docente dell’Università di Catanzaro - in tutto erano tre, i saggi. Proprio come i Re Magi di Gesù – hanno screenato un elenco di 600 curricula partorendo una rosa di nomi da consegnare a Loiero per la successiva investitura dei cinque nuovi direttori generali delle aziende sanitarie provinciali: Franco Petramala a Cosenza, Andrea Guerzoni a Crotone, Pietro Morabito a Catanzaro, Domenico Staltari a Vibo Valentia e, infine, Giustino Ranieri come commissario a Reggio Calabria in attesa dell’accorpamento dell’Asl di Locri. In altre parole Ennio Antonio Apicella non fa parte dell’Amministrazione sanitaria regionale, ma ne è come il jolly. Per la cronaca, durante il governo di Giuseppe Chiaravalloti, è stato commissario straordinario dell’Asl 7 di Catanzaro e direttore generale della Fondazione Campanella del Policlinico universitario di Catanzaro,. Infine, è stato uno della commissione istituita dall’ex ministro Livia Turco per verificare la qualità dell'assistenza prestata dal servizio sanitario della Regione Calabria.
Ora, quindi, dopo la commissione dei “saggi”, eccolo di nuovo, anche se “solo” come consulente. Percepirà 34.505,10 euro all’anno. E chi meglio di lui saprà cosa inventarsi per risolvere le sorti della sanità calabrese? Si saranno chiesti gli assessori di Palazzo Alemanni. Lui, un uomo per tutte le stagioni, politiche (di centrodestra e di centrosinistra) e sanitarie, (idem). Nelle quali non poteva non condividere anche gli acciacchi giudiziari. Pare sia finito anche in una serie di intercettazioni, per l’inchiesta di Luigi de Magistris sull’ospedale Puglise - Ciaccio che portarono, fra gli altri, all’arresto di Carmelo D’Alessandro, commissario straordinario dell’azienda sanitaria del Pugliese, in cui gli indagati si rivolgevano a lui non certamente come esperto in materia sanitaria, ma perché marito di Maria Teresa Carè, in servizio presso la seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro. Sembra che volessero solo sapere le news per muoversi bene, e non trovarsi impreparati davanti al giudice. Sulle quali l’ex pm napoletano non ha potuto andare fino in fondo, però - ma va!- , perché trasferito dal Consiglio superiore della Magistratura.

19 maggio 2009

Gli ecomostri della depurazione. Il sollevamento De Luca. Cropani



Quando l’hanno costruita, la pompa di sollevamento di liquami fognari nel lontano 2001, le hanno espropriato il terreno d’autorità, per il “bene di tutti”. Era il posto più adatto, nel bel mezzo del suo giardino, e di fianco alla conduttura dell’acqua potabile del paese limitrofo. Lei, signora De Luca con famiglia, non ha potuto opporsi. Quando negli anni a seguire sono iniziati i problemi, fuoriuscita della fogna fino alla soglia di casa, non ha potuto opporsi. “Capitano questi incidenti. E' pur sempre una fogna”, le dicevano. Ma, ogni volta prima di andarsene ai vari Ato 2 (Ambito territoriale ottimale della Provincia di Catanzaro), Comune di Cropani e allo stesso assessorato dell’Ente intermedio, ha sempre strappato una promessa: “Risolveremo quanto prima”. L’ultima, l’hanno solennemente esclamata Salvatore Russetti, segretario Ato 2, e da Maurizio Vento, assessore all’Ambiente della Provincia, verso la fine del settembre scorso. Una promessa tangibile, considerato che il Comune aveva appena ricevuto un finanziamento di un milione di euro per il miglioramento della propria rete fognaria. Da quel dì il silenzio. E l’attesa della famiglia De Luca. E la promessa, a sua volta, che non si sarebbe “lamentata più”. Un silenzio rotto una mattina piovosa di novembre 2008 quando il Gip, giudice per le indagini preliminari, del Tribunale di Catanzaro sequestrò l’impianto ai sensi dell’ art 321 del codice di procedura penale. Che dice: un bene può essere oggetto a sequestro preventivo “quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di altri reati”. Una mattinata uggiosa, quella del 15 novembre scorso, che lasciava presagire un barlume di speranza e verso la soluzione del problema, inerente i rischi per la salute, sua, dei propri familiari (anche di bambini piccoli) e di una buona parte degli abitanti di Botricello, che si appropinquano dell’acqua potabile grazie alla tubatura che sottopassa il giardino di casa De Luca. Ma da quel giorno ancora il silenzio regna.
Ora, con l’arrivo della bella stagione (oggi stesso la proprietaria ha avvisato le forze dell’ordine dell’ennesima circostanza) la fogna ritorna a far valere i suoi bisogni di fuoriuscire - anche d’inverno per carità, ma con il freddo la puzza si sente di meno che con il caldo. Date per buone, anche se non concesse, le incombenze di fuoriuscire, a causa dei lavori di manutenzione di cui necessita. Sul fatto, invece, che pare che manchi il decreto di esproprio, e che il progetto realizzato sia distante quasi 600 metri da quello individuato sulla carta sarà la lente della magistratura a fare chiarezza. Se ne avrà voglia, o se lo riterrà un atto dovuto. Non è esclusa, infatti, la possibilità che la costruzione della pompa rientri in quelle opere realizzate “all’acqua di rose” - interpretando liberamente le accuse dell’ex pm Luigi de Magistris, per guadagnare soldi facili facili a danno della cittadinanza, in quella famosa inchiesta che fu Poseidone - contro l’Ufficio per l’emergenza ambientale diretto dall’ex governatore della Calabria, Giuseppe Chiaravalloti.

18 maggio 2009

Gli ecomostri della depurazione. La Darsena sul Simeri



Gli ecomostri della depurazione. Sono quegli impianti che, quando sono stati costruiti, negli anni a cavallo fra il 1990 e il 2000, dovevano fungere da depuratori. Con la realizzazione dei nuovi, più grandi, sono stati bypassati per quelli centralizzati. Abbiamo fatto tappa alla foce del torrente Simeri, nel territorio di Simeri Crichi. Al lato, del corso d’acqua giace un sollevamento. Cioè un ex depuratore bypassato. Che, abbandonato a se stesso, si sposa bene con l’ambiente circostante, ormai ridotto a una mega discarica a cielo aperto. L’erba alta inganna sull’estensione dei rifiuti perché li nasconde. E vanno dagli pneumatici alle lavatrici, dal calcestruzzo alle bombole del gas. D’altra parte, l’ecomostro non è da meno, in fatto di inquinamento e di insicurezza per l'incolumità delle persone. Al suo interno si accede molto facilmente. Materiali in ferro arrugginito e vasche per la decantazione di liquami alla mercé di curiosi, di persone in cerca di un riparo dal solleone, o di un luogo isolato. Lecito durante la bella stagione.
Ma qui c’è una speranza a tutto questo dramma del turismo locale. Una speranza che ha un nome e una cifra ben precisi. E che farà, almeno secondo le intenzioni, piazza pulita e dei rifiuti e dell’ecomostro. Il nome è quello che risuona dolcemente come un sogno proibito dalle bocche di tutti i sindaci del comprensorio, almeno da cinque anni a questa parte, da quando si palesò la sua realizzazione. È quello della Darsena. Un porto turistico di 64 mila metri quadrati per 500 posti barca. La cifra è di 26.108.383,00 euro, con un possibile aumento, sull’investimento complessivo, di altri 15 milioni di euro. In totale, quindi, si potrebbe arrivare a buttarci, in tutta quell’area, circa 40 milioni di euro. Una bella sommetta. “Un sistema di sviluppo complessivo di tutta l’area dell’Alto ionio catanzarese”, questo il commento emozionato degli amministratori che sembra non vedano l’ora di tagliare il nastro, come la panacea a tutti i mali della zona. Una bella sommetta, dunque, andata all’Ati, Associazione temporanea d’impresa, "Franco Giuseppe srl (capogruppo) e Costruzioni Procopio srl (mandante)" con sede in Roccella Jonica. Di questa montagna di soldi i finanziamenti pubblici (Por, programmi operativi regionali) sono solo 4 milioni, il resto sono investimenti privati. Verrà costruita interamente nel territorio di Simeri Crichi, al lato del torrente che lo separa da Sellia Marina. Per collegare più facilmente i due Comuni è prevista la realizzazione di un ponte di cento metri, ad un'unica campata, e a forma di vela. Fino ad allora, pare che a fare da padrone saranno l’incuria, l’immondizia e l’ecomostro che se ne sta quatto quatto per inghiottire le sue prede. Poi toccherà alla Darsena. Si spera.
Con buona pace dei villeggianti.

14 maggio 2009

Faccia a faccia senza respiro tra Amelio e Biamonte. I due candidati a sindaco a viso scoperto



Se vede la schiuma al mare si fa il bagno lo stesso? Giuseppe Amelio risponde di “Si”. Antonio Biamonte, invece, è più propenso per un deciso “No”. Il sindaco uscente difende la sua Amministrazione, e dice di “aver sempre a cuore il suo paese”. Mentre Biamonte gli rimprovera soprattutto “l’attaccamento alla poltrona”. L’accordo Pd-Amelio, per quest’ultimo, è “lineare e di alta moralità”. Per Biamonte, al contrario, rientra in “un campionario confuso della politica di oggi”. Un faccia a faccia serrato, in cui i due candidati a sindaco si confrontano, si lanciano messaggi, chiari o fra le righe, e si accusano senza esclusioni di colpi su ogni aspetto della vita amministrativa, e non solo, dei cittadini selliesi negli ultimi 5 anni.

Nome: Giuseppe
Nome: Antonio
Cognome: Amelio
Cognome: Biamonte
Anni: (AMELIO) 51
Anni: (BIAMONTE) 57
Professione: (AMELIO) Agente assicurativo.
Candidato a sindaco per la lista n°1 “Uniti per il bene comune”
Professione: (BIAMONTE) Ingegnere.
Candidato a sindaco per la lista N. 2: “Selli@mare - Opportunità per cambiare”


Perché si candida, o si ricandida? Certamente per “amore per il paese”. Ma a parte questo, perché?
(AMELIO) Mi ricandido per continuare il mio progetto per Sellia Marina, con l’amore di sempre e senza nessun altro interesse.
(BIAMONTE) La mia ricandidatura non trae origine dalle solite contrattazioni partitico-politico, ma è il frutto di una diffusa e forte esigenza di tanta gente comune che mi ha richiesto di mettere a disposizione dell’intera comunità la mia esperienza personale e professionale per riprendere, insieme con tanti giovani, quel processo di cambiamento e di rinnovamento politico-amministrativo interrottosi cinque anni fa.
Quale il suo slogan preferito per questa campagna elettorale?(AMELIO) Uniti per il bene comune.
(BIAMONTE) Lo slogan è tutto nel simbolo della nostra lista: “Selli@mare – Opportunità per cambiare”. L’amore per il nostro paese – manifestato e condiviso da tanti cittadini - quale vera opportunità per un reale cambiamento del modo di amministrare la cosa pubblica.
Quale il personaggio politico a cui si ispira?
(AMELIO) So adeguare la politica ai tempi attuali.
(BIAMONTE) Non sono di quelli che si identificano con questo o con quel leader politico; mi piace ascoltarli tutti e fare una analisi delle cose che dicono, condividendo o dissentendo a prescindere dal colore politico. Mi ispiro molto a quella politica che dinanzi ai problemi reali della gente si pone in maniera concreta, affrontandoli con serietà e ricercando soluzioni che soddisfino la maggioranza dei cittadini e non il singolo. Mi ispiro a quella politica che garantisce un servizio alla comunità senza chiedere niente in cambio.
E tra i suoi antagonisti, per partito e per principi politici, quale ammira di più? E perché?
(AMELIO) Apprezzo solo chi riesce ad essere coerente fino in fondo, perchè in politica devi dimostrare sempre quello che magnifichi
(BIAMONTE) Vale quanto ho detto precedentemente; li ascolto senza preconcetti, apprezzandoli anche pubblicamente quando ne condivido le iniziative ed i punti di vista.
Pd-Amelio, per molti un “inciucio”, per lei?
(AMELIO) Al contrario dell’ ” inciucio” , il mio e’ un accordo lineare e di alta moralità.
(BIAMONTE) L’accordo PD-Amelio rientra in quel campionario confuso della politica di oggi, quando a prevalere sono le vecchie liturgie di una politica antica e conservatrice. Non mi meraviglia, infatti, che il sindaco Amelio faccia la sua trattativa (numero di candidati e ruoli nell’esecutivo) con alcuni rappresentanti del PD locale e concluda un accordo i cui contenuti non sono stati resi noti neanche all’assemblea PD che ha ratificato questo accordo. Noi della Lista N.2 “ Selli@mare – Opportunità per cambiare” abbiamo escluso quelle improduttive ed estenuanti trattative fra pochi eletti, come avrebbe voluto una parte del PD selliese, e ci siamo rivolti direttamente ai cittadini selliesi ( donne e uomini, giovani e meno giovani), riuscendo ad aggregare tante esperienze che in forma singola e/o associata si è resa disponibile ponendosi come obiettivo primario il bene della collettività selliese.
Quale uomo, della lista concorrente, vorrebbe con sé?
(AMELIO) Ogni uomo ha scelto di far parte liberamente della squadra di uno dei due candidati a sindaco. Nessuno appartiene a nessuno.
(BIAMONTE) Apprezzo molto i miei candidati ed ho rispetto per tutti i componenti della lista concorrente.
Quale la caratteristica del suo avversario che ammira?
(AMELIO) Solitamente trovo apprezzamento nelle persone, che a prescindere dalle proprie posizioni trovano i modi per costruire un dialogo vero e non di facciata.
(BIAMONTE) Siamo due soggetti diversi caratterialmente e per formazione; credo sia difficile che mie caratteristiche personali si possano armonizzare con quelle del sindaco uscente e viceversa.
Cosa critica principalmente al suo avversario?
(AMELIO) L’avversario per me non e’ stato mai un nemico, ognuno di noi conosce se stesso e i propri comportamenti e sa farsi da solo la critica politica.
(BIAMONTE) Quello che già ho avuto modo di rappresentargli, in più occasioni, in consiglio comunale e cioè: l’attaccamento alla poltrona non gli ha consentito di rendersi conto che il paese aveva preso una china pericolosa, fino a ieri mascherata a fatica ma oggi esplosa in tutta la sua evidenza; da qui il diffuso malcontento, mal celato anche dai suoi stessi candidati che, parlando in pubblico, dimenticano che alla guida dell’amministrazione uscente c’è il loro capolista oltre a qualche altro collega candidato.
Come giudica l’Amministrazione uscente?
(AMELIO) Il giudizio della mia Amministrazione e’ sotto gli occhi di tutti. La conferma unanime l’ avremo il 7 Giugno.
(BIAMONTE) Oltre a quanto detto in precedenza, ritengo che l’azione amministrativa dell’ultimo quinquennio sia stata insufficiente, confusa e contraddittoria soprattutto per la inadeguata visione complessiva delle problematiche della comunità selliese. Tutto ciò è alla base della mancata crescita economico-sociale- culturale de paese; tesi questa condivisa, peraltro, anche da chi oggi sta nella lista del Sindaco uscente.
Cosa avrebbe dovuto fare e non ha fatto?
(AMELIO) Ho fatto il sindaco ininterrottamente, portando sempre e soltanto Sellia Marina nel cuore
(BIAMONTE) L’elenco sarebbe lungo e sarà sicuramente oggetto del confronto elettorale. Una su tutte: fare della Casa Comunale la “casa di tutti”, basandosi sul dialogo, sulla relazionalità, garantendo democrazia, libertà e partecipazione attiva.
Cosa farà nei primi 100 giorni se dovesse vincere (Biamonte), o se dovesse venire riconfermato (Amelio)?
(AMELIO) Continuerò a fare il cittadino onesto,leale e una opposizione critica,rivolta alle risoluzioni dei problemi per il bene comune del paese senza personalismi(se dovesse vincere Biamonte) . Amelio BIS(se dovessi vincere io)
(BIAMONTE) E’ necessario prima di tutto verificare la situazione economica dell’Ente visto che, anche a detta dei responsabili del settore, presenta molti punti interrogativi. Acquisiti i dati reali del bilancio si dovrà con estrema urgenza organizzare la stagione estiva in tutti i suoi aspetti e contestualmente avviare tutte le procedure necessarie per recuperare i livelli di programmazione necessari per acquisire finanziamenti regionali, nazionali ed europei.
I punti salienti del suo programma. Solo i punti.
(AMELIO) Metodo di governo,attività istituzionale e affari generali. Agricoltura e Artigianato,Urbanistica e Sviluppo del territorio. Riqualificazione dei centri storici. Opere pubbliche.
(BIAMONTE) Le priorità che ci impegniamo a risolvere sono riportate nell’ultima parte del nostro programma. Nuovi e vecchi problemi che affronteremo con l’ausilio di una struttura che abbiamo chiamato laboratorio, e che affiancherà agli amministratori una squadra di persone esterne che gratuitamente metteranno a servizio della collettività i loro saperi, le loro conoscenze e le loro competenze.
(In sintesi: cavalcavia sulla ferrovia che colleghi il paese tra la fascia a Nord della SS 106 e la fascia marina; opere a terra complementari alla realizzazione della Darsena sul fiume Simeri che permettano anche a noi selliesi il facile utilizzo di tale infrastruttura; riqualificazione degli accessi al paese, a partire dall’asse urbano della SS 106, e delle strade che portano al mare – in un’ottica di rilancio delle attività turistiche e commerciali; completamento del lungomare e inserimento di una pista ciclabile che si interfacci con la pineta mediante realizzazione di un parco verde; istituzione di una biblioteca comunale nell’edificio esistente; realizzazione di spazi di aggregazione per adulti e bambini sia mare e sia in paese; messa in opera di ripetitori Wireless sul territorio in modo da garantire gratuitamente a tutti i cittadini l’accesso a internet; infrastrutturazione del sistema e dei servizi di trasporto interno ed esterno (razionalizzazione servizio di trasporto su tutto il territorio e predisposizione di siti di attesa adeguatamente attrezzate); istituzione di un asilo nido comunale; delocalizzazione nel territorio di Sellia Marina di una sede stabile per la formazione professionale alberghiera che miri a qualificare quanti intendano intraprendere nel paese l’attività turistica; incentivazione di forme di cooperazione tra le aziende agricole per garantire maggiore promozione dei nostri prodotti agricoli e maggiori guadagni ai coltivatori diretti; istituzione di uno sportello comunale dedicato alla raccolta delle istanze dei cittadini; istituzione di uno sportello comunale dedicato alle attività produttive che informi ed indirizzi le imprese sulla possibilità di attingere a finanziamenti pubblici e di cooperare con altri soggetti pubblici e privati; riqualificazione e potenziamento dell’impianto sportivo di Calabricata; completamento della sala congressi e convegni comunale che possa fungere da luogo di incontro per affrontare le varie problematiche che periodicamente si presenteranno).

Sellia Marina, nel corso della sua storia amministrativa, è stata considerata sempre un serbatoio di voti, senza mai riuscire a esprimere un esponente di spicco per avanzare le richieste del suo paese. Perché?
(AMELIO) Le ricordo che Sellia Marina ha già espresso nella mia persona il consenso come primo consigliere e primo assessore provinciale di questa comunità. Questa è storia non sono parole.
(BIAMONTE) La risposta è già in quello che ho detto in precedenza: la mancata crescita sociale e culturale ha mantenuto il paese bloccato su vecchie contrapposizioni che hanno trovato dimora ancora una volta nella lista concorrente. La nostra iniziativa ha inteso superare queste vecchie logiche, promuovendo l’inserimento di una generazione che, sono si sicuro, saprà affermarsi in futuro anche in capo provinciale e regionale.
Quanto tempo devono aspettare i selliesi per andare al mare transitando per una sopraelevata, o un sottopasso, bypassando la ferrovia?
(AMELIO) L'impegno per un sottopasso è stato da me già coerentemente assunto,mi auguro al più presto il finanziamento
(BIAMONTE) Rappresenta un obiettivo fondamentale del nostro programma. Cercheremo di risolverlo nei prossimi cinque anni.
Quanti anni devono aspettare ancora i selliesi per avere un lungomare dignitoso su tutta la costa?
(AMELIO) Dopo gli innumerevoli apprezzamenti da parte di enti limitrofi per quanto finora fatto,non credo che ci vogliano anni luce per realizzare la restante parte. Siamo già a metà strada.
(BIAMONTE) Anche questo un obiettivo fondamentale del nostro programma. La sua razionalizzazione ed il suo completamento costituiscono una priorità nel breve periodo.
Come sarà la prossima estate per i selliesi?
(AMELIO) Penso che questa estate continueremo ad avere ancora quella brezza marina,che rinfranca molti.
(BIAMONTE) Non è facile rispondere a questa semplice domanda. Mi auguro che ci possa essere una inversione di tendenza (in positivo) rispetto agli ultimi anni perche solo così si potrà risollevare l’economia locale e si potranno creare le condizioni per una crescita occupazionale.
Se vede la “schiuma” al mare si fa il bagno lo stesso?
(AMELIO) Si
(BIAMONTE) Certamente no.
Cosa pensa delle proteste dei cittadini per il “mare sporco”? Che non è competenza dell’Amministrazione, o che l’Ente deve avere il coraggio di battere i pugni sul tavolo degli altri organi sovra comunali?
(AMELIO) Credo di aver già dato risposte,venga anche lei a farsi un bagno da noi!
(BIAMONTE) La protesta è giusta ed aggiungo necessaria. L’amministrazione ed i cittadini devono fare fronte comune a che la questione sia affrontata seriemente a livello provinciale e regionale. Non servono le gite in barca o sui gommoni per risolvere questo problema. Ci vuole ben altro.
Se dico “Ruggero”, cosa le viene in mente? Un’accozzaglia di case abusive, o una località dalle mille risorse?
(AMELIO) I quartieri fanno parte del territorio. Ruggiero è una delle risorse non ancora adeguatamente valorizzate.
(BIAMONTE) Una realtà importante da riorganizzare e da integrare con la restante parte del territorio. E’ un processo già avviato nella mia precedente esperienza di Sindaco (1999-2004) che intendiamo riprendere e completare.
Perché stanno costruendo la prima rotonda a Ruggero, preferendola a quella all’altezza della Standa”? forse perché lì ci abita il dirigente dell’Anas che deliberò la sua costruzione?
(AMELIO) Perché lei venendo da Catanzaro, passa prima dalla rotonda di Ruggiero, semplice!
(BIAMONTE) Noi le rotonde le abbiamo programmate nel Piano Regolatore Generale nel periodo (1999-2004), quando ancora in molti sostenevano la soluzione dei “semafori”. Cosa sia successo nei rapporti Comune-Anas è una questione a cui dovranno dare risposta gli attuali amministratori.
Ha nostalgia di don Luigi? E di don Antonio?
(AMELIO) Le perone che hanno vissuto in questa comunità dando il meglio di sé,hanno fatto storia con Sellia e quindi sono meritevoli di ricordo.
(BIAMONTE) Non mi pare il caso di rendere pubbliche i sentimenti personali che nutro verso queste persone specie se penso a Don Antonio che non è più con noi. Se poi la sua domanda vuole mirare a qualcos’altro, le dico che, il mio rapporto con la Chiesa e con i suoi rappresentanti è quello di un umile credente che, pur rispettando i principi cristiani, è stato e rimane un convinto assertore della laicità delle Istituzioni.
Di quanti consulenti ha bisogno il Comune per amministrare bene il suo territorio?
(AMELIO) Non di un numero, ma di persone semplici che possano dare concretamente il proprio contributo in termini di competenza e professionalità.
(BIAMONTE) Non so se l’Ente, al momento, sia in grado si sopportare la spesa per consulenze varie, anche alla luce delle disposizioni normative sulla finanza locale. In ogni caso noi ci siamo attrezzati organizzando come già detto prima un “Laboratorio” che avrà il compito di supportare, gratuitamente, l’operato della futura amministrazione comunale attraverso il contributo espresso in termini di competenza, know how ed esperienze di chi, liberamente od in forma associata, intenderà farvi parte, ponendosi come obiettivo primario il bene della collettività Selliese ed il miglioramento dei servizi erogati ed anche al fine di invertire una mentalità politica “quasi” consolidata che delega completamente gli amministratori a “lavorare in solitudine”.
Quale sarà il nuovo segretario?
(AMELIO) Non ci sarà un nuovo segretario,c’è già!
(BIAMONTE) Credo che questo non sia argomento di programma elettorale. Abbiamo rispetto per la persona che fino ad oggi ha svolto tale mansione così come abbiamo rispetto per chi l’ha preceduta. Sarà, come peraltro prevede la legge, una questione da affrontare dopo la vittoria elettorale.
Faccia un saluto al suo avversario?
(AMELIO) Avrò modo di salutare il mio avversario,non mancheranno di certo le occasioni.
(BIAMONTE) Gli auguro di mantenere la calma anche quando si trova a navigare in acque poco tranquille. Lui che ha esperienze marinare capirà bene il senso di questo mio augurio.

Il dg Ciconte assume la moglie del primario



Sarebbe Florenza Russo, originaria di Napoli e avvocato di Catanzaro, ma soprattutto moglie di Giancarlo Valenti, primario dell’Unità operativa di dermatologia dell’ospedale Pugliese-Ciaccio, la nuova assunta con mansioni dirigenziali da Vincenzo Ciconte, direttore generale della stessa Azienda ospedaliera del capoluogo. Sarebbe lei la destinataria dell’accusa del consigliere regionale, Domenico Tallini, contro la “gestione “familistica” della cosa pubblica” da parte del medesimo dg Ciconte. La notizia circola già da giorni negli ambienti e nei corridoi di uno dei più grandi nosocomi calabresi, anche se ancora non confermata dai diretti interessati. Eppure un riscontro si intuirebbe dalla nota stampa di Tallini quando parla del Reparto di dermatologia diretto dal marito della Russo, “trasferito recentemente in ampi spazi a piano terra e senza chiedere preventivamente, come avrebbe dovuto fare per legge, alcuna autorizzazione o accreditamento, considerate dallo stesso pure formalità e il tutto a danno di altri Reparti attualmente lasciati in locali angusti e fatiscenti''. Quella dell’esponente del Pdl è una critica articolata, che va dalle leggi, che avrebbe violato il dg Ciconte fino ai suoi fini più subdoli, come quella del clientelismo elettorale per le prossime consultazioni regionali.
“Caro Direttore Generale, Vincenzo Ciconte, - scrive Tallini , - il fatto che si trovi in condizione di incompatibilità, per effetto del comma 9 art. 3 della legge 502/92 non la dispensava, neanche in questo caso, al rispetto delle procedure di legge”. E la legge dice, ai sensi dell'art. 15 Septies della legge 502/92 e smi, che ''la possibilità di ricorso ad una procedura di assunzione non ordinaria avviene solo in particolari situazioni ed in presenza di comprovata qualificazione professionale o che abbia conseguito una particolare specializzazione, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche o da esperienza maturate in amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato”. Ed ancora, il Direttore Generale “è a conoscenza che nel caso specifico fosse necessario un Piano di Programmazione aziendale da attuare previa consultazione con le OSS? E' a conoscenza, altresì, che le procedure per l'affidamento di incarichi attraverso l'art. 15 Septies del D.Lgs 502/92 impongono nella Pubblica Amministrazione, l'obbligo di criteri trasparenti come l'indizione di avvisi di selezioni pubbliche che consentono la possibilità di scegliere fra diverse e qualificate professionalità nell'interesse pubblico? Ma tutto ciò – incalza Domenico Tallini - è materia sconosciuta al Direttore Generale, Vincenzo Ciconte che, in spregio a qualsiasi principio di trasparenza, continua imperterrito la sua gestione nella forma più clientelare possibile”. Un clientelismo che avrebbe come obiettivo di sedere tra gli scranni di Palazzo Campanella nelle prossime consultazioni elettorali della Regione Calabria tra le file, fanno sapere i più informati, dell’attuale governatore, Agazio Loiero. Infine, secondo Tallini, Ciconte avrebbe lasciato per un attimo i panni del Robin Hood, “per il bene della collettivita'”, per vestire quelli di “”Speedy Gonzales”, il topo più veloce del Messico, riuscendo in soli pochi giorni, acquisito il curriculum di un professionista incontrato per caso, a risolvere le gravi disfunzioni che da anni caratterizzavano il settore legale dell'azienda ospedaliera che dirige”.

Gli ecomostri della depurazione. Sollevamento n° 4 di Cropani



Gli ecomostri della depurazione. Sono quegli impianti che, quando furono costruiti, negli anni a cavallo fra il 1990 e il 2000, dovevano fungere da depuratori. Con la realizzazione dei nuovi, più grandi, sono stati bypassati per quelli centralizzati. Hanno piazzato un tubo sotto al terreno e via, il gioco è stato fatto. In genere sono inghiottiti dalle pinete a ridosso del mare. Come nascosti. Eccetto trovarseli davanti all’improvviso con fili scoperti, e cavità, e vasche di piccole e grandi dimensioni, piene di liquami e detriti. La presenza di topi che ci sguazzano è confacente all'habitat creatosi. La loro recinzione è un optional, vi si accede da ogni dove, anche dall’ingresso principale che dice: E’ severamente vietato l’accesso al personale non autorizzato. I lucchetti ai cancelli ci sono ancora, ma la ruggine, di cui sono ricoperti, è una buona consigliera sul tempo passato. Sono anni che versano in queste condizioni senza alcun intervento di messa in sicurezza da parte degli organi preposti.
È il caso della “pompa di sollevamento” numero 4 di Cropani. Fu costruita dalla società Thema Impianti servizi ecologici di Sellia Marina. La targa della ditta campeggia ancora, sbiadita dalle intemperie, sulla porta della centrale di comando del depuratore. All’interno c’è di tutto: quadri elettrici scoperti, incroci di tubazioni abbandonate e logorate, sempre dalla ruggine. Di fianco, una scala per salire alle grandi vasche dei liquami. Sembra che si tratti solo di quelli dell’acqua piovana che non vuole andare via. Quelli fognari, rassicurano gli enti, sono collettati al depuratore centrale. La muratura, dunque, regge alle infiltrazioni, salvo diventare, per l’occorrenza, un ricovero per animali, acquatici e non. Qui l’attenzione per la propria incolumità è d’obbligo. I rischi per la sicurezza personale sono tanti. Facile immaginarli, difficile, invece, porvi rimedio in un qualche sventurato incidente.
La pompa di sollevamento numero 4 di Cropani si trova nel bel mezzo della pineta, a ridosso della spiaggia, e di ben due villaggi turistici.
Inesistenti i cartelli sulla sua pericolosità.
Assenti i controlli.
Mentre sono migliaia i turisti che durante la bella stagione raggiungono la costa attraversando la selva degli alti pini. Mentre gli adulti la bramano per un po’ di refrigerio dalla calura estiva. E mentre i bambini vi giocano. Che si rincorrono all’ombra del mostro.

12 maggio 2009

Andrea s'è perso. Una storia da terzo millennio



Questo non è un post come gli altri. Non è una notizia, né uno scoop. Ma una storia. Me l’ha raccontata ieri un signore di mezza età che ho conosciuto sul Corso di Catanzaro.

Quella di un operaio presso un autolavaggio. Si chiama Andrea. Nella vita aveva fatto tanti lavori. Ma quello di lavare le macchine gli piaceva tanto. Era felice quando arrivavano quei macchinoni sporchissimi guidati da tizi in giacca e cravatta. E si affidavano a lui. Alle sue mani esperte. Si sentiva come il cameriere di un re per poche ore. Che sapeva come soddisfare. Ed era altrettanto felice quando arrivavano da lui quelle auto di bassa cilindrata che facevano anche tanto rumore. Forse sarebbe stato meglio portarle dallo sfasciacarrozze. Ma lui riusciva e pulirle così bene che sembravano come nuove dopo. Per lui era una specie di sfida. E quelle più vecchie lo erano ancora di più. Il titolare pareva molto soddisfatto del suo nuovo dipendente. Gli aveva promesso che l’avrebbe messo a posto con i libri. Doveva solo avere pazienza. Passava il tempo e lui diventava sempre più bravo. Riusciva a togliere tutto lo sporco delle autovetture, anche negli angoli più nascosti, ecco perché era diventato il migliore. Non c’era macchina che resisteva alla sua pazienza e alle sue mani. Sembravano d’oro. O meglio trasformava in oro anche quelle più brutte. “Ogni macchina – diceva - ha il suo fascino. Ogni macchina va rispettata per quello che è. Le macchine sono come le persone”. Il titolare quando lo sentiva parlare così se la rideva, e si compiaceva perché i clienti aumentavano giorno dopo giorno. Passano gli anni e Andrea gli ricorda ancora il suo stato. Che avrebbe avuto bisogno di un contratto e di soldi veri per campare e continuare a lavorare. “Devi avere pazienza, caro Andrea – gli ripeteva – anzi ti volevo proporre una cosa. In concessione ho un altro autolavaggio dove laviamo macchine pregiate, solo di un certo target di persone. Se ti va perché non ti aggreghi?” Detto, fatto. Andrea era felice di quest’altra opportunità. E investe su stesso. Si vende un lotto di ulivi per continuare a lavorare. Era sicuro di una sua sistemazione prima o poi. Di giorno, quindi, si dava un gran da fare all’autolavaggio principale. E alla sera in quello specializzato, frequentato solo da clienti di “un certo livello”. Clienti speciali. E per lui, che non ha mai fatto differenze fra le persone, questo non era un problema. Anzi. Si divertiva a fare il loro cameriere. Dopo tutto era il suo lavoro. Con il passare del tempo i clienti aumentavano anche nel secondo autolavaggio. Perché se prima avevano dei dubbi sulla preparazione e sulla scrupolosità del titolare con la faccia pulita di Andrea nessuno aveva più da ridire o rimproverare alcunché. In questo secondo lavoro Andrea guadagnava a percentuale. Però non verso tutti, solo verso i clienti che riusciva a portare. Per quanto bravo, però, avrebbe dovuto prendere la percentuale di tutte le macchine che lavava per riuscire a racimolare qualche gruzzoletto. Allora il responsabile per convincerlo a fargli portare più macchine da pulire gli raccontava che quelli che vi avevano lavorato prima di lui si erano arricchiti. Andrea già li conosceva. E si domandava “ma perché allora non sono rimasti se guadagnavano così tanto?” Nessuno sapeva dargli una risposta. Una volta è capitato un cliente di un certo rango, che non aveva convinto lui a venire, ma il principale gli promette che se fa un buon lavoro gli da una piccola percentuale. Andrea gli lucida la macchina così bene che pensava di essersela ampiamente meritata la parcella. Ma per averla ha dovuto sudare parecchio. “Il titolare è fuori sede”, diceva la moglie al povero Andrea che veniva da lontano per quegli spiccioli. Quando era difficile contattarlo, la moglie era sempre presente. Sempre a disposizione. Al contario del marito, non si negava mai. Per ben quattro volte Andrea ha dovuto fare marcia indietro. "Riprova un'altra volta" lo rassicurava la consorte. Nel frattempo continuava imperterrito a lavorare sui due fronti.
A un certo punto all’autolavaggio speciale si aggiunge un altro collega perché il lavoro era veramente aumentato. Anche a lui solita cantilena. Il titolare gli aveva detto che alcuni operai avevano guadagnato un sacco di soldi con questo lavoro e gli aveva citato anche Andrea per quella macchina che aveva pulito così bene per quel cliente speciale. Al che, ad Andrea è cominciato a venire qualche dubbio sulla correttezza del suo titolare. Ancora si ricordava dei viaggi a vuoto che aveva fatto. Però continuava a prestare il suo servizio sui entrambi gli autolavaggi del titolare.
Intanto la sua posizione contrattuale non cambiava. E all’orizzonte nessuna speranza si cominciava a intravedere. Oramai conosceva tutti, responsabili e non, in quell’autolavaggio. Vedeva che alcuni suoi colleghi per guadagnare di più si facevano le macchine più nuove e più costose perché aspettavano la mancia. E a lui davano sempre quelle più vecchie. Ma non si crucciava, a lui piaceva il suo lavoro. Raramente gli capitava qualche cliente facoltoso. E succedeva solo quando lo conosceva e chiedeva solo di lui. A quel punto il titolare non poteva negarglielo. Notava che il tutto era organizzato per avere più clienti. I suoi colleghi venivano accontentati solo perché questi portavano più clienti, e questo significava più lavoro per il principale della società. Lui, invece, pur essendo bravo, conosceva poche persone. Ma non erano solo i clienti quelli che interessavano. C’era anche la concorrenza. La concorrenza con la carrozzeria. Cioè Andrea quando puliva le macchine se vedeva che c’era un problema lo diceva sempre. E questo non piaceva tanto al titolare. Bisognava mettere le toppe ai problemi. Altrimenti i clienti andavano dal meccanico. Le toppe Andrea non le sapeva mettere perché non era questo il suo lavoro. Il suo lavoro era solo quello di lavare le macchine. La filosofia, invece, della società era che ad alcuni clienti era giusto dirlo ad altri no. Ma Andrea non faceva differenza. Per lui erano tutte uguali le macchine, come le persone. Trattava tutti allo stesso modo. Non ce la faceva a distinguere, ricchi e poveri. Se lo faceva andava in crisi. Andrea era un ragazzo semplice.
Alcuni suoi colleghi ci riuscivano. Lui, invece, no. Nonostante tutto andava avanti lo stesso. Vedeva le toppe che giravano in quell’autolavaggio. Ma lui continuava ad ostinarsi, a gridare, anche al legittimo proprietario, che la macchina andava portata dal meccanico. Il titolare faceva finta di non sentire. Per lui era un cliente in meno. Mentre per Andrea anche questo faceva parte del suo lavoro. Un giorno arriva una bellissima macchina. Un’auto d’epoca. Era bello darci sotto per farla brillare, pensava. Ma appena ci mette le mani capisce che ha un guasto al motore. Se ne accorge subito. E lo dice al titolare. Passano i giorni e quella macchina sta sempre lì. Allora chiede al suo responsabile come mai nessuno ha ancora avvisato il proprietario dell’incombenza. Di tutta risposta gli urla all’orecchio di andarsene e “che ha rotto le palle abbastanza”. Andrea non si spiegava il motivo di tale trattamento. Aveva lavato circa 1500 macchine nella sua florida carriera di operaio. E tutti i suoi clienti erano rimasti contenti. A parte quelli che non si aspettavano che le loro auto avessero le rotture che puntualmente gli riferiva. E anche l’autolavaggio aveva fatto la sua figura professionale. Pensava. Ma pensava male perché la ditta aveva una visione delle cose molto più complessa della sua. Del suo essere semplice. Intanto i suoi colleghi erano anche loro felici di non averlo più fra i piedi. Il titolare li ha convinti che per il bene di tutti è stato meglio mandarlo via. Andrea, però, non si da per vinto e ritorna a lavare un’altra macchina. Il cliente rimane molto contento del risultato, ma gli viene detto che a lavargliela non era stato Andrea ma un altro, nonostante qualche macchia fatta apposta per disorientare il proprietario dell’autovettura. A questo punto ha la prova provata che non è più ben visto nemmeno da quelli che prima gli dicevano di essergli amico.
Forse quello che ci ha guadagnato di più in questa storia è stato proprio il venditore di toppe. Quando doveva scaricare arrivava con il camion. Ora Andrea è per strada. Sa solo lavare le macchine. Lo ha fatto per 200 euro al mese per un po’ di anni con la promessa di un serio contratto che non ha mai avuto. Andrea s’è perso.


Appena finisce di raccontarmela se ne va senza neanche salutarmi, tutto preso dai suoi pensieri. Ora capisco, parlava proprio del figlio. Ancora continuo a vedere la sua immagine di spalle mentre si allontana.

10 maggio 2009

Belcastro. Uccisa con un tripode. Forse la vittima conosceva i suoi assassini



Massacrata con un tripode da cucina. Questo il risultato dell’autopsia effettuata dai medici legali, Giulio Di Mizio e Federica Colosimo dell’Università Magna Graecia di Catanzaro sul cadavere di Teresa Gualtieri, uccisa la sera di mercoledi scorso a Belcastro, in provincia di Catanzaro, durante un tentativo di rapina. Un tripode, molto comune nella preparazione dei cibi, che i malviventi hanno trovato proprio nella stanza sita al piano terreno di Largo Cesare Battisti, dove la signora abitava insieme al marito paralitico, costretto a letto al piano di sopra. Un indizio, questo, che lascia supporre che i delinquenti si erano recati lì a colpo sicuro per prendersi il bottino della pensione, appena ritirata dalla signora Teresa, e andarsene. Ma qualcosa non deve essere andata secondo i loro piani. E il rientro in casa, magari improvviso, di lei, che li avrebbe anche riconosciuti, li ha trasformati in degli spietati assassini. Inferendo sul suo debole corpo di un’anziana signora di ottant’anni con il primo oggetto in ferro a loro disposizione. In ogni caso il gruzzolo della pensione, secondo le testimonianze dei vicini sentiti dai carabinieri della compagnia di Sellia Marina, coadiuvati dal capitano, Alberto Pigozzo, si era alleggerito di molto perché la signora Teresa aveva già liquidato alcune fatture incombenti nel corso della giornata prima di venire barbaramente uccisa. Tutti elementi che fanno pensare che gli assassini conoscevano le abitudini dei coniugi Elia.
Al momento il ventaglio dell’indagine coordinata dal pubblico ministero della Repubblica di Catanzaro, Francesco De Tommasi, non lascia fuori nessuna pista. Ma su un punto sembrano confluire tutti i sospetti sugli autori del delitto: certamente conoscevano sia lei che le precarie condizioni del marito, ininfluenti ai fini del compimento del furto tanto che lo hanno volontariamente trascurato. E non è escluso il fatto che anche gli stessi malviventi erano allo stesso modo noti all’anziana signora.

8 maggio 2009

Belcastro. La signora Teresa aveva fatto cenare il marito invalido prima di venire barbaramente uccisa



Aveva già fatto cenare suo marito novantenne, Ippolito Elia. Un piatto di tagliatelle al sugo. E, data la sua invalidità, gli aveva anche predisposto le ultime cure prima della notte, anche quelle della sua igiene personale. Teresa Gualtieri, l’anziana uccisa la sera di mercoledi scorso a Belcastro, un paese dell’entroterra catanzarese, aveva fatto in tempo a finire tutte le faccende familiari prima che dei malviventi si introducessero all'interno della sua abitazione per derubarla e massacrarla con un oggetto contundente. Quasi certamente dopo le dieci di sera, quando lei o ha aperto a persone di sua conoscenza o era appena rientrata a casa, avendo lasciato la porta socchiusa.
Con un colpo su un braccio, probabilmente perché ha provato a difendersi, e un altro sulla nuca i delinquenti l’hanno messa a tacere per sempre. E per evitare che i suoi rantoli si facessero sentire le hanno imbavagliato la bocca con dei fazzoletti, gli stessi che lei usava per se stessa, e infine l’hanno soffocata con un cuscino.
La scena si è verificata al piano terra dell’appartamento di largo Cesare Battisti del quartiere Castellaci. Al piano superiore, costretto a letto, il marito. Una stanza che i malviventi hanno pensato bene subito di chiudere a chiave per non destare sospetti al suo occupante, prima di dedicarsi alla ricerca forsennata di qualcosa. Forse di soldi. Molto probabilmente quelli della sua pensione, e del signor Elia, invalido, ritirati al locale ufficio postale proprio il giorno prima. Una coincidenza chiaramente non causale di cui certamente sta tenendo conto il pubblico ministero della Repubblica di Catanzaro, Francesco De Tommasi, al fine di individuare i responsabili di uno dei più atroci, e gratuiti, fatti di sangue che il paese di Belcastro ricordi. Come anche le molte tracce che i Ris (reparto investigazioni scientifiche) di Messina hanno raccolto oggi sul luogo del delitto nel corso del lungo sopralluogo, dalle 11 del mattino fino a pomeriggio inoltrato. Come anche i risultati dell’autopsia che massimo entro domani stesso verrà effettuata sul corpo dell’anziana signora di 80 anni.

UN PAESE SCOSSO

I cittadini di Belcastro sono molto provati per l’efferato fatto di sangue di cui è rimasta vittima l’anziana donna. Un paese più abituato a pregare i suoi morti dalla chiara matrice, o provenienza, mafiosa che a quelli per rapina. L’ultimo, quello dell’appena cinquantenne, Silvano Talarico, freddato da alcuni killer il 4 luglio scorso alle 14 e 30, sulla strada provinciale di rientro dal suo lavoro, come dirigente del Comune di Petronà, e ancora lontano da una prossima svolta nelle indagini della magistratura.
Molte le testimonianze di solidarietà fatte pervenire alla famiglia di Teresa Gualtieri. Tra le tante quella di Tommasina, una ragazza che vive a Genova, che sul sito web di Belcastro ha lasciato questo commosso messaggio:
Cara nonna Teresa,
ti chiamo così perché tu rappresenti tutte le nonne di Belcastro! Il nostro patrimonio del passato...del presente! Un caino o più caini hanno violato questo
equilibrio!!!! Di "onorare" le nostre mamme che poi diventano mamme e nonne di tutti noi!
E' stato violato l'equilibrio del nostro paesino! Per pochi soldi, forse! Il sostentamento di una pensionata malata che aveva bisogno lei di aiuto, ma che accudiva al suo sposo gravemente invalido! Un demone del male ha portato l'orrore nel mio paesino, ora, non è più come prima! Ti saluto nonna Teresa, dal cielo al più presto fai arrivare il tuo sposo, che per tutta la notte ti chiamava....mentre tu mamma nonna di tutti, eri in balia del male. Con il cuore triste faccio le mie condoglianze ai suoi cari
”.

7 maggio 2009

Belcastro. Massacrata a 80 anni per la pensione



L’hanno trovata con un cuscino sulla testa e in una pozza di sangue. Aveva anche una ferita alla mano destra, procuratasi probabilmente durante la colluttazione. Teresa Gualtieri, di 80 anni, è morta in seguito alle ferite riportate durante un presumibile tentativo di furto avvenuto al piano terra della sua abitazione, nella tarda serata di ieri a Belcastro, un paesino dell’entroterra catanzarese. Proprio ieri, infatti, era andata a ritirare la pensione.
Aveva lasciato la porta socchiusa per andare a dare da mangiare ai gatti del proprio quartiere, Castellaci, uno dei più antichi del centro storico. E, quasi certamente in questo frangente, sono entrati i malviventi anche perché l’ingresso dell’appartamento di Largo Cesare Battisti non presentava alcun segno di forzatura e lei, ricordano quelli che la conoscevano, non faceva entrare sconosciuti in casa sua. L’hanno percorsa, quindi, e per non fare sentire i suoi lamenti l’hanno soffocata con un guanciale fino a farla morire. Nessuno ha visto o sentito niente. Eccetto il marito, Ippolito Elia , invalido e di 10 anni più grande di lei, a letto nella sua camera al piano superiore, che ha provato a chiamare la sua consorte per tutta la notte, ma invano. Stamattina lo hanno trasportato nella residenza di ricovero per anziani di Cropani Marina, “Mons. Andrea Stanizzi”.
L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino, intorno alle 6, quando alcuni vicini hanno visto la porta dei coniugi Ippolito ancora socchiusa. L’arrivo del vigile della polizia locale, Antonio Riccelli, poi, e dei carabinieri della locale stazione, del maresciallo, Francesco Diroma, e del capitano della compagnia, Alberto Pigozzo, per le operazioni di rito. A seguire quello medico legale, Giulio Di Mizio, dell’Università di Germaneto, e del magistrato della Procura della Repubblica di Catanzaro, Francesco De Tommasi.
Gli inquirenti, al momento, non escludono nessuna pista. Eccetto il movente, molto presumibile, del furto. Certo è che la dinamica dell’agghiacciante fatto di sangue fa pensare che i responsabili già conoscevano la coppia e le loro abitudini. In ogni caso sarà l’autopsia, disposta dal pubblico ministero, a dare ulteriori elementi al fine di individuare gli autori della rapina, ancora da stabilire, e dell’assassinio dell’anziana signora di 80 anni. Molte le voci che si rincorrono in paese. Che puntano il dito contro la folta comunità di rumeni presente a Belcastro. Ma le forze dell’ordine non escludono che possano essere stati anche alcuni ragazzi del posto. Un'efferata bravata da “Arancia meccanica”.

3 maggio 2009

Le mani di Vincenzo Restuccia e di Giancarlo Elia Valori sulla diga del Menta. Le pagine non scritte da Luigi De Magistris



La “Vincenzo Restuccia Costruzioni” e la “Valori Scarl” stanno costituendo un'Ati, (associazione temporanea d’impresa) per il completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta. L’importo totale della gara è di 60 milioni di euro. Al quale hanno posto un ribasso del 42,623 per cento per le opere a valle della centrale idroelettrica (46.399.034,25 euro) e del 39,31 per cento (solo "Restuccia costruzioni" e "Impianti e costruzioni") sempre per le stesse opere, sulla Centrale Idroelettrica, e in più su quelle civili della condotta forzata (13.068.344,37 euro). Sono state queste due società, infatti, ad aggiudicarsi i due differenti bandi, il primo registra la numerazione progressiva di 325 della So.Ri.Cal (Società di risorse idriche calabresi), il secondo di 321. Sono state loro ad aver sbaragliato i concorrenti offrendo l’offerta più bassa ai sensi dell’ art. 82 c. 3 del D. lgs 163/06.
Probabilmente sono ancora loro tra i protagonisti delle pagine non scritte dall’ex pm Luigi De Magistris per le sue ultime inchieste in Calabria. Nell’ordine, Poseidone, Why not e Sorical.
Vincenzo Restuccia, imprenditore dell’omonima società, è stato oggetto di perquisizione dal magistrato napoletano nell’ambito dell’indagine sui depuratori. E’ stato uno dei primi alle sette del mattino del fatidico 16 maggio 2005 a chiamare Giancarlo Pittelli per guadagnarsi la sua difesa legale, insieme a Giuseppe Scordo, responsabile per l’area di Reggio Calabria presso l’Ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale e segretario generale dell’Ato 2 di Catanzaro (e fratello di Annunziato Scordo, commercialista di Giuseppe Chiaravalloti e marito di Giavanna Raffaelli, segretaria dell’ex governatore) e alla stessa Raffaelli. Tutti a vario titolo coinvolti nell’indagine poi avocata al magistrato quando questi iscrisse nel registro degli indagati l’avvocato e senatore di Forza Italia - quando, cioè, il pm, interpretando, come suggeriscono i padri del diritto, più lo spirito che la forma delle leggi, evitò di avvisare il suo capo procuratore, Mariano Lombardi, perché il figlio della sua compagna, Pierpaolo Greco, esercitava la sua professione, nonché vi era in affari, nello studio del famoso penalista di Catanzaro. Vincenzo Restuccia, secondo i primi riscontri, era in continuo contatto con una rete di interessi calabresi che coinvolgevano anche i più alti gradi della magistratura, della finanza e del “potere”, nella sua accezione meno trasparante. Nonché era in affari con la Tecnovese, una delle principali società messe sotto inchiesta da Luigi De Magistris per la gestione e la manutenzione dell’acqua in Calabria quando fu costituita la Sorical. Era anche in affari con Antonio Longo, suo titolare, della Tecnovese, poi rimasto ucciso in un agguato sulla statale 280. Il quale era stato in società con Giancarlo Elia Valori, numero uno della Torno International, impegnata nella costruzione della trasversale delle Serre. La collaborazione con il consorzio Grical, di cui faceva parte la Tecnovese, con la Sorical iniziò quando durante l’esecuzione dei lavori sulla trasversale vennero danneggiate alcune condutture dell’acqua. E la società pubblico e privata affidò proprio a Longo la ricostruzione grazie ad alcuni finanziamenti provenienti dall’Anas, nel cui consiglio di amministrazione lo stesso Valori vi si era seduto per molto tempo. Cda che aveva registrato la presenza anche di Giovanbattista Papello, sub commissario dell’emergenza ambientale in Calabria durante l’era di Chiaravalloti, e deus ex machina dei treni pieni di soldi che da Bruxelles viaggiavano con destinazione depuratori, ma che si fermavano in più di una stazione, in alcune stanze romane e di casa nostra. Almeno secondo l’accusa.
Nel libro paga della Torno non poteva mancare per prestazioni consulenziali, l’avvocato. Il senatore di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, indagato da Luigi De Magistris per violazione della legge Anselmi, contro le società segrete che si ispirano alla P2. Di cui faceva parte il già citato Valori, della Valori Scarl.
Ai magistrati di Salerno l’ex titolare dell’inchiesta madre sul malaffare in Calabria, ha dichiarato:
“Le indagini Why Not stavano, tra l'altro, ricostruendo l'influenza di poteri occulti, con individuazione della violazione di cui all’art. 2 della L 17/1982 (cd. Legge Ansehni), in meccanismi vitali delle istituzioni repubblicane: in particolare si stavano ricostruendo i contatti intrattenuti da Giancarlo Elia Valori, Luigi Bisignani, Franco Bonferroni ed altri e la loro influenza sul mondo bancario ed economico-finanziario. Giancarlo Elia Valori pareva risultare, dai preliminari accertamenti che stavo svolgendo con la massima riservatezza, ai vertici attuali della massoneria "contemporanea”. Valori si è occupato spesso di lavori pubblici. Nel recente passato, agli inizi del 2000, ha trovato, da quel che risultava, anche una sponda rilevante a sinistra, dentro il governo D'Alema, in Marco Minniti, ritenuto "braccio destro" del Presidente del Consiglio dei Ministri”.
Recentemente l’ex pm ha ribattezzato questo filone delle indagini mai scritto “Nuova P2”. Oggi, ad appena pochi giorni del rinvio a giudizio dei 98 soggetti per la stessa inchiesta il nome di Giancarlo Elia Valori non compare. Non c’è mai stato. Oggi, invece, ritorna alla carica insieme a Vincenzo Restuccia per il completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta.
Ad onor del vero, l’esito della gara porta la data del 24 ottobre 2007. Molto tempo prima del ciclone De Magistris sulla gestione dell’acqua in Calabria, del 14 maggio successivo per truffa aggravata, turbata libertà degli incanti, e abuso d’ufficio. Molto tempo prima della relazione dell’ex direttore del dipartimento dei Lavori pubblici, Pierantonio Isola, che il 30 giugno 2008 denunciava come un flop l’attivazione dei grandi schemi di interesse strategico delle dighe, da parte di Sorical, società mista di cui i maggiori azionisti sono la Regione Calabria e Veolià, la multinazionale francese, padrona dell’acqua e dei rifiuti in mezzo mondo. Tra cui quello della diga del Menta. Una scure, quella del direttore dei lavori, tanto che a palazzo Alemanni, sede della giunta, hanno pensato bene di averla in mano loro, più che vedersela minacciosa alle spalle. A Pierantonio Isola è stato subito conferito un incarico di consulente presso l’assessorato ai Lavori Pubblici per il trimestre conclusivo dell’anno 2008. E voci di corridoio insistono nel sostenere che svolge il medesimo incarico anche a viale Europa di Germaneto, sede della stessa Sorical. Della serie, “meglio avercelo come amico che nemico. Se non gli basta un posto gliene diamo due”.
L’esito della gara sulla diga del Menta è rimasto in standby dal lontano 2007. E ora, con l’arrivo dei soldi veri della banca irlandese Depfa, nel dicembre scorso, circa 240 milioni di euro, i vincitori chiedono, ai sensi della legge sui lavori pubblici, ciò che gli spetta. Investimenti, questi della Depfa, di cui, molto probabilmente a farsi da garante non sarà l’azionista privato ma quello pubblico, cioè la Regione Calabria, i cittadini quindi, visto che la Sorical, incalzata dal sindacato più battagliero, Rdb-Cub, ha sempre risposto picche.
Le pagine lasciate vuote da De Magistris attendono che qualcun altro le scriva.
Le pagine non scritte da Luigi De Magistris chiedono giustizia.